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Greenpeace: i livelli di radiazioni a Cernobyl smentiscono le rassicurazioni IAEA

centrale cernobyl
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Un team investigativo composto da Greenpeace Germania e scienziati ucraini ha rilevato intorno alla centrale di Cernobyl livelli di radiazioni più alti di quelli indicati dall’Agenzia per l’energia atomica. E avanza il dubbio che il ruolo di garante della sicurezza nucleare dell’ente internazionale sia gravemente compromesso.

Mentre reportage di guerra ci raccontavano di soldati russi acquartierati a due passi dall’ex centrale nucleare di Cernobyl, nella cosiddetta area di esclusione, l’Agenzia internazionale per l’energia atomica (IAEA) rassicurava: i livelli di radiazioni restano nella norma. Qualche giorno fa, però analisi sul campo condotte da Greenpeace hanno messo in dubbio l’affidabilità di quelle affermazioni.

Le radiazioni intorno alla centrale di Cernobyl sono 3 volte superiori a quanto rilevato da IAEA

Un team investigativo di Greenpeace Germania, in collaborazione con gli scienziati ucraini operanti a Cernobyl, si è recato nella cosiddetta zona di esclusione (l’area compresa in un raggio di 30 Km dalla centrale) e ha scoperto che “i livelli di radiazione nelle aree intorno all’ex centrale dove si sono svolte le operazioni militari russe sono almeno tre volte superiori alle stime dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica”. La ricerca è stata condotta con l’approvazione del Governo ucraino e in collaborazione con gli scienziati dell’Agenzia di Stato ucraina per la gestione della Zona di esclusione (SAUEZM) di Cernobyl, ancora oggi altamente contaminata. I risultati dell’indagine sono stati resi noti il 20 luglio durante una conferenza stampa a Kiev, alla quale hanno partecipato alcuni responsabili del SAUEZM.

Greenpeace dubita del ruolo di garante della sicurezza nucleare di IAEA in Ucraina

Lo scorso aprile IAEA, dopo aver esaminato la centrale e le aree circostanti, aveva rassicurato la comunità internazionale affermando che i livelli di radiazioni erano elevati “ma che rientravano comunque ampiamente nei limiti di esposizione annuale previsti per i lavoratori”. Livelli normali per una zona compromessa da un incidente nucleare, insomma. Greenpeace aveva subito sostenuto che i dati forniti dall’Agenzia fossero molto limitati ma dopo l’indagine del team tedesco, Jan Vande Putte, esperto di radioprotezione di Greenpeace Belgio, ha dichiarato che “non c’è nulla di normale nei livelli di radiazioni all’interno della Zona di esclusione di Cernobyl, nonostante ciò che IAEA vorrebbe far credere al mondo”. Greenpeace teme che il ruolo di garante della sicurezza nucleare di IAEA in Ucraina sia gravemente compromesso. I dubbi si fondano sui legami con l’azienda nucleare di Stato russa Rosatom, “anche in considerazione del fatto che l’attuale vicedirettore di IAEA, Mikhail Chudakov, è stato a lungo un funzionario di Rosatom”.

Le azioni militari hanno danneggiato laboratori e sistemi di monitoraggio delle radiazioni

Il passaggio dei soldati nell’area dove nel 1986 avvenne uno dei più grandi disastri nucleari della storia non è stato senza conseguenze per la gestione della struttura. Greenpeace afferma che le azioni militari russe hanno arrecato grave danno a laboratori, database e sistemi di monitoraggio delle radiazioni. “È stata così compromessa l’infrastruttura sviluppata in collaborazione con la comunità scientifica mondiale per studiare l’impatto delle radiazioni sulle persone e sull’ambiente” denuncia Shaun Burnie, esperto nucleare di Greenpeace Germania. Non solo: “la sicurezza degli scienziati e degli addetti alla centrale che monitorano le radiazioni – aggiunge – sono ora minacciati da un numero imprecisato di mine russe e di esplosivi antiuomo. Questa è un’ulteriore, oltraggiosa eredità della guerra scatenata dalla Russia ed è un crimine contro l’ambiente e contro la scienza. IAEA sembra riluttante a spiegare l’entità dei rischi da radiazioni a Cernobyl e l’impatto dell’occupazione russa”.

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