Chiudi
Cerca nel sito:

Italia messa in mora per non aver chiuso 12 discariche

Corte di giustizia europea
Condividi l'articolo

La Commissione europea ha messo in mora l’Italia per non aver chiuso 12 discariche non in linea con i requisiti europei. Una procedura che rischia di portare nuove sanzioni pecuniarie.

L’Italia è a un passo da un nuovo deferimento davanti alla Corte di Giustizia europea legato ai rifiuti. Ad aprile, infatti, la Commissione europea ha inviato al nostro Paese una lettera di messa in mora sulla base dell’articolo 260 del Trattato sul funzionamento dell’Unione (TFUE): oggetto della missiva, 12 discariche non a norma. Il nostro Paese ha due mesi di tempo per allinearsi agli standard previsti dalle norme europee.

L’iter delle procedure d’infrazione

Una procedura l’infrazione segue quattro step successivi:

  • la Commissione europea manda una lettera di costituzione in mora (secondo l’articolo 258 del Trattato sul funzionamento dell’Unione) al Governo del Paese sotto indagine per un presunto mancato allineamento rispetto alle leggi europee. Il Paese deve dare spiegazioni entro un tempo prefissato;
  • se lo Stato membro non risponde, o non risponde in modo soddisfacente, la Commissione può inviare parere motivato in cui chiede di risolvere le mancanze normative entro un termine stabilito (queste due prime fasi costituiscono il precontenzioso, le successive rappresentano il contenzioso vero e proprio);
  • se lo Stato continua a non adeguarsi, la Commissione può decidere di aprire un contenzioso facendo ricorso alla Corte di Giustizia europea; se quest’ultima ritiene che il Paese in questione abbia violato il diritto dell’Unione, può emettere una sentenza richiedendo alle autorità nazionali di adottare le giuste misure per adeguarsi;
  • se, nonostante la sentenza della Corte di Giustizia, il Paese continua a non correggere le irregolarità, la Commissione (secondo l’articolo 260 del TFUE) può deferirlo nuovamente alla Corte proponendo che questa imponga sanzioni pecuniarie.

La procedura di infrazione iniziata nel 2011

Per risalire all’origine della lettera inviata dalla Commissione, dobbiamo tornare al 2011. “Gli Stati membri – scrive la Commissione nella missiva – dovevano chiudere entro il 16 luglio 2009 le discariche non conformi ai requisiti della Direttiva, a meno di fornire adeguati piani di riassetto dei siti, che consentissero di continuare ad accettare i rifiuti destinati allo smaltimento”. La Direttiva a cui la Commissione fa riferimento è quella sulle discariche (Direttiva 1999/31/EC), che fissa norme per prevenire effetti negativi per la salute umana, l’acqua, il suolo e l’atmosfera. Per l’Italia sono in tutto 102 le discariche non conformi. Il nostro Paese non si allinea, e la Commissione avvia una procedura d’infrazione (2011/2215) legata alla violazione dell’articolo 14 della Direttiva, che indica a quali condizioni le discariche aperte prima del 16 luglio 2001 potevano continuare a operare. In particolare, stabilisce che possano essere collocati in discarica solo i rifiuti trattati. Nel 2017 l’Italia viene deferita alla Corte di Giustizia (causa 498/17). Due anni dopo, il 29 marzo 2019, arriva la sentenza della Corte: “la Corte di Giustizia della Ue – così nella recente missiva la Commissione sintetizza la sentenza – ha stabilito che l’Italia non è riuscita a garantire la chiusura definitiva e il risanamento di 44 discariche non conformi ai requisiti della Direttiva relativa alle discariche di rifiuti”.

Le discariche incriminate

E arriviamo ai giorni nostri: dopo tre anni dalla sentenza, leggiamo ancora nella lettera inviata al nostro Paese: “la Commissione ha accertato che l’Italia, pur avendo regolarmente chiuso 32 discariche, non è ancora riuscita a garantire la chiusura definitiva e il risanamento delle 12 discariche rimanenti”. Per questo, sulla base dell’articolo 260 del TFUE, ad aprile la Commissione ha inviato la citata lettera di costituzione in mora. La lettera non chiarisce quali discariche non siano ad oggi adeguate alle prescrizioni. Il MiTe, oggetto negli ultimi giorni di un attacco hacker, afferma di non aver ricevuto per questo motivo i dettagli del documento; e la Commissione fa sapere che non diffonde informazioni relative ad uno Stato membro prima che quest’ultimo le abbia ricevute. Dopo 11 anni dall’apertura della procedura d’infrazione, comunque, siamo a un passo da un possibile nuovo deferimento alla Corte, che potrebbe imporre sanzioni pecuniarie.

Il pregresso

Ad oggi sono 20 i procedimenti di infrazione di natura ambientale (rifiuti, biodiversità, acqua, aria, rumore) aperti a carico dell’Italia. Sui rifiuti in particolare, il pregresso dell’Italia è importante: secondo il rapporto “Discariche non conformi e procedure di infrazione a carico dell’Italia”, pubblicato a giugno 2020 e realizzato dal progetto ReOpen Spl e Invitalia, tra le cinque procedure di infrazione riguardanti i rifiuti e le discariche, tre hanno comportato una sentenza di condanna e due il pagamento di sanzioni per un valore che ha superato i 275 milioni di euro.

Ultime Notizie

Cerca nel sito