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L’acquacoltura sostenibile: i progetti più innovativi

Una pescheria
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Con il termine acquacoltura ci si riferisce nello specifico a tutti gli allevamenti di organismi acquatici come pesci, crostacei e alghe. Si tratta di uno dei vari metodi di produzione di generi alimentari che, purtroppo, presenta come altre soluzioni (si pensi all’allevamento intensivo) un importante imbatto ambientale a livello di biodiversità e habitat naturali.

Con l’aumento della domanda e dunque della produzione sorgono di conseguenza importanti preoccupazioni ambientali e sociali. La sfida, ad oggi, è trovare modi per rendere l’acquacoltura sostenibile, minimizzando i suoi impatti negativi sull’ambiente e promuovendo pratiche socialmente responsabili. Per nostra fortuna, c’è chi negli ultimi tempi si è attivato per cercare una soluzione al problema il più efficace possibile. Scopriamo dunque insieme tutti gli esempi più virtuosi in questo senso.

Indice

Piantagioni di alghe

L'acquacoltura può e anzi deve essere più sostenibile di cosi: ecco tutto quello che bisogna fare e chi si sta impegnando in questo obiettivo.
Pesci nell’oceano

Di questo tema si è occupato in modo particolare negli ultimi anni Green Wave, un’organizzazione che da tempo si batte per il ripristino degli oceani e il contrasto all’inquinamento dei nostri mari. Sono essenzialmente tre le aree dove Green Wave è attiva: le piantagioni di alghe, la piscicoltura sostenibile e l’allevamento di crostacei.

L’organizzazione punta soprattutto a sensibilizzare il pubblico mainstream riguardo all’importanza delle alghe, che in molti percepiscono come delle fastidiose erbacce infestanti nei mari ma che in realtà svolgono un ruolo davvero preziosissimo per tutto l’ecosistema oceanico. Tra gli elementi più interessanti delle alghe c’è il fatto che possono crescere a ritmi davvero molto rapidi (si parla persino di 60 centimetri al giorno) e ciò fa sì che, nel caso delle coltivazioni, sia possibile passare dalla semina alla raccolta nel giro di appena due settimane. Ma in che modo ci possono aiutare, concretamente, a proteggere l’ambiente? Da un lato, le alghe sono vegetali in grado di assorbire importanti quantità di carbonio nell’atmosfera, che com’è noto contribuisce in maniera decisa ad aumentare le temperature del nostro pianeta; in parallelo, sono ricche di Omega 3, una sostanza molto utile per gli allevamenti di pesci di cui parleremo nel prossimo paragrafo.

Pesci “vegetariani”

Questa soluzione è stata scoperta e sviluppata in tempi relativamente recenti. Una ricerca pubblicata sulla rivista PNAS ha a proposito evidenziato come possa rivelarsi molto utile produrre di Omega-3 di origine vegetale per sostituire quelli animali nei mangimi per pesci, di fatto allevando dei pesci “vegetariani”: un’opzione simile già di per sé renderebbe molto più sostenibili questo tipo di allevamenti. Come sottolineato dagli esperti, attualmente sono utilizzati o disponibili per i mangimi industriali per l’acquacoltura vari sostituti a base vegetale e animale, venduti a prezzi variabili, e le prospettive per l’uso di organismi unicellulari per sostituire l’olio di pesce sono molto promettenti. Con adeguati incentivi economici e normativi, la transizione verso mangimi alternativi potrebbe presto accelerare, aprendo la strada ad un’acquacoltura che al posto di depredare gli oceani in realtà li arrichirebbe.

Il progetto Nexus

Tra le iniziative che vale la pena di approfondire rispetto alle modalità innovative e sostenibili di allevamenti ittici troviamo anche il progetto Nexus, lanciato dalla start-up EgoCreaNet e focalizzato sulla produzione del pesce Tilapia in acquacoltura in alcune zone geotermiche della Toscana.

Gli esperti che hanno lavorato al progetto hanno selezionato questo tipo di pesce in modo particolare per alcuni motivi specifici: si tratta infatti di un pesce d’acqua dolce, onnivoro, che prospera in acque calde tra i 27 e i 30°C, ed è allevato nei Paesi caldi per le sue eccellenti qualità nutrizionali. Inoltre, la Tilapia è principalmente erbivora e può essere alimentata con le stesse alghe e microalghe già citate in precedenza. Questo la differenzia dai pesci carnivori, poiché non richiede mangimi a base di farine di pesce, permettendo così all’acquacoltura del progetto “Nexus” di lottare contro lo sfruttamento eccessivo delle risorse marine.

Il consorzio di partner al lavoro su questo tipo di progetto si è a proposito fissato degli obiettivi ben precisi, che includono:

  • Stabilire la capacità e le infrastrutture necessarie per la produzione sostenibile di Tilapia in diverse aree geotermiche della Toscana;
  • Assicurare una produzione sostenibile di Tilapia attraverso un progetto pilota e un business plan mirato allo sviluppo del progetto NEXUS/Tilapia, sfruttando il calore a bassa entalpia derivante dalla produzione di energia elettrica geotermica;
  • Confrontare, valutare e riportare i progressi del settore dell’acquacoltura della Tilapia a livello globale, con un focus particolare sull’utilizzo di metodi di gestione avanzati per ottimizzare la produzione di Tilapia di elevata qualità nutrizionale;
  • Selezionare la Tilapia di qualità maggiore (un discorso che vale eventualmente anche per altre specie ittiche) per garantire la sicurezza alimentare dei consumatori;
  • Promuovere la consapevolezza dei consumatori riguardo al prodotto dell’acquacoltura/Tilapia, evidenziando i processi ecologici utilizzati dal progetto “Nexus” e i benefici economici e sociali per il territorio geotermico;
  • Definire una strategia per la produzione o l’acquisto di mangimi, garantendo la loro disponibilità a costi e qualità accettabili;
  • Identificare e pianificare le opportunità di mercato locale per la produzione di Tilapia.
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Alberto Muraro

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