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I documentari sulla sostenibilità che tutti dovremmo guardare

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I documentari sull’ambiente sono una delle più gradevoli forme di ingegno umano prestate alla settima arte. Come tutte le pellicole, sono montaggi in grado di farci emozionare, coinvolgerci e appassionarci. Diversamente da quanto accada con molti film che hanno il solo fine di intrattenerci, però, queste opere sono in grado di lasciarci anche un messaggio importante, un monito o un insegnamento per direzionarci sulla giusta strada, l’unica possibile per tutelare questo pianeta che stiamo mandando in malora. Di seguito, abbiamo voluto elencare alcuni dei più rappresentativi documentari sulla sostenibilità usciti negli ultimi anni: esperienze suggestive da vedere e interessanti da ascoltare.

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I migliori documentari sulla sostenibilità: l’imperdibile Cowspiracy

La pellicola del 2014 è un documentario sull’ambiente il cui titolo integrale, in lingua italiana, è Cowspiracy – Il segreto della sostenibilità ambientale. Il gioco di parole è tra la parola cow, che significa mucca, e conspiracy, ovvero cospirazione. Kip Andersen e Keegan Kuhn sono la coppia creativa che ha diretto e prodotto l’approfondimento video, il quale narra da molto vicino la presa di coscienza ambientalista di Andersen. Il regista, prima di approcciarsi a questo lavoro, era particolarmente freddo a questa tematica e non l’aveva mai presa a cuore.

Nello specifico, il documentario racconta quanto sia devastante l’impatto ambientale dell’industria animale. Chi ha già avuto modo di vedere Food for Profit, il recente film di Giulia Innocenzi, troverà molti parallelismi tra le due opere, sebbene questa sia molto più legata alla tematica ambientale rispetto al recente lavoro di Innocenzi, la quale ha invece voluto evidenziare i rapporti tra l’industria della carne e la politica europea. Naturalmente, al di là delle loro differenze di declinazione, entrambi i documentari sono testimonianze molto valide sulle tante criticità degli allevamenti intensivi.

Deforestazione, consumo di acqua, spreco di risorse… Cowspiracy racconta tutto senza i proverbiali peli sulla lingua e ci mostra da vicino le condizioni degli animali e degli ecosistemi che circondano gli stabilimenti produttivi. Prima di concludersi, il documentario propone anche una soluzione: adottare uno stile di vita vegano e un’alimentazione plant based.

Before the flood – Punto di non ritorno

Forse il più celebre tra i documentari sulla sostenibilità proposti in quest’articolo, questa pellicola del 2016 deve forse la sua popolarità più alla presenza di Leonardo Di Caprio che al tema che tocca, il quale è però di importanza capitale. L’attore Premio Oscar, come molti sanno, è un attivista ambientale da tempo. La sua presenza in questo documentario non è certo dovuta soltanto a una ricerca di popolarità. Se, al termine della visione di Cowspiracy andiamo a leggere l’elenco dei produttori, vediamo che figura anche il celebre attore.

Before the flood è diretto da Fisher Stevens e vede un preoccupato Di Caprio girare il mondo e discutere con alcune tra le persone più influenti sulla faccia della Terra riguardo al cambiamento climatico, ai suoi effetti e a cosa si possa fare per arginarlo. Nella pellicola vediamo l’attore interfacciarsi con John Kerry, Barack Obama, Elon Musk, Papa Francesco e molti altri. Il lungometraggio ha fatto incetta di premi ed è ineluttabile: per severo che sia e capace di generare allarmismo, si tratta comunque di una pietra miliare del genere e una testimonianza non trascurabile per chiunque desideri approfondire gli effetti del cambiamento climatico.

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Una scomoda verità

An unconvenient truth (2006) è il capolavoro di Al Gore e, non a caso, il picco del suo attivismo ambientale che gli è valso anche una candidatura, fallita brutalmente, a presidente degli Stati Uniti. Con quest’opera, il vicepresidente di Bill Clinton ha vinto l’Oscar come miglior documentario e ricevuto il Premio Nobel per la Pace. Nello stesso anno. La pellicola fa luce sul surriscaldamento globale e i cambiamenti climatici. È uno dei primi film, e il primo assoluto a raggiungere una simile popolarità, a condannare senza mezze misure l’uomo e la sua opera distruttiva nei confronti del pianeta che lo ospita.

Undici anni dopo (2017) è uscito Una scomoda verità 2, ma ha riscosso molto meno successo. I tempi erano infatti cambiati e il materiale che copre questo tema si era nel frattempo moltiplicato. La seconda pellicola, però, sottolinea come non sia cambiato nulla, oltre al rumore, in merito all’argomento. Il surriscaldamento aumenta perché le sue cause non vengono efficacemente limitate e, di anno in anno, i suoi effetti corrono il rischio di farsi più devastanti. Anche questi due documentari sono must see assoluti, per chiunque si interessi di sostenibilità.

A plastic ocean

Questo lungometraggio di Craig Leeson è uscito nello stesso anno del lavoro di Di Caprio e approfondisce l’impatto della plastica sul mare e sugli ecosistemi acquatici. È il più importante tra i numerosi documentari sulla sostenibilità che affrontano questa tematica. Il regista australiano mette chiaramente in luce le devastanti conseguenze che ha lo sversamento del polimero e lo fa con una serie di esempi crudi ed efficaci. Leeson si scaglia in particolare contro il peggior abominio che avvelena le falde acquifere: la plastica usa e getta, sottolineando che andrebbe immediatamente abolita.

Una vita sul nostro pianeta: opera del decano dei documentari sulla sostenibilità

Il famoso divulgatore scientifico, Sir David Attenborough, narra con maestria, e con l’esperienza di chi si occupa di ambiente da decenni, il cambiamento climatico. E non lo fa con la prospettiva di un ultranovantacinquenne, bensì con gli occhi di chi questo pianeta dovrà viverlo ancora a lungo. Oltre a fotografare la situazione attuale, Una vita sul nostro pianeta si pone come monito per il futuro. Il racconto è equilibrato e accorato e viene portato a termine da un uomo che il cambiamento climatico lo ha vissuto in prima persona, e ora desidera parlarne per scongiurare gli errori della sua generazione e allertare la prossima.

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Mattia Mezzetti

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