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Riducendo lo zucchero si aiutano clima e salute

canna da zucchero
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Secondo una ricerca pubblicata su Nature Sustainability allineando i consumi europei alle indicazioni dell’OMS, si potrebbero tagliare fino a 54 milioni di tonnellate di CO2 ogni anno.

Potrebbero essere i classici due piccioni con una fava: ridurre le patologie legate al consumo eccessivo di zucchero (come il diabete, ma non solo) e, allo stesso tempo, tagliare le emissioni di CO2. L’idea è venuta a due ricercatori dell’Institute of Environmental Science and Technology dell’Università autonoma di Barcellona, Lewis C. King e Jeroen van den Bergh, che hanno calcolato i vantaggi ambientali della riduzione dei consumi di zucchero. I risultati della loro ricerca “Sugar taxation for climate and sustainability goals” sono stati pubblicati su Nature Sustainability e non sono senza sorprese. “Il raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità ambientale e al contempo la ripresa dalla crisi sanitaria ed economica derivanti dalla pandemia di coronavirus – scrivono i ricercatori – richiede soluzioni politiche creative. La tassazione dello zucchero è una di queste, perchè le colture di zucchero sono probabilmente le meno efficienti dal punto di vista sanitario, ma le più efficienti per la produzione di biocarburanti”. I ricercatori analizzano i benefici in termini di sostenibilità della riduzione del consumo di zucchero e il reindirizzamento delle coltivazioni verso usi alternativi. Se l’Unione europea riducesse il consumo – oggi pari a 37 kg di zucchero a testa all’anno, contro una media globale di 21 kg – in linea con le linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e la canna da zucchero brasiliana usata per produrre la quantità non più consumata venisse impiegata per farne biocarburante (etanolo), le emissioni diminuirebbero tra i 21 e 54 milioni di tonnellate di CO2 equivalente l’anno (circa un decimo delle emissioni italiane del 2021).

La sugar tax potrebbe avere benefici sulla salute e sull’ambiente

“Sebbene la tassazione dello zucchero sia solitamente considerata per ottenere benefici sanitari ed economici – si legge nella ricerca – è stato recentemente suggerito che si potrebbero ottenere co-benefici ambientali sostituendo la produzione di zucchero con quella di (bio)etanolo, che potrebbe ridurre le emissioni di gas serra sostituendo il petrolio. La conversione dei terreni già impiegati per lo zucchero nella produzione di etanolo limiterebbe gli effetti negativi delle colture, come il cambiamento nell’uso del suolo, solitamente associati alla produzione di biocarburanti”. La produzione di zucchero proviene principalmente da due colture: canna da zucchero, che cresce nelle zone tropicali e subtropicali, e barbabietola da zucchero, esclusiva delle zone temperate. Nel 2019, la canna da zucchero rappresentava l’87,5% della produzione annuale di zucchero, con 1,9 miliardi di tonnellate, mentre la barbabietola forniva i restanti 278 milioni. Il Brasile è il più grande produttore di materia prima da zucchero, col 34% del raccolto totale, esclusivamente canna. L’Europa, invece, è il maggior produttore di barbabietola con una produzione di 113 milioni tonnellate l’anno (il 41% del raccolto globale e il 5% di tutte le colture da zucchero).

Riducendo il consumo di zucchero del 75% nella Ue si potrebbero tagliare tra 21 e 54 milioni di tonnellate di CO2 all’anno

Se l’Unione Europea, in coerenza con le linee guida dell’OMS, riducesse il suo consumo di zucchero del 75%, grazie anche all’introduzione di forme di tassazione, si verificherebbe un eccesso di produzione di circa 12,5 milioni di tonnellate l’anno. Sulla base di questo assunto, King e van den Bergh ipotizzano tre diversi scenari di efficienza climatica.

  • Scenario 1: col calo del consumo di zucchero, 1,3 milioni di ettari circa di terreni oggi coltivati a barbabietola, in Europa, possono essere rimboschiti.
  • Scenario 2: l’Unione europea utilizza la sua produzione di barbabietola da zucchero in eccesso per produrre etanolo da impiegare nei trasporti.
  • Scenario 3: l’Europa, grazie ad un accordo commerciale col Brasile, esporta la propria produzione di barbabietola in eccesso e contestualmente importa dal Brasile la quantità corrispondente di etanolo.

Questo ultimo scenario è quello che, secondo i ricercatori, più giova al clima: i risparmi ottenuti (tra i 21 e 54 milioni di tonnellate di CO2 equivalente l’anno) risultano circa quattro volte superiori a quelli che si otterrebbero con una strategia di rimboschimento dei terreni coltivati a barbabietola da zucchero esistenti nell’UE; e il doppio di quelli derivanti dalla produzione di etanolo da barbabietola nell’Unione europea.

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