I dati ottenuti dalla missione Sentinel dell’ESA, grazie al progetto MAPP (Monitoraggio Applicato alle Plastiche del Po), saranno impiegati per gestire l’inquinamento da plastica del più grande fiume d’Italia.
Satelliti in azione contro la plastica nel fiume Po. Promosso dall’Autorità di bacino distrettuale del fiume Po e dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, con il patrocinio della Regione Piemonte, il progetto MAPP (acronimo di Monitoraggio Applicato alle Plastiche del Po) si serve della missione satellitare Sentinel dell’Agenzia spaziale europea (ESA) per rilevare la plastica nel fiume e prevederne i comportamenti, in modo da programmare una gestione efficace di questo problema. Il progetto prevede il rilascio nel Po di trackers in materiale plastico dotati di rilevatore di posizione Gps e collegati al satellite Sentinel (ESA) che ne consente la geolocalizzazione e il monitoraggio del percorso lungo il fiume. Osservare come si comportano i trackers è fondamentale per migliorare le previsioni sul comportamento della plastica galleggiante lungo l’asta del Po. Saranno 100 i “barattoli” dotati di Gps che tracceranno il viaggio dei rifiuti nel principale fiume italiano: verranno rilasciati in diverse stagioni, per studiare come cambia il comportamento delle plastiche con livelli di acqua differenti. “La sperimentazione in atto è fortemente innovativa sotto il profilo scientifico. È la prima volta che si prova a utilizzare le immagini satellitari per il monitoraggio continuativo del plastic litter in un fiume di grandi dimensioni come il Po”, ha spiegato Giuseppe Dodaro, coordinatore dell’area Capitale naturale e agroecologia della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile.
Plastica nei fiumi: come decifrare le immagini satellitari
Altro obiettivo del progetto Mapp è utilizzare le immagini satellitari per rilevare i grandi ammassi di spazzatura galleggiante. Può sembrare facile ma non lo è. Non sappiamo ancora, infatti, come il satellite vede gli agglomerati di rifiuti. Per capirlo, sono state realizzate e installate in un’ansa dalla quale il fiume si è ritirato due piattaforme di circa 150 metri quadrati dotate di ricevitori GPS: una, contenente solo rifiuti di plastica, e l’altra rifiuti di plastica misti a residui vegetali. Agli occhi del satellite, queste piattaforme simulano due diverse possibili condizioni di accumulo di macroplastiche lungo il fiume. Un gruppo di ricerca dell’Università di Padova ha esaminato numerose immagini delle due piattaforme prodotte dal satellite Sentinel 2, per studiarne la riflettanza (ossia la capacità di un materiale di riflettere la radiazione solare). “La plastica, come anche la vegetazione, riflette in specifiche bande dell’infrarosso, mentre l’acqua assorbe quasi tutta la radiazione solare” spiegano Autorità di Bacino distrettuale del fiume Po e Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile. “I primi risultati mostrano che, effettivamente, le zone con maggiore densità di plastica e vegetazione si distinguono rispetto al resto del corso d’acqua”. La sperimentazione verrà adesso estesa a un tratto più ampio del fiume. “Qualora questo risultato venisse confermato – spiegano ancora i promotori della sperimentazione – si procederà alla realizzazione di un sistema di monitoraggio in grado di restituire con continuità una fotografia della distribuzione lungo l’asta fluviale del floating litter e di accumuli rilevanti di vegetazione, cogliendo tempestivamente eventuali situazioni di concentrazioni anomale. Consentendo così una efficace programmazione degli interventi di mitigazione”. Spiega ancora Dodaro: “conoscere quali sono le principali zone di accumulo e in quali condizioni idrologiche i rifiuti di plastica si spostano lungo il fiume è essenziale per poter pianificare adeguatamente le misure utili alla riduzione dei rifiuti trasportati a mare. Questo tema è di grande interesse nelle politiche internazionali”.