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In programma la bonifica di sei siti orfani pugliesi

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Ci sono 44,5 milioni di euro stanziati dal PNRR per il risanamento dei siti orfani pugliesi più importanti. Che si sommano ai 250 milioni spesi dalla Regione negli ultimi 5 anni per mettere in sicurezza il territorio.

Ci sono 10 siti orfani da bonificare in Puglia e il Ministero per la Transizione Ecologica ha individuato i sei dove gli interventi di bonifica e ripristino ambientale sono prioritari. A disposizione ci sono 44,5 milioni di euro stanziati dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, da destinare alla bonifica di circa 10 ettari nei Comuni di Brindisi, Lecce, Santeramo in Colle (dove ci sono 2 lotti), Troia e Diso. I primi interventi di risanamento saranno realizzati nella discarica Rsu in località Autigno, a Brindisi, nell’area dell’ex inceneritore RSU Saspi di Lecce e nel primo lotto di Santeramo in Colle, dove c’è una discarica abusiva. Nel secondo stralcio sono previste le bonifiche dell’ex opificio I.A.O. nel Comune di Troia e nell’ex opificio Zincherie Adriatiche ed aree limitrofe nel Comune di Diso. Il piano degli interventi sarà definito dal Ministero entro il 5 gennaio 2022, secondo le informazioni fornite dalle Regioni.

250 milioni di euro negli ultimi 5 anni

Le risorse del PNRR sono solo una parte delle risorse impegnate per le bonifiche in Puglia. “Queste risorse si vanno ad aggiungere agli oltre 250 milioni impegnati negli ultimi cinque anni per mettere in sicurezza il territorio dagli abbandoni di rifiuti, la bonifica di siti contaminati e per eliminare l’amianto – sostiene l’assessore regionale all’Ambiente Anna Grazia Maraschio – Il prossimo passo sarà quello di chiedere e ottenere il finanziamento per gli ulteriori siti individuati nell’ambito dei fondi Pnrr e proseguire con determinazione l’azione di riqualificazione ambientale del territorio pugliese”. Giovanni Vianello, deputato pentastellato di Taranto e componente della Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti, sottolinea: “si tratta di siti inquinati che non sono SIN e quindi sono sempre stati ignorati dallo Stato. Le incombenze sono ricadute sui Comuni, che non avendo strumenti e risorse necessarie alla bonifica, poiché le autorità non hanno potuto rivalersi sugli autori dell’inquinamento, sono rimasti orfani. Con danni per l’ambiente e la salute”.

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Redazione

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