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L’Onu fa il punto sulle aree contaminate da Pfas

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Marcos A.Orellana, relatore speciale dell’Onu su sostanze tossiche e diritti umani, tira le fila della sua visita nei territori veneti colpiti dal grave inquinamento ambientale.

Un plauso all’Italia per essersi dotata di una normativa ambientale all’avanguardia, ma anche la presa d’atto che nel nostro Paese manca una regolamentazione sull’utilizzo dei Pfas nella produzione industriale e un invito “ad adottare le misure necessarie per la restrizione dell’uso di queste sostanze a livello nazionale”. Si può sintetizzare così il documento redatto al termine della visita italiana da Marcos A. Orellana, relatore speciale delle Nazioni Unite sulle implicazioni per i diritti umani della gestione e dello smaltimento di sostanze e rifiuti pericolosi.

Il sopralluogo in Veneto

Nell’ambito di un sopralluogo che ha toccato Porto Marghera, la zona ex-Ilva di Taranto e la Terra dei Fuochi in Campania, Orellana ha approfondito la situazione della zona rossa contaminata da Pfas, in Veneto. I Pfas sono composti chimici usati dagli anni Cinquanta soprattutto nella conciatura del pellame, nella produzione di carta e cartone per uso alimentare, nel rivestimento delle padelle antiaderenti e nella produzione di abbigliamento tecnico, per la loro resistenza al calore e l’impermeabilità all’acqua e ai grassi. Se non smaltiti correttamente nell’ambiente, i Pfas penetrano facilmente nelle falde acquifere e da qui raggiungono i campi, contaminando i prodotti agricoli ed entrando nella catena alimentare. La loro resistenza ai processi di degradazione fa sì che persistano nell’ambiente e negli organismi viventi dove, in alte concentrazioni, interferiscono con il sistema endocrino, compromettendo crescita e fertilità, con il rischio di causare tumori. Dopo la scoperta di elevate concentrazioni di queste sostanze in un territorio abitato da 350mila persone, tra le province di Padova, Verona e Vicenza, si è costituito il movimento Mamme NoPfas. “Potete immaginare cosa significa per una madre rendersi conto di aver avvelenato i propri figli attraverso il latte materno?” ha commentato Orellana dopo aver incontrato le rappresentanti del movimento. Aggiungendo di essere “seriamente preoccupato dall’entità dell’inquinamento in alcune aree della regione Veneto”.

L’Italia ha bisogno di un cambio di passo

“L’Italia ha dimostrato una forte leadership in materia ambientale, come quando nel 1992 è diventata pioniere nella proibizione dell’amianto” ha ricordato Orellana, riconoscendo al nostro Paese il merito di avere una legge (la n.68 del 2015) che ha introdotto nel Codice Penale i reati contro l’ambiente, compresi quelli di inquinamento e disastro ambientale. “I siti contaminati pongono problemi molto seri in materia di diritti umani, data l’esposizione a sostanze pericolose per le comunità che vivono nelle loro vicinanze. I siti contaminati non sono solo un problema legato allo sviluppo industriale passato, poiché alcune attività ed operazioni svolte ancora oggi generano una grave contaminazione tossica e portano ad un numero crescente di malattie e di morti fra la popolazione” si legge ancora nel documento, dove Orellana evidenzia che l’inquinamento legato ai Pfas non si limita al Veneto. Tra le aree interessate c’è anche la valle del Po’. L’invito all’Italia è quello di adottare le misure necessarie per la restrizione dell’uso dei Pfas. L’Unione Europea si sta preparando a fare lo stesso.

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