Il termine Mater-Bi potrebbe suonare familiare a molti. Si tratta di una bioplastica innovativa, composta di olii vegetali e amido di mais. Questo materiale si usa per realizzare prodotti di uso comune come sacchi, sacchetti e teloni.
Il Mater-Bi è un’innovativa bioplastica. I suoi componenti principali sono l’amido di mais e gli olii vegetali. Entrambi questi elementi sono coltivati in Europa, grazie a pratiche agricole di tipo tradizionale e senza l’intervento di modifica genetica del prodotto. Qualora così non fosse, non si potrebbe usare la denominazione.
Mater-Bi è un marchio registrato di origine italiana e indica una bioplastica poco impattante. È possibile realizzare prodotti di uso comune (da sacchetti della spesa a sacchi per la raccolta dell’umido, da teli per la pacciamatura agricola a reti della frutta, da involucri e fazzoletti fino a posate, bicchieri, cucchiaini e coppette per il gelato…) in maniera virtuosa, sfruttando un ciclo naturale. Per produrre il Mater-Bi, come sottolineato, si impiegano elementi di origine vegetale. Una volta giunto alla fine del suo ciclo vitale, il prodotto torna alla terra. Questa bioplastica, come dice il nome stesso, è biodegradabile in natura.
Il Mater-Bi ci dimostra che, attraverso la ricerca per la creazione di materiali rinnovabili, si possono ottenere prodotti compostabili. Il consumatore attento e consapevole, che desideri impegnarsi in prima persona per il rispetto dell’ambiente, ha a disposizione una scelta amica dell’ambiente. Il Mater-Bi è conforme agli standard della normativa italiana UNI EN13432, riconosciuta e accettata anche dall’Unione Europea.
Cosa sono le bioplastiche?
Il termine bioplastica, per certi versi piuttosto contradditorio, indica materiali costituiti di polimero plastico che presentino almeno una delle seguenti caratteristiche:
- siano biodegradabili, ovvero naturalmente decomponibili attraverso l’azione dei microrganismi presenti nell’ambiente, e dunque non presentino impatto ambientale (o comunque ne abbiano uno bassissimo);
- possano definirsi biobased, dunque realizzate – almeno in parte – con materiali di origine biologica derivati da biomasse. La canna da zucchero, gli olii vegetali e l’amido di mais rientrano in questo insieme.
Attenzione a non lasciarsi confondere. Biobased non è sinonimo di biodegradabile. Una plastica derivata da materiali biologici non è necessariamente biodegradabile. Alla stessa maniera, possono esistere bioplastiche degradabili prodotte da materie prime di origine fossile, dunque non basate su composti naturali.
È possibile suddividere le bioplastiche in tre raggruppamenti. Nel primo inseriamo le non biodegradabili, a base biologica. Queste sono generalmente prodotte, integralmente o parzialmente, da materiali come polietilene (PE) e polietilene tereftalato (PET), derivati da canna da zucchero. Anche la bioplastica PA, ottenuta a partire dai poliammidi, è parte di questo insieme.
L’insieme di quelle degradabili, è ulteriormente suddivisibile in due. Da una parte abbiamo quelle a base biologica, il gruppo di cui fa parte anche il Mater-Bi, ove troviamo ogni materiale realizzato a partire dalle miscele di amido. Dall’altra, invece, troviamo quelle di origine fossile. Pur derivando da risorse non rinnovabili, la loro progettazione specifica consente una degradazione sensibilmente più rapida rispetto alla plastica tradizionale. Questo settore è uno di quelli che sta registrando i maggiori sviluppi, tanto a livello tecnologico quanto dal punto di vista normativo.
Le fibre naturali più utilizzate nelle bioplastiche
La famiglia di bioplastiche che costituiscono il Mater-Bi, sviluppate dall’azienda italiana Novamont, si costituisce, per la quasi totalità, di materie prime di origine vegetale e rinnovabile. L’ingrediente principale è l’amido di mais, combinato con altre componenti. La versatilità del materiale è tale da renderlo capace di offrire prestazioni in tutto e per tutto simili a quelle delle plastiche tradizionali, ma con l’importante differenza di essere biodegradabile e compostabile. Queste peculiarità sono dovute alle fibre naturali che si impiegano per realizzarlo.
Nel settore dell’ospitalità, ristorazione e caffetteria (Ho.Re.Ca.), il Mater-Bi viene utilizzato per produrre stoviglie monouso (piatti, bicchieri, posate), sacchetti compostabili per la raccolta dei rifiuti organici, imballaggi alimentari per take-away oppure catering, contenitori per cibi e bevande fredde o calde.
Un’altra fibra di cui ci si serve nel settore della bioplastica è la polpa di cellulosa. Tale materiale, completamente naturale, si ricava dalla lavorazione dei residui della canna da zucchero. È integralmente biodegradabile. Anch’esso, proprio come il Mater-Bi, trova largo impiego nella creazione di prodotti monouso per il settore Ho.Re.Ca. e offre un’alternativa ecologica alla plastica.

I vantaggi delle bioplastiche
I vantaggi di fare uso di un materiale non derivante da petrolio sono svariati. Impiegare materie prime rinnovabili come mais, grano, patate dolci, canna da zucchero e alghe permette tanto di rispettare l’ambiente quanto di fare uso di packaging efficaci e affidabili. Possiamo elencare i benefici legati allo sfruttamento di un tal materiale servendoci di un pratico specchietto:
- la bioplastica, come già messo in luce, è un materiale interamente biodegradabile. Questo significa che, nel giro di alcuni mesi, scompare del tutto, trasformandosi in compost. Un simile processo si deve all’azione incessante di batteri e organismi presenti in natura;
- gli oneri di gestione dei rifiuti si riducono in maniera sensibile, originando un circolo virtuoso nel quale lo scarto non impatta sull’ambiente;
- si minimizza l’utilizzo di petrolio e, quindi, la necessità di estrarlo, trattarlo e lavorarlo. Tutte e tre queste attività sono alquanto nocive per il pianeta;
- le plastiche biodegradabili rappresentano un’alternativa al riciclaggio. Dati i loro ridotti tempi di smaltimento possono essere depositate in discarica. In un tempo considerevolmente breve, si degraderanno senza impattare;
- Le bioplastiche sono tra gli ingredienti più richiesti nei laboratori presso i quali si creano fertilizzanti agricoli, poiché possono mantenere lontani gli insetti sabotatori preservando la coltura ed evitando di fare del male al suolo;
- il sistematico ricorso alla bioplastica ridurrà, e di molto, la presenza di anidride carbonica nell’aria che respiriamo.