Riciclo chimico e meccanico: due soluzioni per il trattamento della plastica a confronto per un futuro più sostenibile.
Oggi due delle tecnologie più discusse in ambito di riciclo della plastica sono il riciclo chimico e il riciclo meccanico. Sebbene entrambe le metodologie mirino a recuperare i materiali e ridurre i rifiuti, ci sono differenze significative tra le due, sia nei processi che nei benefici ambientali. Scopriamo insieme come funzionano queste due tecnologie, i loro vantaggi e svantaggi, e come le normative e gli investimenti industriali stanno guidando il loro sviluppo.
Come funziona il riciclo meccanico

Come si deduce dalla ricerca pubblicata dalla Commissione Europea portata avanti attraverso l’analisi del ciclo di vita (LCA) e l’analisi economica (LCC, Life Cycle Costing), ci sono differenze molto importanti tra riciclo meccanico e chimico.
Il riciclo meccanico è la forma più tradizionale di recupero dei materiali, che prevede il trattamento fisico dei rifiuti plastici che vengono macinati e lavati prima di essere fusi per restituirli alla catena produttiva. Questo processo consiste nel triturare e selezionare la plastica, che viene poi fusa e trasformata in nuovi prodotti. È una tecnica molto utilizzata per plastica monomateriale, come bottiglie e imballaggi in PET, ma presenta limitazioni quando si tratta di materiali contaminati o composti da più tipi di plastica.
Il recupero dei materiali avviene attraverso diverse fasi: separazione, pulizia, triturazione, e infine fusione. La plastica riciclata così ottenuta può essere utilizzata per produrre nuovi imballaggi, tessuti, arredi e altri oggetti, riducendo la necessità di nuove risorse e minimizzando l’impatto ambientale. Tuttavia, il riciclo meccanico ha il limite di non poter trattare plastica contaminata o combinata con altri materiali, il che ne riduce l’efficacia in alcuni casi.
Come funziona il riciclo chimico
Il riciclo chimico si basa su processi che decompongono la plastica nei suoi componenti chimici di base, che possono essere successivamente riutilizzati per produrre nuova plastica o altri materiali. A differenza del riciclo meccanico, che è un processo fisico, il riciclo chimico agisce sulle strutture chimiche della plastica, consentendo di trattare anche materiali contaminati o misti che non sono adatti per il riciclo meccanico.
La sostenibilità dei rifiuti è uno dei principali vantaggi di questa tecnologia. Infatti, il riciclo chimico può trasformare plastica di bassa qualità o plastica mista, che altrimenti finirebbe in discarica o incenerita, in materie prime di alta qualità per la produzione di nuovi prodotti. Questo processo permette di “ripulire” i rifiuti plastici e restituirli alla circolarità, riducendo ulteriormente l’inquinamento e migliorando l’efficienza delle risorse. Nonostante le sue potenzialità, il riciclo chimico presenta sfide economiche e tecnologiche, dato che richiede un investimento iniziale maggiore rispetto al riciclo meccanico.
Confronto diretto tra le due tecnologie
Qual è quindi la differenza tra il riciclo chimico e il riciclo meccanico? Sono due approcci distinti per il trattamento della plastica, ciascuno con vantaggi e limiti specifici. Mentre entrambi contribuiscono a ridurre i rifiuti plastici e migliorare la sostenibilità ambientale, le differenze tra le due tecnologie emergono chiaramente in termini di efficienza energetica, tipologie di rifiuti trattabili e la qualità dei materiali riciclati.
Efficienza energetica
Il riciclo meccanico è generalmente considerato più efficiente in termini energetici. Il processo, che include fasi come la separazione, la pulizia e la fusione della plastica, richiede meno energia rispetto al riciclo chimico, infatti le emissioni di gas serra sono inferiori del 45%. Non essendo coinvolti processi chimici complessi o temperature elevate, i costi energetici sono relativamente bassi. Questo rende il riciclo meccanico una scelta conveniente per il trattamento di plastica pulita e omogenea.
D’altro canto, il riciclo chimico implica reazioni chimiche che richiedono elevati consumi di energia, soprattutto quando si tratta di trattare plastiche miste o contaminate. Il riciclaggio chimico, attraverso la pirolisi, non solo genera un maggiore rilascio di gas serra (GHG), ma comporta anche una perdita di materiale superiore rispetto al riciclaggio meccanico. Il riciclo chimico può affrontare materiali che il riciclo meccanico non può e avere quindi una percentuale di riciclo maggiore rispetto al riciclo meccanico. Ma la maggiore richiesta di energia rappresenta un limite, specialmente in una fase iniziale della sua applicazione industriale.
Tipologie di rifiuti trattabili
Il riciclo meccanico è ideale per rifiuti plastici omogenei e poco contaminati, come bottiglie PET, imballaggi in PE e PP, che possono essere facilmente separati, puliti e trasformati in nuovi prodotti. Tuttavia, la sua efficacia diminuisce quando i rifiuti plastici sono miscelati con altri materiali o sono contaminati, rendendo il processo meno versatile.
Il riciclo chimico, al contrario, è più adatto per trattare rifiuti complessi e contaminati, inclusi i materiali multi-materiale o le plastiche che non possono essere trattate meccanicamente. Questo processo chimico può decomporre la plastica in molecole di base. Queste possono essere riutilizzate per produrre nuovi polimeri, anche se di qualità superiore rispetto a quelli ottenuti dal riciclo meccanico. La capacità di trattare una gamma più ampia di rifiuti rende il riciclo chimico una tecnologia promettente per affrontare l’incremento dei rifiuti plastici di difficile gestione.
Normative europee e italiane
Le normative europee e italiane stanno guidando l’evoluzione del riciclo della plastica, spingendo per l’adozione di tecnologie più avanzate, come il riciclo chimico, e promuovendo un’economia circolare sostenibile. Dal 2019, l’Unione Europea ha adottato normative più rigorose per la gestione degli imballaggi, con l’obiettivo di ridurre i rifiuti e promuovere un’economia circolare sostenibile. Nel 2022, è stato fissato un obiettivo di riciclo del 63% per gli imballaggi in plastica, un incremento significativo rispetto al 36% precedente. Inoltre, dal 2021, l’UE ha introdotto una “plastic levy“, una tassa di 0,80 euro per chilogrammo di rifiuti di imballaggi in plastica non riciclati prodotti da ciascuno Stato membro. Questa misura mira a incentivare la riduzione dei rifiuti di plastica non riciclati e a finanziare il bilancio dell’UE per il periodo 2021–2027.
Nella normativa europea, la Direttiva sugli imballaggi e i rifiuti di imballaggi (94/62/CE) stabilisce requisiti per la progettazione, la gestione e la prevenzione dei rifiuti di imballaggi. Entro il 2030, l’UE si propone di rendere tutti gli imballaggi riciclabili in modo economicamente vantaggioso e di aumentare l’uso di plastica riciclata negli imballaggi. La Strategia per la plastica nell’economia circolare promuove soluzioni innovative e tecnologie come il riciclo chimico per affrontare le sfide legate alla gestione della plastica.
In Italia, il provvedimento madre di riferimento per la gestione dei rifiuti è rappresentato dal Dlgs 152/2006 (cd. “Codice ambientale”). Nel nostro Paese il sistema normativo si sta adattando a queste direttive, ma la legislazione è ancora in fase di aggiornamento. In particolare, il Governo italiano sta valutando come integrare al meglio il riciclo chimico nelle politiche di gestione dei rifiuti, specialmente per quanto riguarda la plastica difficile da riciclare con il metodo meccanico. L’adozione di pratiche di riciclo avanzato è vista come una chiave per migliorare l’efficacia delle politiche di gestione dei rifiuti e ridurre l’inquinamento da plastica.
Progetti pilota e investimenti industriali
Il settore del riciclo è in forte crescita e numerosi progetti pilota sono in corso per testare l’efficacia del riciclo chimico su larga scala. Aziende leader nel settore del trattamento dei rifiuti e della plastica stanno investendo risorse significative in tecnologie avanzate per il riciclo chimico. La speranza è che questa tecnologia possa diventare un’alternativa pratica e scalabile per il recupero della plastica.
Un esempio è il progetto italiano Hoop, vincitore del bando EU Innovation Fund, che utilizza la tecnologia Hoop® per il riciclo chimico delle plastiche, con l’obiettivo di raggiungere la piena circolarità delle plastiche.
In Canada il progetto pilota Enerkem converte syngas, ottenuto dal riciclo di plastiche miste, in feedstock per la produzione di nuovi polimeri. Il progetto MoReTec (LyondellBasell) è invece un impianto pilota con tecnologia MoReTec che permette di riciclare plastiche post-consumo, anche multistrato e miste, che prima non erano recuperabili.
Il Progetto Interzero-OMV a Walldürn in Germania mira a produrre materie prime per il riciclaggio chimico da plastiche usate miste. L’aspettativa di trattamento è di 260.000 tonnellate all’anno.
In conclusione, il confronto tra riciclo chimico e meccanico evidenzia le rispettive potenzialità e sfide. L’approccio più efficace probabilmente risiederà in una combinazione di entrambi i metodi, integrando il riciclo meccanico per i materiali più semplici e il riciclo chimico per quelli più complessi, contribuendo così a un’economia circolare più sostenibile.