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Avanti tutta per la bonifica dell’acqua di falda del Sin/Sir di Massa Carrara

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Il progetto presentato da Sogesid prevede la realizzazione di 4 barriere idrauliche, che tratteranno circa 6mila metri cubi di acqua contaminata al giorno, per 5 anni. Per una spesa di oltre 11 milioni di euro.

I primi giorni di gennaio Sogesid, società in house del Ministero della Transizione ecologica, ha consegnato alla Regione Toscana e al Ministero il progetto definitivo per la bonifica dell’acqua di falda del Sin/Sir di Massa Carrara. Un territorio di circa 116 ettari inquinato da metalli pesanti, composti azotati, idrocarburi, ammoniaca, solventi clorurati, pesticidi. Residui della decennale attività dei principali gruppi industriali pubblici e privati nel settore chimico, siderurgico, meccanico e metalmeccanico. Un accordo stipulato nel 2016 tra l’allora Ministero dell’Ambiente, la Regione Toscana e i Comuni di Massa e Carrara affidava a Sogesid la caratterizzazione della falda, l’individuazione delle sorgenti attive di contaminazione e di quelle storiche, la ricostruzione del modello idrogeologico per identificare gli interventi prioritari da realizzare e la progettazione degli interventi di messa in sicurezza e bonifica. La convenzione attuativa dell’accordo, firmata nel 2017, prevedeva un cronoprogramma che impegnava Sogesid a realizzare le attività in 22 mesi. Poi lo slittamento e lo stallo dei lavori che caratterizza troppa storia delle bonifiche in Italia ha reso necessarie nuove indagini e aggiornamenti progettuali.

Il progetto Sogesid

Finalmente l’iter per la bonifica riparte. Ci sono 30 giorni dalla pubblicazione del progetto, avvenuta il 3 gennaio, per presentare osservazioni, mentre la procedura di verifica dovrebbe concludersi entro 75 giorni, dunque entro la fine di marzo. Dopo di che si deciderà se procedere con la Valutazione di impatto ambientale. A integrazione delle attività di bonifica già in essere da parte delle aziende su alcune aree del SIN, il progetto prevede la realizzazione di 4 barriere idrauliche, una per ciascun sito ritenuto fonte di contaminazione: ex Italiana Coke, ex Ferroleghe, ex Farmoplant, ex Agricoltura/Syndial. La tecnologia sarà quella del Pump & Treat; l’acqua contaminata verrà emunta attraverso pozzi di emungimento, poi filtrata e trattata in un impianto da realizzarsi nei pressi del depuratore “Lavello 2”, di proprietà del Comune di Massa e gestito dalla società Gaia. Infine, l’acqua depurata sarà scaricata nel fosso Lavello. I pozzi sorgeranno in terreni pubblici, con costi a carico dello Stato per 11 milioni e 268mila euro. La rete sarà composta da 18 pozzi che emungeranno quasi 6 mila metri cubi d’acqua al giorno, per almeno 5 anni. Durante questo periodo verranno condotte analisi periodiche per valutare l’efficacia dell’intervento e verificare che i contaminanti siano efficacemente trattenuti all’interno delle aree oggetto dell’intervento. Grazie ad un sistema di piezometri, verranno monitorate le caratteristiche chimiche delle acque e il livello della falda. Allo stato attuale, la bonifica può essere finanziata grazie ai fondi messi a disposizione dal Fondo di sviluppo e coesione europeo. Ma i lavori devono essere messi a gara e appaltati entro il 31 dicembre 2022, pena la revoca delle risorse.

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