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Ex caserme, scuole e fabbriche: 5 esempi di spazi urbani rigenerati a impatto zero

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Gli spazi urbani rigenerati coniugano l’esigenza di non aumentare la cubatura di cemento con la necessità di offrire luoghi di aggregazione e soluzioni abitative poco impattanti. Una città che voglia crescere rispettando il pianeta deve necessariamente definire meglio l’utilizzo e il riuso dei propri spazi.

Vuoti urbani e spazi sottoutilizzati rappresentano una grande opportunità. In troppi centri, si tende a vederli come una bruttezza o un problema da risolvere. Al fine di creare nuove sinergie tra settore pubblico e privato è invece possibile ridefinire queste funzioni territoriali. La rigenerazione urbana ha l’obiettivo preciso di dare un nuovo impulso alla rinascita collettiva, incentivando il tessuto sociale a farsi consapevole e responsabile nei confronti dell’area in cui dimora, e delle sue immediate vicinanze. La trasformazione di luoghi in disuso, o abbandono, in spazi urbani rigenerati, dà respiro a centri e periferie, evitando nuove realizzazioni e altro consumo di suolo.

Il potenziale degli edifici dismessi per la rigenerazione urbana

Trasformare un’area abbandonata, devitalizzata e degradata in epicentro vitale e propulsore di una rigenerazione in chiave ecologica può rilanciare intere città, innescando un impulso imprevedibile e straordinario. In queste zone si possono creare opportunità di lavoro prima inesistenti. È possibile promuovere la crescita economica e sociale dell’intero distretto. Sono numerosi i centri e le aree che si sono impoverite in seguito all’urbanizzazione e alla gentrificazione. Lo spostamento delle attività economiche verso le periferie ha infatti lasciato molti rioni in preda alla disoccupazione, con servizi di scarsa qualità e spazi pubblici che si possono definire fatiscenti.

Ciò ha escluso i residenti dalle opportunità presenti nei quartieri più prosperi. L’insorgenza di aree di questo tipo ha minato il potenziale dei centri urbani di crescere e svilupparsi. Specialmente laddove una metamorfosi così negativa è avvenuta in centro storico. Partendo da questo antefatto, i progetti di riqualificazione mirano a una maggiore abitabilità del territorio e, di conseguenza, allo sviluppo di una nuova economia locale. Gli spazi urbani rigenerati sono parte integrante di questa strategia, poiché consentono un rilancio zonale non dipendente da nuove cementificazioni e lottizzazioni, bensì basato su una nuova valorizzazione dell’esistente e del già antropizzato.

mutamenti sociali, economici e culturali costringono le città a rivedere, e riorganizzare, lo spazio abitativo. Adottando nuovi principi e approcci nello sviluppo urbano è possibile realizzare nuclei urbani che rispondano alle esigenze contemporanee e rispettino l’odierna sensibilità ambientale. È possibile concretizzare queste intenzioni seguendo una varietà di approcci. Vanno messe in campo strategie di densificazione e intensificazione, diversificazione delle attività economiche, conservazione e riutilizzo del patrimonio, riattivazione dello spazio pubblico e rafforzamento dell’erogazione dei servizi. Le sedi in cui portare avanti questo cambiamento possono essere spazi urbani rigenerati.

Criteri per una rigenerazione sostenibile

Affinché una riqualificazione diventi vera e propria rigenerazione urbana è necessario riconvertire aree in stato di degrado o di obsolescenza mettendo in campo nuovi design, planimetrie, materiali e tecnologie. In questo modo è possibile renderle non solo esteticamente belle, bensì anche a misura d’uomo ed ecosostenibili. L’opportunità che questi interventi ci offrono è infatti quella di applicare un paradigma nuovo e ricorrere a un’architettura green, ideale in un’epoca come quella attuale, nella quale si fa un gran parlare di transizione ecologica, ma raramente la si concretizza.

Zone industriali dismesse possono diventare parchi pubblici sostenibili. Spazi ed edifici storici hanno le potenzialità per essere convertiti in centri comunitari. Mettendo all’opera tecniche edilizie e tecnologie green è possibile ridurre l’impatto ambientale, migliorando al contempo l’esperienza di vita dei cittadini. Questo approccio conserva l’identità storica e architettonica delle strutture, ma promuove anche uno spazio pubblico orientato alla sostenibilità. L’integrazione di aree verdi e soluzioni innovative non è solo possibile, bensì anche auspicabile.

L’obiettivo è dare vita a spazi urbani rigenerati che rispettino l’ambiente e, contemporaneamente, offrano alla popolazione una qualità della vita non soltanto tollerabile. Pratiche sostenibili attente al rispetto della natura, come quelle di una rigenerazione urbana poco impattante, possono aprire a una transizione ecologica reale, anche all’interno di un settore altamente inquinante come quello edile.

5 casi studio italiani e internazionali

Esistono già alcuni casi studio, italiani e internazionali, che ci mostrano come sia effettivamente possibile portare avanti progetti di rigenerazione urbana attraverso edilizia circolare e riuso di edifici dismessi. Ne abbiamo selezionati alcuni, qui di seguito, allo scopo di portare esempi concreti di città e distretti che hanno fortemente puntato sugli spazi urbani rigenerati per riportare in vita aree altrimenti cadute in disuso.

Azabudai Hills

Nella metropoli di Tokyo, il quartiere di Minato ospita Azabudai Hills, un intrigante esempio di rigenerazione urbana

Ci troviamo a Tokyo. Il cuore pulsante della metropoli giapponese, città enorme e in continua crescita, si è animato grazie al suggestivo progetto di rigenerazione urbana denominato Azabudai Hills. Curato da Heatherwick Studio e terminato due anni fa nel quartiere di Minato, il nuovo polo è il risultato di quasi trent’anni di impegno continuo, nella riqualificazione dell’area, da parte dello sviluppatore giapponese Mori Building Co. Ltd.

Azabudai Hills si distingue come progetto a uso misto. Comprende infatti complessi residenziali, spazi commerciali, una scuola, gallerie d’arte, due templi, uffici e svariati ristoranti. Questa diversificazione funzionale conferisce al quartiere un carattere vibrante e dinamico. In tal maniera, si sono soddisfatte diverse esigenze della comunità locale, contribuendo alla vivacità dell’area. Le soluzioni architettoniche adottate mirano a minimizzare l’impatto ambientale, integrando tecnologie all’avanguardia per la gestione delle risorse e l’efficienza energetica.

Il cuore della rigenerazione è rappresentato dal concetto chiave dell’intero restyling: la connessione con la natura. Il quartiere offre una sinergia perfetta tra ambiente urbano e bellezza naturale, attraverso spazi verdi che invitano a socializzare e rilassarsi.

Gaîté Montparnasse

Parigi sta investendo tempo e risorse nella transizione ecologica. Sono già numerosi i viali e le piazze che sono state precluse alle automobile e fatte, letteralmente, rifiorire, inserendovi aiuole e tavolini all’aperto. A queste opere si aggiungono quelle di ristrutturazione e cambio di destinazione d’uso di infrastrutture storiche, ma in degrado. In questa ottica, lo studio di architettura MVRDV, guidato da Winy Maas e dalla sua sensibilità verso la green architecture, ha donato nuova vita all’Îlot Vandamme. Tale complesso, completato nel 1974 dall’architetto Pierre Dufau, accusava l’impatto del tempo e necessitava una riqualificazione.

Gaîté Montparnasse, come Maas ha ribattezzato il progetto, rappresenta l’opportunità di rivitalizzare un’area urbana riadattandola a standard ed esigenze moderne. L’opera dimostra come l’architettura contemporanea possa rinnovare e riconfigurare le icone del passato. È possibile trasformare un complesso architettonico datato in una struttura dinamica e sostenibile, contribuendo a ridefinire l’identità urbana.

Le ristrutturazioni non devono essere esclusivamente estetiche. È possibile riorganizzare funzionalmente gli edifici sui quali si interviene. MVRDV ha razionalizzato diverse destinazioni d’uso, concentrando alcune funzioni e ampliando gli spazi. Sono nate così 62 unità abitative sociali e un asilo nido. La biblioteca comunale, pre-esistente ma relegata sottoterra, è ora distribuita su due luminosi piani, facilmente accessibili. È stata resa, a tutti gli effetti, un punto focale nella vita sociale del quartiere.

La trasformazione ha dato vita a un fronte stradale coeso lungo la facciata principale di Avenue du Maine. Le ampie finestre offrono ora una visione chiara delle attività ospitate all’interno, rompendo con l’atmosfera chiusa e austera del progetto originale. La facciata è stata resa visivamente giocosa, e dinamica, attraverso l’uso di diverse tonalità di rivestimento, balconi e finestre in grandi cornici a più piani.

Battersea Power Station

Spazi urbani rigenerati: vista della Battersea Power Station
Il restyling della Battersea Power Station ha donato ai londinesi un gradevole esempio di riuso degli spazi urbani rigenerati

Londra è una città dalle mille storie e architetture. Non deve dunque stupire se uno dei suoi simboli industriali, la Battersea Power Station, sia rinato sotto il sapiente restyling firmato WilkinsonEyre. L’architettura, progettata da Sir Gilbert Scott, di questo storico polo industriale londinese, è stata un fulcro nella fornitura di elettricità a Londra fino alla sua definitiva dismissione, datata 1983. L’intervento ha rispettato l’integrità storica del luogo, dando vita a spazi destinati a eventi, negozi, ristoranti e caffetterie.

Sul tetto, sopra la Boiler House e le Turbine Halls, gli architetti hanno ricavato ampi uffici open space e ville a cielo. Tra gli aspetti più significativi della riqualificazione troviamo l’attenzione al mantenimento del tessuto e delle finiture esistenti. Questo approccio ha permesso di sfruttare al massimo i volumi. Tale decisione ha reso la Battersea Power Station un luogo ideale per grandi realtà internazionali. Apple, non a caso, ha inserito qui il proprio Campus.

Una simile ristrutturazione, inevitabilmente, ha posto questioni, anche pressanti, sull’opportunità di rendere un tempio dell’architettura industriale una sorta di rifugio elitario, destinato principalmente ai ricchi. Non sono poche le testate britanniche che hanno additato la nuova Battersea Power Station come un simbolo di gentrificazione e una barriera che separa, dietro mura architettonicamente splendide ma comunque divisive, i più benestanti dalle classi popolari. In una città che appare sempre più come un parco dei divertimenti per super-ricchi, è impossibile non porsi tali domande.

Stockton Urban Park

Senza uscire dal Regno Unito, né lasciare l’Inghilterra, ci spostiamo più a Nord, a Stockton-on-Tees, per raccontare lo spazio urbano rigenerato del locale Urban Park.

Uno dei progetti di rigenerazione urbana più rilevanti di cui siamo a conoscenza, nonché vero e proprio caso studio da manuale universitario, è stato portato avanti, a queste latitudini, dallo studio di architettura Ryder, con il sostegno del Consiglio Comunale di Stockton. Grazie a un finanziamento di 37 milioni di sterline, la cittadina cambierà radicalmente volto. In seguito alla demolizione del vecchio centro commerciale di Castlegate, una scuola e altre infrastrutture fatiscenti, si edificherà un ampio parco, attraversato dal fiume Tees. Mentre molte città trasformano i grandi magazzini in disuso in appartamenti, il comune di Stockton si distingue con una proposta audace.

L’idea è quella di ricongiungere fiume e città, circondando il centro urbano con la bellezza della natura. La visione prevede la demolizione di metà della strada principale, per favorire l’insediamento della nuova area verde. Questa si estenderà su ventimila metri quadrati divenendo, secondo il concept del municipio, il cuore pulsante della comunità. Ad arricchire il parco penseranno un verde rigoglioso, opere artistiche e un avveniristico ponte sul Tees, il quale ripristinerà l’accesso al fiume.

All’interno dell’Urban Park si collocherà l’espansione della già esistente piazza del mercato, insieme a un’area giochi e una destinata a eventi all’aperto. Nella parte Sud, due nuovi edifici accoglieranno una biblioteca, un centro di assistenza clienti e la nuova sede del consiglio comunale.

Casilino Sky Park

Anche in Italia troviamo validi esempi di rigenerazione. Uno è il Casilino Sky Park di Roma. Siamo in piena periferia e qui, un’area precedentemente inutilizzata e mal custodita, è stata trasformata in piazza sopraelevata di quartiere, incorporando creatività, arte, cultura e sostenibilità. Ora il V Municipio possiede uno spazio di aggregazione a cielo aperto, destinato a residenti e non. In questa maniera, si è creato un luogo fisico per accogliere, rappresentare e unire. L’impatto ambientale necessario alla sua realizzazione è stato minimo.

La rigenerazione urbana emerge come una dirompente trasformazione, con l’obiettivo non solo di recuperare spazi, bensì anche di generare nuove idee, al fine di renderle funzionali dal punto di vista economico, oltre che parte integrante di un percorso globale verso la sostenibilità. Gli spazi urbani rigenerati sono una chiave di questa metamorfosi, un vero e proprio manifesto di come si possano realizzare nuove infrastrutture, capaci di modificare nel profondo il volto di una città, senza dover necessariamente consumare altro suolo.



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Mattia Mezzetti

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