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Arpa Lazio misura le molestie olfattive

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L’utilizzo di sostanze chimiche nei processi produttivi può provocare il problema delle cosiddette molestie olfattive. Un dato non facile da quantificare. Per misurarlo Arpa Lazio ha messo a punto un protocollo sperimentale basato su concentrazione del composto e intensità di odore.

Non di rado capita che gli impianti industriali puzzino. O meglio, che durante le fasi del ciclo produttivo emettano sostanze chimiche che hanno un odore, e che questo odore venga percepito dal naso umano come fastidioso. Soprattutto da chi risiede nelle vicinanze delle strutture in questione. In termini tecnici, parliamo di molestia olfattiva. Un dato non facile da quantificare, misurato in base alla percezione di odore. A questo scopo Arpa Lazio ha messo a punto un protocollo sperimentale che alla misurazione della concentrazione di un composto odorante aggiunge il concetto di intensità di odore, una proprietà “che esprime la forza dello stimolo olfattivo e ne rappresenta l’effetto”. Una novità non da poco, perché se le sostanze odorose si presentano mischiate – come generalmente accade – è necessario determinare l’intensità di odore della miscela odorigena che le varie sostanze formano.

Che differenza c’è tra concentrazione e intensità di odore

La sensazione di molestia olfattiva derivante da una sostanza odorigena presente nell’aria si manifesta all’atto respiratorio, indicativamente ogni 5 secondi, e dal momento in cui la sua concentrazione raggiunge un livello minimo, denominato soglia olfattiva. Generalmente, per la determinazione della soglia olfattiva si fa riferimento alla concentrazione minima di un composto odoroso che porta alla percezione dell’odore, con una probabilità del 50% di essere rivelata nelle condizioni della prova. Quando si trovano in miscela più sostanze, la valutazione della soglia di percezione di odore è più complessa, in quanto le varie sostanze possono interagire in maniera diversa dando origine a effetti di additività, sinergia e antagonismo non conosciuti a priori. Altro è l’intensità di odore, che porta un’informazione complementare rispetto alla concentrazione. Tra di esse esiste una sostanziale differenza: la concentrazione è una misura della quantità di odore presente nella miscela gassosa, mentre l’intensità misura la sensazione generata, quando lo stimolo viene interpretato dal sistema olfattivo. La scala di intensità di odore su cui si basa il protocollo va da 0 a 5: nessun odore percepito, odore debole, odore rilevante e discernibile, odore forte, odore molto forte, odore intollerabile. Sebbene concettualmente diverse, concentrazione e intensità di odore sono grandezze correlate: solitamente, tanto più elevata è la concentrazione dell’odorante tanto più intensa è la sensazione che genera. Analogamente a quanto avviene per altri sensi, come vista e udito, la relazione tra grandezza dello stimolo e intensità non è lineare ma logaritmica. Esistono diverse funzioni matematiche che illustrano questa dipendenza.

Quali sono le potenziali fonti di molestia olfattiva

Per le sue campagne odori, l’Agenzia dispone di un laboratorio mobile equipaggiato con strumenti che misurano in continuo le sostanze potenzialmente fonte di odori: acido solfidrico (H2S), ammoniaca (NH3), mercaptani, i diversi composti di zolfo e i BTEX (come benzene, toluene, e-benzene, o-xylene), oltre a sensori meteorologici. L’elaborazione dei dati raccolti consente di ottenere diverse informazioni che concorrono alla valutazione della molestia olfattiva. Per esempio, gli andamenti di ciascuno dei composti odorigeni misurati durante il monitoraggio possono essere confrontati con la relativa soglia di odore; il numero di volte in cui le medie orarie delle varie sostanze odorigene hanno superato la soglia di odore; l’andamento nel tempo dell’intensità di odore; l’intensità di odore in funzione della direzione dei venti, al fine di individuare la direzione di provenienza degli odori.

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