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Le vie del contrasto alla criminalità

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L’infiltrazione della criminalità organizzata nel settore delle bonifiche è un rischio concreto per un terzo degli operatori. Un report del Commissario unico Vadalà suggerisce come fare prevenzione.

Bonificare il maggior numero possibile di terreni contaminati: siti di competenza regionale e nazionale, ma anche i siti “orfani” stabiliti con il Decreto 29 dicembre 2020. Creare archivi regionali per rendere pubblica la documentazione delle procedure di bonifica e permettere così a cittadini e associazioni di poter monitorare lo stato dei lavori. Infine, istituire linee guida e un sistema di gestione delle procedure standardizzato per gli operatori del settore delle bonifiche. Sono queste le priorità di intervento che emergono dal report “Il lungo cammino delle bonifiche” messo a punto dal Commissario Unico per la bonifica delle discariche abusive. Un documento che fa il punto sul rischio di infiltrazione della criminalità organizzata nelle attività di bonifica dei terreni contaminati, eventualità concreta per un terzo degli operatori intervistati. Un addetto ai lavori su cinque è convinto che l’iscrizione obbligatoria nella white list prevista dalla Legge anticorruzione e i controlli preventivi in fase di gara siano efficaci per contrastare le ingerenze mafiose nel settore. E il 73% sottovaluta completamente Il rischio che si diffondano pratiche illegali lungo la filiera, il che secondo gli autori del rapporto, crea un sistema a maglie larghe che lascia entrare soggetti di dubbia provenienza. Il documento, realizzato in collaborazione con l’Albo nazionale gestori ambientali, è il frutto di un questionario inviato alle imprese che operano nel settore dei servizi ambientali, chiamate a esprimersi in forma anonima sui rischi di pratiche illecite e corruttive nella filiera delle bonifiche dei siti contaminati. A rispondere sono state 306 realtà imprenditoriali, un numero che dimostra un alto interesse sul tema e, soprattutto, la volontà degli operatori di dare il proprio contributo alla definizione di politiche di gestione migliori.

Gli operatori chiedono minore discrezionalità e disomogeneità

Per la stragrande maggioranza degli operatori (il 93%) le norme che regolamentano il settore delle bonifiche sono adeguate a contrastare gli illeciti. A prezzo di una elevata complessità, dovuta al numero delle variabili da prendere in considerazione. “Quello che emerge – commenta il Commissario unico Generale dei Carabinieri Giuseppe Vadalà – è la necessità di coordinamento tra gli enti, che potrebbe voler dire individuare un unico referente istituzionale tecnicamente competente, con potere decisorio, per superare incertezze operative e lungaggini amministrative”. Per gli operatori però i tempi lunghi dei procedimenti di bonifica sono da attribuirsi, piuttosto, al peso della burocrazia e ad una carenza di competenze. “Gli operatori hanno bisogno di minore discrezionalità e disomogeneità da parte degli enti coinvolti” aggiunge il Commissario. Quattro le direzioni in cui andare: affinare il monitoraggio dei siti in carico a Ispra e alle Arpa; valorizzare la ricerca tecnologica e la specializzazione nel settore; fare attività di prevenzione prima dell’esecuzione delle gare; migliorare il confronto tra pubblico e privato per focalizzare meglio i problemi e individuare le possibili soluzioni.

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