Il gas radon rappresenta una minaccia invisibile. Nonostante la sua pericolosità, la concentrazione negli ambienti chiusi è un rischio troppo spesso sottovalutato, che varia enormemente in base alla geologia del territorio. In inverno, quando si ventila di meno, la sua concentrazione nei nostri ambienti di vita tende ad aumentare.
Dopo l’introduzione poco incoraggiante, diamo subito una buona notizia: non servono strumenti costosi o complessi per rilevare l’inodore e incolore gas radon. Esso si annida, silenziosamente e inesorabilmente, in case, uffici e scuole. Chiunque può effettuare uno screening domestico. È sufficiente un dosimetro passivo economico. Se i livelli fossero alti, la bonifica sarebbe non solo possibile, ma essenziale. Si tratta infatti di un gas radioattivo, di origine naturale, che risale dal terreno ed è classificato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità come cancerogeno certo per l’uomo.
In Italia, questo gas è la seconda causa di tumore al polmone dopo il fumo. Gli interventi possibili per arginarne l’affioramento spaziano, dalla semplice sigillatura delle crepe alle soluzioni strutturali. Tra questi interventi più profondi, il più diffuso è quello di depressurizzazione del suolo. Bonificare dal radon garantisce un ambiente domestico più sano e sicuro.
L’identikit del gas radon: da dove viene e perché è tanto pericoloso
Il gas radon è un elemento naturale che non è dovuto all’azione antropica. Ci accompagna dalla notte dei tempi. Quel che lo rende un pericolo è la sua concentrazione negli spazi confinati, che lo intrappolano al loro interno massimizzandone la nocività.
La geologia sotto casa: uranio, radio e radon
Il gas radon (Rn sulla tavola periodica degli elementi) si forma attraverso una serie di decadimenti radioattivi. A dare inizio alla sua composizione è l’uranio-238 (U-238), il quale è presente nelle rocce e nel terreno. L’uranio, nel corso del tempo, decade in radio (Ra) e, successivamente, è quest’ultimo elemento a divenire radon gassoso. Questa trasformazione avviene, con particolare intensità, in alcune conformazioni geologiche, come per esempio i terreni di origine vulcanica quali tufo, pozzolana o similari; le rocce granitiche e i porfidi. Una volta formato nel sottosuolo, il gas radon emerge e, se trova un edificio, risale, diffondendosi al suo interno.
L’effetto camino: come il gas radon entra nelle stanze
Il radon entra negli edifici principalmente attraverso il contatto tra struttura e terreno. Questo avviene per effetto camino. L’aria calda all’interno di una casa è più leggera di quella fredda esterna. La differenza di temperatura crea una disparità di pressione che risucchia il gas dal sottosuolo.
In genere, i punti di ingresso privilegiati del radon sono:
- crepe e fessure nel pavimento e/o nelle pareti del basamento;
- intercapedini e pozzetti di servizio;
- spazi vuoti attorno a tubature e cavi;
- pavimenti non isolati o sigillati in maniera imperfetta, come solai su terra battuta o cantine non ventilate.
Una volta entrato, il gas radon si accumula. È a questo punto che diventa particolarmente pericoloso. Le sue concentrazioni massime si registrano tipicamente al piano terra e nei seminterrati, ovvero i punti più vicini alla fonte di emissione.
Come scoprire se una casa è a rischio
La percezione del rischio dovuto al gas radon è molto spesso distorta. L’unica via davvero efficace per l’azione è quella della misurazione oggettiva.
La mappa del rischio in Italia
La concentrazione di gas radon varia molto a livello nazionale, regionale e persino comunale. Questa variabilità è dovuta principalmente alla geologia locale. L’elemento si diffonde infatti con molto più agio laddove la conformazione del territorio gli consenta di farlo senza creare intralcio. Le regioni storicamente più colpite in Italia, a causa della loro conformazione geologica ricca di rocce eruttive o tufacee, includono il Lazio e la Campania, per via della diffusa presenza di rocce vulcaniche come il tufo, oppure la Lombardia e il Friuli-Venezia Giulia, che ospitano invece rocce granitiche e metamorfiche.
Al fine di comprendere il tasso di rischio nell’area in cui si risiede, è necessario consultare i dati forniti dagli enti regionali (ARPA) o dall’Ispettorato Nazionale per la Sicurezza Nucleare e la Radioprotezione (ISIN).
Dosimetri passivi per il test fai-da-te
Lo screening iniziale è tipicamente molto semplice. È possibile fare uso di uno strumento basilare come un dosimetro passivo, economico e attendibile. Si tratta di un piccolo dispositivo di plastica che ricorda molto una scatoletta e contiene un rilevatore sensibile alle particelle alfa emesse dal gas radon. Il prezzo di vendita non supera le poche decine di euro ed è disponibile presso le ARPA locali o i laboratori certificati accreditati.
Il loro utilizzo è alla portata di tutti. È sufficiente esporli in un ambiente a rischio, come una cantina o un soggiorno al pianterreno, e farlo per un periodo piuttosto prolungato. Occorre infatti evitare di farsi trarre in inganno dalle variazioni stagionali nella concentrazione di radon, che non significano che ve ne sia una presenza costante eccessiva ma, semplicemente, che in tale periodo stia circolando una quantità maggiore di gas. Per divenire nocivo, il radon deve restare a lungo in un ambiente confinato, al punto da diventare stagnante.
Al termine dell’esposizione, tutti i dati vanno spediti in un laboratorio analisi. Per restituire dati attendibili, il dosimetro ha bisogno restare attivo per un periodo di tempo compreso tra 6 e 12 mesi.
Tecniche di bonifica per guarire un edificio malato
Nel caso in cui la misurazione dovesse superare i livelli di riferimento stabiliti dalla legge italiana (D.Lgs. 101/2020), per gli edifici esistenti, di 300 becquerel per metro cubo, sarebbe necessario intervenire. Le soluzioni si suddividono in interventi leggeri e superficiali oppure vere e proprie operazioni strutturali.
Sigillatura e ventilazione, gli interventi leggeri
L’aggettivo leggero si deve al fatto che queste operazioni sono spesso semplici e a basso costo. Vediamo di che cosa si tratta.
- La sigillatura consiste nella chiusura di ogni potenziale via di ingresso del gas radon nel basamento. Si utilizzano sigillanti elastici, resine epossidiche o cementi speciali per tappare crepe, fessure, giunti tra pareti e pavimenti. Anche gli spazi attorno ai tubi vanno esaminati, dal momento che sono altre zone fertili per le infiltrazioni gassose.
- La ventilazione mira a migliorare il ricambio d’aria degli ambienti più a rischio, a partire da cantine o seminterrati, tramite ventilazione naturale o, ancor meglio, meccanica controllata (nota come VMC). Il ricambio d’aria favorisce la diluizione del radon e ne abbassa considerevolmente la pericolosità.
Pozzetto radon e vespaio aerato: gli interventi strutturali
È possibile ricorrere a soluzioni che impediscono completamente il contatto tra il gas e l’edificio, prefigurandosi come definitive.
- Nelle nuove costruzioni, è possibile creare un’intercapedine ventilata nota come vespaio aerato e collocarla sotto il pavimento più basso. Questo spazio si collega all’esterno creando un cuscinetto d’aria che raccoglie il gas radon e lo disperde, prima che possa entrare in casa.
- L’inserimento del pozzetto radon è una tecnica applicabile anche negli edifici esistenti, la quale prevede l’installazione di un tubo sotto la fondazione, o nel vespaio esistente qualora ci fosse, collegato a un piccolo aspiratore. Quest’ultimo crea una depressione sotto l’edificio, catturando il gas radon e convogliandolo, attraverso un condotto, fino al tetto. Qui l’elemento viene rilasciato, in tutta sicurezza, all’esterno.
Limiti di legge e sicurezza
Vediamo, in tabella, che cosa occorra fare a seconda delle concentrazioni di gas radon negli ambienti in cui viviamo.
| Concentrazione di (Bq/m³ – Becquerel per metro cubo) | Valutazione del Rischio | Contesto Normativo e Rischio Sanitario | Azione Consigliata e Interventi Tipici |
| < 100 Bq/m³ | Basso / Sicuro | Livello di riferimento raccomandato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) per minimizzare il rischio a lungo termine. | Nessuna azione di bonifica specifica necessaria. È sufficiente mantenere un’adeguata e regolare ventilazione naturale o meccanica (apertura finestre; sistemi di ventilazione passiva; Ventilazione Meccanica Controllata). |
| 100 – 300 Bq/m³ | Medio / Attenzione | Livello di riferimento per i nuovi edifici a livello europeo, recepito dunque anche in Italia. Indica una concentrazione che, se prolungata, richiede una certa attenzione. | Monitoraggio nel tempo e valutazione di piccoli interventi correttivi. È bene migliorare la ventilazione generale, sigillare crepe e fessure nel pavimento o nelle pareti a contatto con il suolo, o installare sistemi VMC per un ricambio d’aria controllato. |
| > 300 Bq/m³ | Alto / Pericolo | Livello di riferimento per gli edifici esistenti (inclusi abitazioni e luoghi di lavoro) stabilito dal D.Lgs 101/2020 in Italia. Superato questo limite, il rischio sanitario è considerato elevato. | Obbligo di bonifica per i luoghi di lavoro, con precise scadenze definite dalla legge. Fortemente consigliata la bonifica per abitazioni private. Gli interventi da fare sono di tipo strutturale, come la pressurizzazione del vespaio o l’installazione di un sistema di depressurizzazione del sottosuolo al fine di aspirare il gas prima che entri nell’edificio. |
La ventilazione non è sempre sufficiente contro il gas radon
Aprire le finestre è l’azione più intuitiva e, in effetti, abbassa momentaneamente la concentrazione di gas radon. Tuttavia, è una soluzione parziale, non strutturale, e potrebbe dunque non essere sufficiente. Appena si richiudono, la differenza di pressione riprende e il gas torna ad accumularsi. Non di rado, nel giro di poche ore si ristabiliscono livelli critici.
Come soluzione a lungo termine, la semplice ventilazione naturale è inefficace. Se prolungata in inverno, risulta poi piuttosto dispendiosa, dal punto di vista energetico. In questi casi, l’unica soluzione definitiva è impedire al gas di entrare. Per farlo, si deve intervenire sulle fondamenta e/o creare una depressione attiva sotto l’edificio.
Sebbene il gas radon rappresenti un rischio serio per la salute, è anche un problema gestibile e risolvibile. La paura non serve. Quel che occorre è la misurazione. Un dosimetro passivo ha un costo davvero contenuto e fornisce risposte certe, oltre che certificate, sulla sicurezza della propria abitazione. Investire nel risanamento della casa dal gas radon non solo proteggerà la salute della famiglia per sempre, ma aumenterà anche il valore commerciale dell’immobile. Lo posizionerà infatti come edificio salubre e certificato contro un rischio concreto e sempre più riconosciuto, tanto a livello legale quanto sanitario.




