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Qualità dell’aria

Trento Buona
1
Perugia Buona
4
Ancona Buona
5
Cagliari Buona
5
Lecce Buona
5
Torino Buona
18
Venezia Buona
18
Genova Buona
20
Firenze Buona
34
Napoli Buona
40
Roma Buona
42
Bologna Mediocre
57
Milano Mediocre
58
Modena Mediocre
59
Catania Mediocre
81

I dati relativi alla qualità dell’aria riportati nella pagina sono tratti dal World Air Quality Index project (https://waqi.info/) di Environmental Protection Agency (EPA) e vengono aggiornati ogni dodici ore.

Cosa intendiamo per qualità dell’aria

Quando parliamo di qualità dell’aria intendiamo identificare la presenza, più o meno significativa, di agenti inquinanti atmosferici in un determinato lasso temporale e su di una specifica area territoriale.

La presenza di agenti inquinanti, in quantità superiori rispetto ai valori limite individuati dalla legge, pregiudica la qualità dell’aria.

Negli ultimi anni, la questione dell’inquinamento atmosferico è emersa come uno dei più pressanti problemi ambientali a livello globale, con effetti tangibili sulla salute pubblica e sull’ecosistema in cui viviamo. Non a caso, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha affermato con i suoi studi, come l’inquinamento dell’aria sia tra i maggiori rischi ambientali per l’uomo.

Nel solo 2022, l’Italia ha visto aree vaste del suo territorio, soprattutto nel bacino padano e nelle grandi aree urbane, lottare contro livelli di inquinamento che superano ancora i limiti stabiliti, mettendo a rischio la salute dei suoi cittadini.

Come valutare la qualità dell’aria?

Valutare la qualità dell’aria è diventato, dunque, un processo essenziale per comprendere l’impatto dell’inquinamento atmosferico sulla nostra salute e sull’ambiente in cui viviamo. La qualità dell’aria si misura attraverso l’analisi dei livelli di diversi inquinanti particolarmente dannosi. Tra questi troviamo particelle sottili come PM10 e PM2.5, il biossido di azoto (NO2), l’ozono (O3), il biossido di zolfo (SO2) e il monossido di carbonio (CO), ciascuno con specifici effetti e fonti di emissione.

Cos’è l’indice di qualità dell’aria?

Per garantire una valutazione uniforme a livello internazionale di questi agenti nocivi, l’agenzia per l’ambiente statunitense (EPA) ha elaborato, da diversi anni, un indicatore sintetico per calcolare l’inquinamento medio dell’aria nelle diverse ore del giorno: la scala Air Quality Index (AQI), che utilizza valori da 0 a 500 per indicizzare l’inquinamento in tempo reale.

Questo indice tiene conto della misurazione dei principali inquinati, le cui letture grezze vengono elaborate tramite un sistema definito “now cast”. Alla base di questo modello vi è il concetto di compensazione della tradizionale media di rilevazioni su 24 ore.

Il sistema si avvale di una formula di conversione che attribuisce un peso maggiore ai dati più recenti di monitoraggio del singolo inquinante, adattandosi così a situazioni in cui i livelli di inquinanti subiscono variazioni significative. Questa metodologia si dimostra particolarmente efficace in contesti urbani di grandi metropoli, dove forti venti possono ridurre drasticamente la concentrazione di inquinanti in meno di un’ora, passando da condizioni di aria “molto inquinata” a livelli quasi normali.

Tutte le misurazioni sono basate su letture orarie: ad esempio, un AQI riportato alle 8.00 indica che la misurazione è stata eseguita dalle 7.00 alle 8.00, e così via discorrendo.


I dati raccolti ed elaborati dall’AQI sono infine raggruppati per fasce di qualità decrescente:

  • buona (indice tra 0 e 50): la qualità dell’aria è considerata soddisfacente e l’inquinamento atmosferico presenta rischi minimi;
  • mediocre (indice tra 10 e 100):
  • scadente (100 – 150): qualità dell’aria accettabile, tuttavia per alcuni inquinanti può esserci un problema di salute moderato per un numero limitato di persone, sensibili a quelle sostanze;
  • inquinata (150 – 200): ognuno può iniziare a sperimentare effetti sulla salute, i membri di gruppi sensibili possono avere effetti più gravi;
  • molto inquinata (200 – 300): avvisi sulla salute delle condizioni di emergenza; è più che probabile che l’intera popolazione sia colpita;
  • pessima (300 – 500 e superiore): allerta salute, chiunque può essere soggetto a effetti più gravi sulla propria salute.

Principali inquinanti e indicatori atmosferici

Gli inquinanti ritenuti prioritari per l’AQI, a causa dei loro effetti nocivi sono afferenti a tre macrocategorie: gas inorganici, composti organici volatili e materiale particolato.

Gas inorganici

  • Biossido di Zolfo (SO2) e altri ossidi di zolfo, noti per i loro effetti nocivi sul sistema respiratorio umano e per la loro capacità di formare pioggia acida, che danneggia flora, fauna e strutture architettoniche.
  • Ossidi di Azoto (NOx), inclusi il biossido di azoto (NO2), i quali contribuiscono alla formazione dello smog e possono provocare problemi respiratori. L’NO2, in particolare, è circa quattro volte più tossico dell’NO e può causare gravi danni alle membrane cellulari.
  • Ozono (O3) a livello del suolo. Sebbene l’ozono nella stratosfera protegga la Terra dai raggi UV, al suolo è un potente inquinante che può causare vari problemi respiratori e aggravare condizioni croniche come l’asma.
  • Monossido di Carbonio (CO) prodotto dalla combustione incompleta. Il CO è un gas incolore e inodore che può essere particolarmente pericoloso in quanto impedisce il trasporto di ossigeno nel corpo, portando a sintomi quali mal di testa, debolezza e, in casi estremi, alla morte.

Compositi organici volatili

  • Benzene: composto organico volatile presente nel fumo di tabacco, nelle emissioni di veicoli e come contaminante in alcune industrie. Il benzene è noto per essere cancerogeno, in particolare può causare leucemia, oltre a provocare effetti negativi sul sistema ematopoietico.
  • Piombo: un tempo comune nei combustibili da autotrazione e nelle vernici, il piombo è un metallo pesante che può accumularsi nell’ambiente e nel corpo umano, causando danni al sistema nervoso, problemi di sviluppo nei bambini, e danni ai reni e al sistema riproduttivo.
  • Arsenico: presente naturalmente nell’ambiente e diffuso attraverso attività industriali come la combustione del carbone, l’arsenico può causare vari problemi di salute, tra cui malattie della pelle, effetti neurotossici, malattie cardiovascolari e un aumentato rischio di diversi tipi di cancro.
  • Cadmio: rilasciato principalmente attraverso l’incenerimento dei rifiuti e dei processi di lavorazione dell’industria del metallo, il cadmio può accumularsi nel corpo umano, specialmente nei reni, provocando ittiosi, osteomalacia (ammorbidimento delle ossa) e danni renali.
  • Nichel: emanato da industrie metallurgiche, riscaldamento e combustione di carburanti fossili, il nichel può causare reazioni allergiche, effetti negativi sul sistema respiratorio e, a lungo termine, aumenta il rischio di sviluppo di cancro ai polmoni e alle cavità nasali.
  • Benzopirene: un idrocarburo policiclico aromatico (IPA) generato principalmente dalla combustione incompleta di materiale organico, è presente nel fumo di sigaretta, nelle emissioni dei veicoli e nel cibo affumicato. È un potente cancerogeno, associato al cancro ai polmoni, alla pelle e allo stomaco, ed è indicativo della presenza di altri IPA nocivi.

Materiale particolato

Quest’ultimo è composto da particelle solide o liquide di diversa composizione, origine e dimensioni: le più note e famigerate sono il PM10 il PM2.5, a seconda che abbiamo diametro uguale o inferiore ai 10 o 2,5 micrometri, cioè milionesimi di metro (5 – 10 volte più piccoli dello spessore di un capello).

Cause dell’inquinamento atmosferico

Tutti questi agenti inquinanti hanno delle precise fonti di emissione e dei processi di creazione ben definiti. Le principali sorgenti di inquinanti ad oggi riconosciute sono:

  • combustibili fossili: centrali elettriche, impianti industriali e veicoli che bruciano carbone, petrolio e gas emettendo significative quantità di biossido di zolfo (SO2), ossidi di azoto (NOx), particolato e monossido di carbonio (CO).
  • biomasse: l’uso di legna e altri materiali biologici per il riscaldamento domestico o la produzione energetica, che contribuiscono all’emissione di particolato fine e di composti organici volatili.
  • agricoltura: l’uso di fertilizzanti e pesticidi, insieme alle emissioni di metano dai ruminanti e dall’uso del letame, porta all’emissione di ammoniaca (NH3) che contribuisce alla formazione di particolato secondario nell’atmosfera.
  • Industria: processi industriali specifici rilasciano una vasta gamma di inquinanti, inclusi metalli pesanti, composti organici volatili, e PM.

Abbiamo parlato anche di inquinamento secondario. Questo fenomeno prende vita quando inquinanti primari reagiscono nell’atmosfera. Ad esempio, l’ozono a livello del suolo (O3) si forma attraverso reazioni chimiche tra ossidi di azoto (NOx) e idrocarburi (HC) sotto l’azione dei raggi solari. Anche le piogge acide sono un esempio di inquinamento secondario, risultato della reazione di SO2 e NOx con l’umidità atmosferica.

Conseguenze dell’inquinamento atmosferico

Tutti gli elementi e i fenomeni descritti portano ovviamente ad un ventaglio molto ampio di conseguenze, siano esse per la salute dell’uomo o per la biosfera in cui viviamo.

Agenti inquinanti come le particelle fini (PM2.5), l’ozono a livello del suolo (O3), il biossido di azoto (NO2) e altri inquinanti hanno un impatto diretto su malattie respiratorie e cardiovascolari, incidendo notevolmente sulla qualità della vita delle persone. L’esposizione prolungata all’inquinamento atmosferico è associata a un aumento del rischio di patologie croniche, come malattie cardiache, ictus e cancro ai polmoni, oltre a effetti negativi sullo sviluppo fetale e infantile.

La vulnerabilità di determinate fasce di popolazione all’inquinamento atmosferico è da tempo oggetto di studio e attenzione. Report come State of Global Air del 2020 hanno evidenziato, infatti, come il fenomeno dell’inquinamento atmosferico sia la causa principale per 6,7 milioni di decessi per ictus, infarto, diabete, cancro ai polmoni, malattie polmonari croniche e malattie neonatali.

Tra questi decessi, quasi mezzo milione sono stati bambini, morti nel loro primo mese di vita, nella maggior parte dei casi per complicazioni dovute al basso peso alla nascita e al parto prematuro, fattori collegati all’esposizione all’inquinamento atmosferico outdoor e indoor durante la gravidanza.

Oltre agli effetti sulla salute, l’inquinamento atmosferico causa danni agli habitat naturali, riducendo la biodiversità e compromettendo le funzioni degli ecosistemi. Le piogge acide, ad esempio, possono portare alla perdita di nutrienti essenziali nel suolo e danneggiare foreste e corsi d’acqua, mentre l’ozono a livello del suolo può ridurre le rese agricole, con conseguenti perdite economiche.

Anche sotto questo aspetto diversi studi e pubblicazioni, come l’ultimo report IPBES (Intergovernmental Science-Policy Platform on Biodiversity and Ecosystem Services), ci indicano diversi co-fattori inquinanti, tra cui il rilascio di gas serra e nocivi portano ad un innalzamento della temperatura media globale con conseguenze inevitabili; il 75% degli ambienti terrestri e il 66% degli ambienti marini risultano infatti “alterati gravemente” dalle azioni umane.

Qualità dell’aria in Italia oggi

Dal contesto così delineato passiamo ora alle considerazioni sul nostro paese. Dal 2022 ad oggi la qualità dell’aria in Italia non ha mostrato segni significativi di miglioramento in termini di rispetto dei valori limite per il PM10 e il PM2.5. I  superamenti dei valori limite giornalieri del PM10 si sono concentrati in aree a forte presenza antropica, come il bacino padano, Napoli-Caserta, la Valle del Sacco, e altre zone urbane e industriali. La situazione del biossido di azoto (NO2) ha visto il rispetto del valore limite annuale nella maggior parte delle stazioni, con alcune eccezioni in aree urbane vicino a importanti arterie stradali. L’ozono, invece, ha rappresentato una sfida maggiore, con solo l’11% delle stazioni che ha rispettato gli obiettivi legali, principalmente a causa di condizioni estive particolarmente calde e secche​​.

Dove si respira l’aria peggiore in Italia?

Come anticipato i dati più preoccupanti riguardano proprio il particolato atmosferico e le concentrazioni di ozono. Queste due categorie di agenti inquinati sono derivate dei processi di combustione di fonti fossili e dalle attività di lavorazione industriale. È facile, dunque, intuire come sia proprio la pianura Padana, con i suoi grandi centri abitati e le estese aree industriali a versare nella situazione peggiore.

Qui i livelli di inquinamento atmosferico si avvicinano sempre più spesso a valori registrati in Paesi in via di sviluppo come India o Iran. Un primato talmente negativo da aver reso la regione la zona più inquinata d’Europa da quasi un decennio.

A giocare un ruolo importante in questa situazione è la conformazione geografica della zona Padana. Circondata su tra versanti da catene montuose, in pianura lo scambio d’aria e la circolazione atmosferica sono spesso difficili, portando quindi ad un ristagno a basse quote dei gas nocivi e delle polveri sottili.

Qualità dell’aria di Milano

Simbolo del fenomeno dell’inquinamento atmosferico in pianura padana è proprio Milano. Nel solo marzo 2023, con una media di PM10 che ha raggiunto i 47.75 µg/m³, il capoluogo lombardo ha ottenuto il terzo posto tra le città più inquinate del mondo, dietro solo a Teheran e Pechino. Questa posizione evidenzia ancor di più una problematica ambientale grave e una carenza di interventi mitigativi, specialmente livello struttarale.

Qualità aria Torino

Altra grande metropoli affetta dal problema della qualità dell’aria è Torino, storico centro industriale della Val Padana.

Nel 2023, la qualità dell’aria a Torino ha mostrato segni di miglioramento, con una diminuzione delle polveri sottili (PM10 e PM2.5) rispetto agli anni precedenti. Questo miglioramento è stato attribuito alle misure ambientali adottate in ambito di mobilità pubblica e privata, efficientamento energetico e interventi in ambito agricolo e industriale.

Tuttavia, la situazione rimane critica: più stazioni di monitoraggio hanno superato i limiti di legge per quasi 35 giorni di fila durante l’anno, portando ad uno sforamento dei livelli di polveri sottili.

Dove si respira l’aria migliore in Italia?

A fare da contraltare a questo fenomeno così preoccupante ci sono tuttavia delle note positive. Infatti, dagli ultimi studi della EEA (European Environment Agency) effettuati tra il 2021 e il 2023, si evince una “classifica” delle città Italiane con la migliore qualità dell’aria:

  1. Sassari
  2. Livorno
  3. Catanzaro
  4. Battipaglia (SA)
  5. Grosseto
  6. Genova
  7. Salerno
  8. Campobasso
  9. Savona
  10. L’Aquila

I dati raccolti dallo studio EEA, dunque, ci forniscono una fotografia di un Paese a due velocità. Nel complesso, infatti, L’italia si posiziona poco al di sotto della media europea per qualità dell’aria, con un trend generale teso al miglioramento. A tale considerazione però si affiancano regolarmente registrazioni e punte di inquinamento tra le peggiori del continente.

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