Il sale antighiaccio usato dopo le gelate non è che comune cloruro di sodio. Rimedio economico e facile da reperire, la sua applicazione è il metodo standard per garantire la sicurezza stradale, dal momento che scioglie ghiaccio e neve in modo rapido. Tuttavia, la sua efficacia immediata nasconde un grave impatto ambientale. Questo semplice prodotto chimico può diventare un vero e proprio veleno per il suolo urbano.
Il danno provocato dal sale antighiaccio è ben visibile su asfalto e infrastrutture. Il suo effetto silenzioso e letale sul verde urbano, invece, non è altrettanto evidente. Accumulandosi nel terreno delle aiuole e ai bordi dei marciapiedi, il cloruro di sodio crea un fenomeno definito di stress osmotico, che impedisce alle radici di alberi e piante di assorbire acqua, portandole alla morte per sete. Alla luce di ciò, emerge come smettere di salare la terra sarebbe un atto di cura fondamentale per la biodiversità e la resilienza delle città. Fortunatamente, per il viale di casa o il marciapiede, superfici meno ampie, esistono alternative ecologiche altrettanto valide.
Il nemico invisibile: cosa succede quando il sale antighiaccio finisce nell’aiuola
Il problema principale causato dal sale antighiaccio non è tanto la tossicità diretta, quanto la sua capacità di alterare gli equilibri chimico-fisici del suolo, agendo come potente sostanza igroscopica, capace di assorbire rapidamente le molecole d’acqua presenti nell’ambiente circostante.
L’effetto siccità in pieno inverno
Quando il sale sparso si scioglie, il cloruro di sodio si dissocia. A seguito di questa reazione si radunano ioni di sodio (Na+) e ioni di cloruro (Cl-). Ambedue si infiltrano agevolmente nel terreno. È qui che avviene il disastro biologico. Il sale, per sua natura, attrae fortemente l’acqua e aumenta, drasticamente, la concentrazione di soluti nel terreno. In questo modo, innalza considerevolmente il potenziale osmotico.
Per il principio fisico-chimico dell’osmosi, l’acqua si muove, inesorabilmente, dalla zona meno concentrata, ovvero l’interno della radice della pianta, verso quella più concentrata, cioè il terreno cosparso di sale antighiaccio. Quando la concentrazione di cloruro diventa troppo alta, il suolo ruba – letteralmente – l’acqua alle radici delle piante. Ciò crea un paradosso omicida. Anche se la terra è satura d’acqua, a causa della neve sciolta sulla sua superficie, alberi e arbusti non riescono a idratarsi e muoiono di sete. Le piante arrivano a mostrare i sintomi della siccità estiva anche in pieno inverno. Non a caso, questo fenomeno è noto proprio come siccità fisiologica.
La corrosione silenziosa
Il sale è un elemento altamente corrosivo e capace di danneggiare strutture e materiali, oltre che causare problemi e reazioni agli esseri viventi. Tra le sue principali controindicazioni evidenziamo:
- deterioramento delle infrastrutture. Gli ioni cloruro accelerano la ruggine del ferro e deteriorano rapidamente cemento, asfalto e mattoni. Così facendo, riducono la vita utile di strade, ponti e pavimentazioni pubbliche;
- corrosione delle carrozzerie automobilistiche. Il sale antighiaccio contribuisce alla corrosione prematura delle lamiere utilizzate nell’automotive, specialmente nel caso di automobili che non vengano lavate regolarmente;
- minacce per gli animali domestici. Entrando in contatto con le zampe degli animali da compagnia, il cloruro può provocare bruciature, irritazioni e secchezza. Questi pericoli renderanno le passeggiate sulla neve un potenziale rischio per i nostri amici a quattro zampe.

3 alternative ecologiche al sale antighiaccio per il vialetto di casa
Se il sale antighiaccio rappresenta la soluzione più facile, rapida ed economica per un’amministrazione che debba impedire i disagi dovuti a neve e ghiaccio nel periodo invernale, il privato chiamato a gestire solo il proprio vialetto o marciapiede può ricorrere a soluzioni a impatto zero, ben più adatte alla tutela del verde circostante e meno dannose per ambiente ed esseri viventi.
1. Ghiaia, sabbia e/o segatura
Le alternative più semplici ed ecologiche, oltre che piuttosto facili da reperire, sono le tre indicate nel titolo. Non hanno la stessa efficacia, dal momento che non sono in grado di sciogliere il ghiaccio, ma aumentano, in modo esponenziale, l’attrito. Ciò è già più che sufficiente a rendere il passaggio sicuro per pedoni e veicoli. Ghiaia, sabbia e segatura non respingono il ghiaccio, ma gli impediscono di diventare un pericolo e un ostacolo alla circolazione. Si tratta di materiali inerti, i quali non vanno ad alterare la chimica del suolo, e possono essere raccolti al termine dell’emergenza. Così come spazzati via, se non hanno altro uso, senza causare alcun danno all’ambiente.
2. Cenere del caminetto
Chiunque faccia uso di stufa oppure camino a legna probabilmente lo saprà già molto bene. Se così non fosse, lo informiamo o la informiamo noi: la cenere è una risorsa preziosa. Occorre impiegarla con moderazione, ma può dare una mano davvero in svariate situazioni, tra cui quella di cui stiamo scrivendo. Contiene infatti tracce di potassio, un elemento dal potere deghiacciante persino superiore a quello del sale, e altri minerali utili al terreno. Il suo colore nero, o comunque scuro, assorbe l’energia solare con maggiore efficacia rispetto a quella della neve bianca, accelerando lo scioglimento per irraggiamento. Attenzione però: la cenere va usata solo in piccole quantità, o si acidificherà troppo il suolo.
3. Il succo di barbabietola come soluzione innovativa
Alcune amministrazioni pubbliche hanno cominciato a combattere il ghiaccio con soluzioni organiche e non impattanti. L’utilizzo del succo di barbabietola è già stato implementato in Nord America, ma sono in corso esperimenti anche in Europa Settentrionale. L’impiego del sale di salamoia, mescolato a scarti di barbabietola o, talvolta, altri prodotti organici, quali i sottoprodotti della lavorazione del mais, sta dando ottimi frutti. Gli zuccheri e gli oli vegetali abbassano infatti notevolmente il punto di congelamento. Ciò permette alla miscela salina di essere efficace a temperature molto basse (fino a -30 gradi) rispetto al solo sale.
Questi prodotti vegetali, in aggiunta, sono molto meno corrosivi, per il cemento e gli altri materiali precedentemente indicati, del solo cloruro di sodio.
Prevenire è meglio che sciogliere
Al netto di quanto detto fino a questo punto, la strategia di gestione del ghiaccio più ecologica e consigliabile resta quella che riduce al minimo l’uso di qualsiasi agente chimico o salino. Potremmo davvero scrivere che prevenire sia molto meglio di dover sciogliere.
Spalare la neve prima che si compatti
Quella posta nel titolo del paragrafo è una vera e propria regola d’oro. Naturalmente, non è possibile metterla in atto in caso di nevicate straordinarie, ma nella maggior parte dei casi è fattibile. L’efficacia della rimozione meccanica è insuperabile. La neve fresca andrebbe rimossa spalandola via il prima possibile. Idealmente, occorrerebbe attivarsi subito dopo la caduta, prima che il calpestio la trasformi in ghiaccio compattato. Questo metodo, a impatto zero, è il più efficace in assoluto. Se la neve non viene lasciata comporre né ghiacciare, la necessità di usare prodotti chimici si azzera.
Installare barriere fisiche per proteggere le aiuole
Nelle aree pubbliche e private dove si prevede l’uso di sale antighiaccio, come, ad esempio, lungo una strada ad alta percorrenza, è fondamentale proteggere alberi e aiuole. Si possono installare semplici barriere fisiche o collocare piccole protezioni in legno lungo il bordo del marciapiede, in maniera tale da contenere gli schizzi di acqua salata o il deflusso superficiale. In questo modo si impedirà agli ioni di sale di raggiungere radici e apparato radicale della vegetazione laddove è più vulnerabile.
La salute del verde urbano è direttamente collegata alla consapevolezza con cui gestiamo l’emergenza ghiaccio. Passare dall’uso indiscriminato del sale antighiaccio a metodi preventivi e alternativi è un gesto di responsabilità ecologica che tutela la salute dei nostri ecosistemi urbani e, di conseguenza, di noi che li abitiamo.




