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Per l’OMS solo l’1% della popolazione mondiale respira aria pulita

inquinamento atmosferico
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Secondo gli ultimi dati sulla qualità dell’aria dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, 7 milioni di decessi sono collegati all’inquinamento atmosferico. Fondamentale accelerare la transizione verso sistemi energetici più puliti e sani.

Tutti gli esseri umani, salvo una esigua minoranza (l’1% circa), respirano aria irrespirabile, con livelli di inquinamento superiori a quelli indicati come accettabili dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). Lo affermano i dati tratti dal recente aggiornamento del database sulla qualità dell’aria della stessa Organizzazione. “Dopo essere sopravvissuti a una pandemia, è inaccettabile avere ancora 7 milioni di decessi prevenibili e innumerevoli anni di buona salute perduti a causa dell’inquinamento”, ha affermato Maria Neira, direttrice del Dipartimento Ambiente dell’OMS. Il nuovo database – il precedente aggiornamento risale al 2011 – è il più ampio finora realizzato per l’inquinamento atmosferico a terra: oltre 6.000 città monitorate in 117 Paesi. L’aggiornamento 2022 del database dell’Organizzazione mondiale della sanità introduce, per la prima volta, misurazioni delle concentrazioni medie annuali di biossido di azoto (NO2), inquinante urbano precursore del particolato e dell’ozono. Monitorato anche il particolato di 10 μm (PM10) o 2,5 μm (PM2,5). Rispetto all’ultimo aggiornamento, circa 2.000 città o insediamenti in più stanno registrando dati relativi al particolato.

I danni per la salute

Come abbiamo detto, ben il 99% della popolazione mondiale respira aria che minacciata la salute dei cittadini. Tra i 117 Paesi oggetto del monitoraggio, in quelli ad alto reddito la qualità dell’aria risulta al di sotto delle linee guida dell’OMS per PM2,5 o PM10 nel 17% delle città. Nei Paesi a basso e medio reddito, le soglie raccomandate vengono rispettate in meno dell’1% delle città. “A livello globale, i Paesi a basso e medio reddito sperimentano ancora una maggiore esposizione a livelli malsani di PM rispetto alla media globale”, sottolinea l’OMS. Nelle circa 4.000 città che raccolgono dati sul biossido di azoto, solo il 23% delle persone respira concentrazioni medie annuali non nocive. “Le prove dei danni causati dall’inquinamento atmosferico al corpo umano sono cresciute rapidamente e indicano danni significativi causati da livelli anche bassi di molti inquinanti atmosferici”, chiarisce l’Organizzazione. Il particolato, soprattutto il PM2,5, è in grado di penetrare in profondità nei polmoni ed entrare nel flusso sanguigno, causando impatti cardiovascolari, cerebrovascolari (ictus) e respiratori. Il biossido di azoto (NO2) è associato a malattie respiratorie, in particolare l’asma, e sintomi come tosse, respiro sibilante o difficoltà respiratorie. “Ancora la maggior parte delle città non rispetta le linee guida sulla qualità dell’aria”, ha affermato Sophie Gumy, funzionario del Dipartimento ambiente e salute dell’OMS. Avere un’aria più pulita è uno dei 17 obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite. Per questo l’anno scorso l’OMS ha rivisto le sue linee guida sulla qualità dell’aria, rendendole più rigorose, nel tentativo di aiutare i Paesi a valutarne meglio la salubrità.

Verso un mondo meno dipendente dai combustibili fossili

I dati parlano chiaro. Per l’Organizzazione Mondiale della Sanità è fondamentale “limitare l’uso di combustibili fossili e adottare altre misure tangibili per ridurre i livelli di inquinamento atmosferico”, spiega in una nota. Biossido di azoto e particolato, sottolineano i ricercatori, provengono principalmente dalle attività umane legate alla combustione di combustibili fossili. “Le attuali preoccupazioni energetiche sottolineano l’importanza di accelerare la transizione verso sistemi energetici più puliti e sani – ha affermato Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell’OMS – I prezzi elevati dei combustibili fossili, la sicurezza energetica e l’urgenza di affrontare le due sfide per la salute dell’inquinamento atmosferico e del cambiamento climatico, sottolineano la pressante necessità di muoversi più velocemente verso un mondo molto meno dipendente dai combustibili fossili”.

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Redazione

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