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Appalti verdi, avanti ancora a piccoli passi

Appalti verdi
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Sebbene migliori gradualmente l’utilizzo del Green Public Procurement (GPP), ovvero degli acquisti sostenibili a sostegno della transizione ecologica nelle gare pubbliche, dall’VIII Rapporto dell’Osservatorio Appalti Verdi emergono ancora troppi ostacoli e lentezze ne frenano una sua piena affermazione.

Gli appalti verdi, ovvero la spesa pubblica orientata verso prodotti e servizi sostenibili, viaggiano ancora col freno a mano tirato. Nonostante qualche segno di miglioramento, non rappresentano ancora uno standard consolidato. Bene ma non benissimo, insomma. Un vero peccato, considerato che rappresentano la principale leva economica pubblica a sostegno della transizione ecologica. A offrire una fotografia aggiornata dello stato del Green Public Procurement (GPP) in Italia è come ormai da consuetudine l’“Osservatorio Appalti Verdi” di Legambiente e Fondazione Ecosistemi, che nella seconda giornata del XIX Forum Compraverde Buygreen (Roma, 14-15 maggio) ha presentato l’ottavo rapporto sul tema, durante una due giorni intitolata “L’Europa forte è l’Europa del Green Deal: competitiva, rispettosa, indipendente”.

A confermare un contesto di graduale miglioramento, seppure ancora troppo lento, è l’VIII Rapporto dell’Osservatorio Appalti verdi, di cui è stata pubblicata per il momento solo la Prima Parte (in attesa che si chiuda il monitoraggio), laddove emerge che l’indice di performance calcolato su 137 stazioni appaltanti – tra cui 12 centrali di committenza regionali, 85 enti gestori di aree naturali protette, 32 ASL e otto città metropolitane – raggiunge nel 2025 una media del 71%, tenendo conto sia dell’applicazione dei CAM nei bandi di gara 2024 sia dell’adozione di politiche capaci di ampliare la portata e l’impatto del green procurement, con le centrali di committenza regionali in testa (90%) e le ASL e gli enti gestori di aree protette in coda (entrambi al 57%).

I dati del green public procurement (GPP)

Più in dettaglio, l’analisi del campione delle stazioni appaltanti pubbliche, condotta attraverso un monitoraggio civico basato su una survey, evidenzia una crescente attenzione e un maggiore utilizzo dei Criteri Ambientali Minimi (CAM) nei bandi di gara 2024. Tuttavia, si configurano alcuni nodi critici: il 50% degli enti segnala, ancora una volta, la mancanza di una formazione adeguata sul GPP, mentre il 48,5% indica la difficoltà nella stesura dei bandi come uno degli ostacoli principali all’applicazione efficace del green procurement.

Le percentuali relative all’applicazione di alcune politiche a supporto dell’attuazione del GPP nelle pubbliche amministrazioni analizzate si attestano tutte intorno al 60%: la formazione raggiunge il 60%, l’integrazione dei criteri sociali il 62%, mentre il gender procurement (ovvero la parità di genere) si attesta al 66%. Persistono comunque alcune criticità legate a politiche fondamentali ma ancora poco diffuse. Tra queste, l’istituzione del referente per gli acquisti verdi, introdotto per la prima volta nell’indagine di quest’anno, è prevista solo dal 16,5% dei soggetti aggregatori del campione. Anche il monitoraggio degli acquisti sostenibili risulta ancora limitato, essendo attuato solo dal 32% delle amministrazioni coinvolte.

Buone pratiche nell’applicazione del GPP

Entrando nel dettaglio delle singole stazioni appaltanti analizzate, emergono alcune realtà che si distinguono per performance particolarmente efficaci, fungendo da veri e propri aggregatori di buone pratiche. Le centrali di committenza regionali si distinguono non solo per il più elevato tasso medio di applicazione del GPP tra tutte le stazioni appaltanti analizzate, ma anche per l’ampia adozione dei Criteri Ambientali Minimi (CAM): 10 dei 12 criteri considerati per questa categoria risultano infatti diffusamente applicati. Un dato significativo relativo alle aree naturali protette riguarda le performance più elevate nell’applicazione del GPP — comprese tra l’80% e il 100% — registrate proprio nelle realtà in cui è presente la figura del referente per il GPP. Secondo il rapporto, questo evidenzia quanto la presenza di un responsabile dedicato agli acquisti verdi sia determinante per una piena ed efficace implementazione delle politiche di sostenibilità.

L’analisi in otto comuni metropolitani

Positive anche le evidenze emerse dall’analisi di un primo campione di comuni, rappresentato da otto comuni metropolitani, che registrano un tasso medio complessivo di applicazione del GPP pari al 79%. In particolare, città come Milano, Torino, Napoli, Bari e Roma si distinguono con performance medie comprese tra il 90% e il 100%. Elevati anche i livelli di conoscenza degli acquisti verdi pubblici, così come l’applicazione dei criteri sociali e del gender procurement, che raggiungono tutti una quota dell’88%. Degna di nota anche la diffusione delle politiche di formazione rivolte a tecnici e funzionari coinvolti negli acquisti verdi, con un tasso di applicazione del 75%. Infine, tra le 32 ASL analizzate, si segnala l’alta applicazione dei CAM nei bandi 2024 relativi a diversi settori: stampa (70%), edilizia (81%), veicoli su strada (77%), ristorazione e derrate alimentari (75%) e servizio di “lavanolo (77%).

Per Andrea Minutolo, responsabile dell’ufficio scientifico Legambiente, “Nel contesto del Green Deal europeo, il GPP è uno strumento importante per orientare le scelte pubbliche verso la sostenibilità e contribuire alla transizione ecologica – dichiara – “Alcune amministrazioni hanno già avviato esperienze significative, dimostrando che efficienza e attenzione all’ambiente possono andare di pari passo. Questi esempi rappresentano un punto di partenza utile per diffondere una cultura della sostenibilità nella pubblica amministrazione e migliorare gradualmente le performance del sistema pubblico”.

Gli fa eco Silvano Falocco, direttore di Fondazione Ecosistemi, secondo il quale “L’Italia è ancora oggi tra i Paesi leader nelle politiche di Green Public Procurement (GPP), grazie all’obbligatorietà dei Criteri Ambientali Minimi (CAM), alla loro revisione continua e all’adozione di 21 categorie settoriali, dall’edilizia alla ristorazione sostenibile”. Tuttavia, “resta un divario tra le norme e la loro piena applicazione. Ogni anno oltre 280 miliardi di euro di spesa pubblica potrebbero essere orientati in modo più efficace verso obiettivi ambientali e sociali. Per riuscirci, servono investimenti concreti in formazione, competenze e capacità amministrativa. Il GPP deve diventare un modello di amministrazione responsabile, capace di coniugare tutela ambientale, diritti e sviluppo economico.”

Alcuni segnali (da considerare con attenzione) emersi dal Rapporto

Tra le azioni ritenute prioritarie dall’Osservatorio Appalti Verdi per rafforzare l’attuazione del Green Public Procurement nella PA spicca la designazione di un referente dedicato agli acquisti verdi. Si tratta di una figura chiave, in grado di affrontare la complessità trasversale del GPP e assicurare un’applicazione coerente e sistematica dei Criteri Ambientali Minimi.

Ugualmente importante è l’introduzione di strumenti efficaci per il monitoraggio degli acquisti sostenibili, un ambito che si conferma tra i più critici nelle stazioni appaltanti analizzate. Infine, l’Osservatorio sottolinea l’importanza di investire nella formazione continua del personale, affinché i principi del GPP e dei CAM siano compresi e applicati correttamente, contribuendo così a superare le difficoltà più diffuse, in particolare nella redazione dei bandi di gara.

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