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Nel Mediterraneo la biodiversità non sarà più la stessa

Granchio blu
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Il cambiamento climatico e l’azione dell’uomo hanno portato l’arrivo di specie esotiche nel Mediterraneo. Un processo difficile da tamponare, nonostante esistano leggi di contrasto e di gestione delle acque di zavorra delle navi, una delle cause principali di immissione di specie aliene.

È cronaca recente il fatto che il Governo italiano abbia stanziato 3 milioni di euro per contenere la diffusione nei nostri mari del granchio blu, una specie aliena che è comparsa da almeno una decina di anni e che oggi sta invadendo il Mediterraneo. Il granchio blu è arrivato molto probabilmente con l’acqua di zavorra delle navi, quell’acqua presa dal mare che viene utilizzata per viaggiare rimanendo immerse ad una determinata profondità, e che con il Canale di Suez è una delle principali cause di immissione di specie aliene nei nostri mari.

Il granchio blu dallo scorso anno è salito agli onori della cronaca per la sua massiccia presenza nella maggior parte delle coste italiane. La sua diffusione è iniziata nel Veneto, in Emilia-Romagna e in Toscana, e oggi è presente praticamente in tutto il Tirreno, l’Adriatico, in prossimità delle foci fluviali e nelle lagune costiere; nella laguna di Orbetello i pescatori hanno messo in evidenza il rischio per la pesca a causa della loro massiccia presenza.

In effetti esistono due specie conosciute e identificate con il nome di granchio blu; quello di cui si parla oggi è il granchio blu Atlantico, Callinectes sapidus, una specie molto comune nel Golfo del Messico, dove vengono pescati, consumati e commercializzati in grandi quantità. L’altra specie è il granchio blu del Mar Rosso, Portunus segnis, rinvenuto già nel 2019 nell’Area Marina Protetta delle Isole Pelagie e all’interno del porto di Lampedusa proveniente dall’Oceano Indiano e arrivato nel Mediterraneo attraverso il Canale di Suez.

Specie aliene: quali rischi e vantaggi portano negli ecosistemi

Parlare di specie aliene nel Mediterraneo significa aprire un mondo che coinvolge molto probabilmente più di 1.000 organismi animali e vegetali, alcuni dei quali possono costituire un problema qualora comincino a diffondersi a dismisura, come attualmente il caso del granchio blu.  Le specie aliene infatti rappresentano una minaccia per la biodiversità e l’equilibrio degli ecosistemi, poiché possono, per esempio, competere con le specie indigene e sovrastarle, oppure rappresentare dei predatori incontrollabili.

Alcune sono pericolose per l’uomo, come il pesce palla maculato, che con la sua elevata concentrazione di tetradotossina ha già causato numerose intossicazioni e provocato la morte di molte persone. Allo stesso tempo, però, le specie aliene possono costituire una risorsa, sia dal punto di vista ecologico in quanto possono sostituire o coadiuvare le specie native nello svolgimento delle loro funzioni per l’ecosistema, che dal punto di vista alimentare. Su questo aspetto il granchio blu, per esempio, è considerato un alimento di ottima qualità.

Quali sono le specie aliene pericolose per l’uomo

Per capire quali siano le specie aliene pericolose per l’uomo possiamo riferirci agli studi effettuati dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) che sul tema è impegnato da anni sia in ambito istituzionale sia nell’ambito della ricerca scientifica. Con la campagna Oddfish e l’ashtag #Attenti4, ISPRA sta cercando di sensibilizzare l’opinione pubblica sulla potenziale pericolosità di quattro specie ittiche invasive del Mediterraneo, arrivate tutte dal Canale di Suez. Il Pesce palla maculato (Lagocephalus sceleratus), segnalato per la prima volta in Italia nel 2013, è altamente tossico al consumo, anche dopo la cottura. Il Pesce scorpione (Pterois miles), segnalato per la per la prima volta in Italia nel 2016 è commestibile ma bisogna fare attenzione alle spine, che possono causare punture molto dolorose anche dopo la morte dell’animale. Il Pesce coniglio scuro (Siganus luridus) ed il Pesce coniglio striato (Siganus rivulatus) sono stati segnalati in Italia per la prima volta nel 2003 e nel 2015 rispettivamente; sono due specie erbivore particolarmente invasive, entrambe commestibili, che con le loro spine possono causare punture molto dolorose.

Parlare di specie aliene pericolose per l’uomo non si può non considerare due specie di meduse arrivate anch’esse dal Canale di Suez, la Caravella portoghese (Physalia physalis) e la Medusa nomade Rhopilema nomadica. La Caravella portoghese è velenosissima, i suoi tentacoli lunghi anche 20 metri contengono tossine che possono causare fortissimi dolori e anche l’arresto cardiaco. Rhopilema nomadica può raggiungere anche mezzo metro di diametro, è molto urticante e le sue tossine possono provocare serie ustioni.

Le norme di contrasto alle specie aliene

Nel tentativo di contrastare il problema delle specie aliene invasive l’Europa ha emanato un Regolamento, (1143 del 2014) che elenca le specie che non possono essere introdotte in territorio europeo, in virtù della loro notevole capacità invasiva. Il regolamento sulle specie esotiche invasive, entrato in vigore il 1 gennaio 2015, comprende attualmente 88 specie che richiedono un intervento a livello europeo. Per la gestione delle acque di zavorra esistono la convenzione IMO (Ballast Water Management Convention, BWMC) e le leggi nazionali di molti governi, dagli Stati Uniti alla Nuova Zelanda, prescrivono degli standard per il loro scambio e trattamento.

Purtroppo, in alcune aree del Mediterraneo la fauna locale non è in grado di opporsi all’invasione di specie aliene che occupano la stessa nicchia ecologica in maniera più efficace. Nonostante i tentativi che si possono fare per cercare di gestire le specie già presenti e impedire l’ingresso di nuove specie aliene, la biodiversità del Mediterraneo nel prossimo futuro non sarà più la stessa; questo come risultato della evoluzione naturale legata al cambiamento climatico, evoluzione accelerata dall’impatto delle attività dell’uomo.

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