Orto in condotta è un progetto di educazione alimentare e ambientale di Slow Food, per portare nelle scuole i saperi legati alla cultura del cibo, la conoscenza del territorio e dei suoi prodotti, la consapevolezza della responsabilità che ognuno ha nella salvaguardia dell’ambiente.
L’orto come strumento di educazione, conoscenza, rispetto del territorio e dell’ambiente. Slow Food, l’associazione impegnata in 150 Paesi del mondo a ridare il giusto valore al cibo, nel rispetto di chi produce, in armonia con ambiente ed ecosistemi, grazie ai saperi di cui sono custodi territori e tradizioni locali, ci ha ormai insegnato che mangiare è anche cultura e scegliere il proprio cibo un atto politico.
Orto in condotta: cultura del cibo e della salvaguardia dell’ambiente nelle scuole
Con il progetto “Orto in condotta”, l’associazione porta la propria missione nelle scuole da quasi vent’anni. Tutto parte negli Stati Uniti a metà degli anni Novanta, quando a Berkeley (California) Alice Waters, vice-presidente Slow Food Internazionale, immagina e realizza il primo School Garden di Slow Food. In Italia l’Orto in Condotta arriva circa dieci anni dopo, nel 2004, e diventa per l’associazione lo strumento principale delle attività di educazione alimentare e ambientale nelle scuole. Oggi sono più di 500 gli orti realizzati e gli istituti di tutta Italia. Una grande rete che contribuisce ad affermare il diritto al piacere del cibo nelle scuole, spiegano da Slow Food. Il progetto – che qualche anno fa si è aggiudicato lo European Week for Waste Reduction Award della Settimana Europea per la Riduzione dei Rifiuti – prevede percorsi formativi per gli insegnanti e attività di educazione alimentare, del gusto e ambientale per gli studenti. Oltre agli studenti, protagonisti del progetto sono gli insegnanti, i genitori, i nonni e i produttori locali che diventano, grazie a Sloow Food, “la comunità dell’apprendimento, per la trasmissione alle giovani generazioni dei saperi legati alla cultura del cibo e alla salvaguardia dell’ambiente”.
L’orto è una rete di relazioni locali e responsabilità globali
Agli insegnanti, che dovranno trasmettere alle ragazze e ai ragazzi il valore ambientale, sociale e culturale dell’orto, è dedicata una formazione triennale curata da esperti di Slow Food: dalle lezioni teoriche, alle attività in campo, alla conoscenza degli alimenti attraverso i sensi, fino alla storia dell’alimentazione. Attraverso gli orti i ragazzi vengono guidati alla conoscenza del territorio, dei suoi prodotti, dei saperi e delle ricette locali. Immaginare, progettare, coltivare l’orto è anche l’opportunità di incontrare esperti artigiani, produttori e chef locali. Le attività che ruotano attorno agli orti scolastici forniscono, insomma, l’occasione per allacciare relazioni territoriali che oggi sono spesso sfilacciate o scomparse. Ovviamente, il tutto procede seguendo la filosofia Slow Food: le coltivazioni devono essere biologiche o biodinamiche; negli orti si devono coltivate varietà tipiche del territorio regionale. No ogm, ovviamente. E anche l’uso dell’acqua deve riflettere la vocazione educativa del progetto, attraverso una gestione oculata. Agli Orti in Condotta è dedicata una festa che si celebra in tutt’Italia l‘11 novembre, San Martino, data simbolo della messa a riposo invernale dei campi. Quest’anno sono state coinvolte 1.000 classi di quasi 400 scuole di ogni grado, per un totale di circa 20mila alunni. “Il valore degli orti nelle scuole – sottolinea Barbara Nappini, presidente Slow Food Italia – dell’avvicinare le bambine e i bambini alla coltivazione e disvelare le connessioni tra l’orto e il piatto, deve essere valutato in quest’ottica: ogni essere umano ha una responsabilità di cura e impegno nei confronti del Pianeta che lo ospita, la Terra. In questa prospettiva per noi nelle scuole non è più sufficiente parlare di nutrizione o di cibo: serve conoscere quello che c’è dietro, perché il pensiero egoista o vocato esclusivamente al sé, a discapito dell’altro, è tra le prime cause delle emergenze ambientali, climatiche e sociali che stiamo vivendo”.