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Buco dell’ozono: le conseguenze che sta avendo sul pianeta

Che cos'è esattamente il buco dell'ozono, quali sono le sue caratteristiche e le conseguente sul nostro pianeta? Ecco le risposte.
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Con ogni probabilità fin dalle scuole elementari tutti i bambini cresciuti a partire dagli anni ’80 in poi hanno sentito parlare a scuola, almeno una volta, del temuto buco dell’ozono, spauracchio per eccellenza dei ricercatori che da decenni stanno cercando di sensibilizzare la comunità internazionale e i policy makers riguardo al cambiamento climatico. Si tratta di un fenomeno pericoloso per una serie di ragioni, al quale però possiamo ancora trovare rimedio. Ecco tutto quello che è necessario sapere nel merito di questa delicata questione.

Indice

Che cos’è il buco dell’ozono

Come si è formato il buco dell’ozono

Quali sono le conseguenze del buco dell’ozono

Come possiamo risolvere il problema

Cos’è il buco dell’ozono

Il buco dell’ozono, una problematica ambientale che ha attirato l’attenzione della comunità scientifica e del pubblico mondiale, rappresenta una seria minaccia per il nostro pianeta Terra. Situato principalmente sopra l’Antartide, il buco dell’ozono è una riduzione significativa degli strati di ozono presenti nell’atmosfera terrestre. Ma a che cosa serve l’ozono nella nostra atmosfera?

Questo elemento è un componente gassoso che si trova nello strato più alto dell’atmosfera, la cosiddetta stratosfera, e ha come obiettivo principale la protezione della vita sulla terra dall’impatto pericoloso dei raggi ultravioletti del sole.

Non bisogna dimenticare, ad ogni modo, che l’ozono può anche essere un elemento inquinante, ed è importante sottolineare che inquinamento da ozono e buco dell’ozono sono in ogni caso due cose ben diverse.

Come si è formato il buco dell’ozono

Il problema del buco dell’ozono è strettamente legato all’uso prolungato di sostanze chimiche chiamate clorofluorocarburi (CFC) e altri composti correlati. Queste sostanze chimiche, una volta rilasciate nell’atmosfera, interagiscono con gli strati di ozono, causando la loro distruzione. I CFC, comunemente utilizzati in passato come refrigeranti, solventi e propellenti per aerosol, sono particolarmente dannosi perché liberano cloro quando vengono esposti alla radiazione ultravioletta proveniente dal sole. Non è dunque un caso se, storicamente, ci sentiamo dire quanto sia importante evitare di tenere la porta del frigorifero/congelatore aperta, o limitare l’utilizzo di spray di varia natura (come quelli per i capelli): si tratta infatti di comportamenti che alla lunga hanno contribuito in maniera sostanziale alla riduzione del prezioso strato di ozono nell’atmosfera.

Quali sono le conseguenze del buco dell’ozono

Senza un adeguato filtro dai raggi solari le conseguenze per il nostro Pianeta potrebbero essere devastanti, sia per noi esseri umani e la nostra salute, sia per quella degli altri animali e piante, sia in generale da un punto di vista climatico. Nello specifico, il buco dell’ozono comporta:

  1. Effetti sulla salute umana: l’aumento della radiazione ultravioletta può avere gravi conseguenze sulla salute umana. È infatti noto che le radiazioni ultraviolette portino a lungo andare ad un aumento dei casi di cancro della pelle, e non solo. Le popolazioni esposte a livelli più elevati di radiazione ultravioletta sono particolarmente vulnerabili, a meno che non venga applicata con regolarità (ovvero quotidianamente) una crema solare adeguata.
  2. Impatto sull’ambiente: Gli ecosistemi terrestri e acquatici possono subire danni significativi a causa dell’aumento della radiazione ultravioletta. Le piante, ad esempio, possono subire danni nella fotosintesi, con conseguenze serie sulla catena alimentare. Nel mondo marino, organismi come il fitoplancton, fondamentali per la vita marina, possono essere danneggiati.
  3. Cambiamenti climatici: alcuni studi suggeriscono che la riduzione degli strati di ozono può influenzare i modelli climatici. Ciò potrebbe portare a cambiamenti nei venti dominanti e nei modelli di precipitazione, con conseguenze sull’equilibrio climatico globale.

Come possiamo risolvere il problema

Secondo il “Scientific Assessment of Ozone Depletion: 2022 sviluppato dalle Nazioni Unite ci potrebbero comunque essere delle buone notizie riguardo al buco dell’ozono. Sembra infatti che a partire dal 2040 lo strappo emerso sullo strato di ozono che protegge la Terra potrebbe iniziare piano piano a ripristinarsi. Al momento non ci sono certezze matematiche a riguardo, ma pare che i dati attualmente a nostra disposizione indichino sviluppi positivi. La soluzione proposta nel 1987, vale a dire il cosiddetto Protocollo di Montréal, stia sortendo gli effetti sperati.

I risultati messi in luce dall’ONU evidenziano quanto sia importante collaborare sinergicamente per conseguire un traguardo simile. Sebbene i progressi finora compiuti per la riparazione dello strato di ozono siano stati significativi, il rapporto sottolinea chiaramente che non bisogna dare nulla per scontato e che è essenziale mantenere alta l’attenzione sul tema.

Per raggiungere la completa rigenerazione dello strato di ozono, è ad oggi ancora imperativo continuare lungo il percorso intrapreso contro i clorofluorocarburi (CFC) e altri gas dannosi, garantendo che non vengano più rilasciati nell’atmosfera. Ciò richiede l’eliminazione totale dei vecchi impianti refrigeranti e il disimpegno dalle attività industriali che li impiegano.

Il rapporto sottolinea che dopo l’eliminazione dei gas nocivi, sarà in parallelo cruciale abbandonare i combustibili fossili (gas, carbone e petrolio) e ridurre drasticamente le emissioni di gas serra. Questo tipo di risultato potrà essere realizzato attraverso l’ampio impiego di energie rinnovabili, la riduzione dei rifiuti e l’implementazione di pratiche di riciclo e riutilizzo.

Solo attraverso tali misure, sostengono gli esperti, sarà possibile arrestare l’aumento delle temperature e rendere davvero concreti i risultati ottenuti con il Protocollo di Montreal. La strada è ancora lunga, ma sembra che ci stiamo finalmente muovendo nella giusta direzione.

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Alberto Muraro

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