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Pesca sostenibile: nello Stretto di Messina un progetto che guarda al futuro

Pesca sostenibile nello Stretto di Messina
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Pescatori di Calabria e Sicilia puliscono le acque dello Stretto di Messina con un progetto di Federcoopesca reso possibile dalla Legge Salvamare. Grazie al quale i pescatori sono in prima linea nella tutela dell’ecosistema marino e della biodiversità.

I pescatori di Bagnara Calabra (Reggio Calabria) e di Patti (Messina) da circa un anno danno il loro contributo alla pulizia del mare e dei fondali dei dintorni dello Stretto di Messina, al largo di Calabria e Sicilia. In particolare, in due siti di interesse comunitario – Palmi e Scilla – e nelle acque di Bagnara, che sono sito Natura 2000, ma anche in quelle del Golfo di Patti. Un impegno che fa bene all’ambiente quanto alla pesca e il cui bilancio vede pienamente soddisfatti i partecipanti: 12 imbarcazioni di pescatori iscritti a Fedagripesca – Confcooperative e coinvolte nell’ambito del progetto “Pesca Sostenibile” di Federcoopesca.

Salvaguardia del mare: pescatori in prima linea

Come racconta Antonio Lombardo dell’organizzazione produttori della pesca La Perla del Tirreno che dà voce alle attività ittiche calabresi, in particolare modo quelle della Costa Viola: “i pescatori sono i primi attori interessati alla salvaguardia del mare, ci tengono alla salvaguardia e alla conservazione delle specie”. “L’idea che ci siamo fatti in questi ultimi anni – aggiunge Settimo Accetta, presidente della cooperativa Pescatori Marina di Patti – è quella che senza tutela dell’ambiente non si avrà futuro per le nostre attività di pesca. L’iniziativa progettuale è servita a sensibilizzare i nostri lavoratori verso una gestione responsabile dei rifiuti, sia quelli prodotti che quelli catturati con le reti. Attraverso i fondi europei bisogna invece spingere i Comuni a istituire le isole ecologiche che rendono più facile a noi pescatori lo smaltimento”.

Legge Salvamare: uno strumento fondamentale per la tutela del mare

Il nome completo del progetto è “Coinvolgimento dei pescatori nella protezione e ripristino della biodiversità e degli ecosistemi marini” ed è stato realizzato grazie al finanziamento del Ministero dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. Il compito dei pescatori si è svolto in coordinamento con i servizi comunali di raccolta e smaltimento dei rifiuti marini; nelle imbarcazioni sono stati posti i mastelli per la raccolta differenziata, mentre si è allestita un’area per lo stoccaggio e il riciclaggio dei rifiuti marini nei porti di Bagnara Calabra e di Patti. Soprattutto, è stato agevolato dall’approvazione, a maggio del 2022, della Legge Salvamare, che equipara i rifiuti accidentalmente pescati in mare ai rifiuti urbani e stabilisce che debbano essere portati a terra e conferiti agli impianti portuali di raccolta, attribuendo ai sindaci la responsabilità di garantire il loro smaltimento a terra. Condizioni assai diverse da quelle precedenti, quando i tanti rifiuti presi accidentalmente nelle reti erano considerati, anche dal Ministero dell’Ambiente, rifiuti speciali, da gestire previa autorizzazione, e venivano ributtati in mare dai pescherecci per non incorrere in sanzioni. Per il funzionamento della Legge Salvamare mancano ancora i decreti attuativi e una copertura finanziaria, ma diverse iniziative di raccolta e riciclo dei rifiuti sono comunque partite grazie alla volontà dei pescatori, a intese locali e a progetti, come questo sulla Pesca Sostenibile. Tra i rifiuti pescati, e poi differenziati, tantissima plastica ma anche molti attrezzi da pesca dismessi, rifiuti domestici, vetro, batterie usate e bidoni di olio esausto. “Qui è pieno di correnti – commenta Lombardo – abbiamo trovato buste di plastica e pannolini che provengono dalle discariche. Ultimamente, un torrente ha riversato nel porto molti rifiuti anche ingombranti, come gli pneumatici”.

Pesca sostenibile: quali azioni si possono mettere in campo

Per immaginare la pesca del futuro, secondo Nino Accetta presidente di Fedagripesca Confcooperative Sicilia “è necessario che si sviluppi una cultura ambientale”. Con il progetto, accanto alla pulizia del mare, sono diverse le azioni messe in campo per la pesca sostenibile:

  • la sperimentazione degli ami circolari per la salvaguardia della Caretta Caretta;
  • la formazione dei pescatori;
  • il monitoraggio dell’impatto dei piani di gestione delle aree Natura 2000 sulle attività di pesca e la verifica del loro stato di attuazione;
  • l’analisi e la valutazione della presenza e distribuzione della posidonia oceanica;
  • la mappatura delle specie aliene da parte dei pescatori e la realizzazione di una app per registrarle.

“La nostra attività è sempre minacciata – prosegue Accetta – ma noi cerchiamo di darle un futuro. L’obiettivo del progetto è ben preciso: deve servire a dare una linea di condotta a un settore che finora ha gestito la materia dei rifiuti in maniera diversa. Un segnale forte è stato quello di responsabilizzare i nostri verso un modo diverso di affrontare la loro attività, il loro futuro”.

Pesca sostenibile: quali sono gli obiettivi europei

Un futuro non semplice. La Commissione europea ha pubblicato a metà giugno un rapporto sulla pesca sostenibile nell’Unione europea, con la situazione attuale e gli orientamenti per il 2024. L’obiettivo è migliorare la resilienza dei pescatori e promuovere la ricostituzione degli stock ittici. Per pesca sostenibile si intende infatti la cattura di un numero di pesci che non sia superiore a quello corrispondente alla riproduzione annuale degli stock. E se la buona notizia è che, attualmente, il numero degli stock sovrasfruttati è molto diminuito rispetto al 2003, c’è però il fatto che questo miglioramento non basta. Nonostante i progressi compiuti, nel Mediterraneo e non solo sono necessari ulteriori sforzi per raggiungere gli obiettivi di pesca sostenibile, considerando che le specie ittiche non sono minacciate solo dai prelievi, ma, sempre di più, anche dall’inquinamento e dal riscaldamento globale.

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