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Asfalto sostenibile: materiali innovativi per le nostre strade

Quali sono tutte le soluzioni possibili a nostra disposizione per rendere sostenibile l'asfalto delle strade? Vediamolo insieme.
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Le strade in asfalto sono un elemento delle nostre città moderne che diamo ormai per scontato, senza però ricordarci, forse, che la loro costruzione e la loro manutenzione comportano un impatto ambientale significativi. In risposta a questa sfida, si stanno sviluppando nuovi materiali innovativi per l’asfalto, mirati a rendere le nostre strade più sostenibili. Ecco tutto quello che c’è da sapere a riguardo.

Indice

Di cosa è composto l’asfalto classico

Asfalto a base di grafene

Asfalto con pneumatici

Asfalto fotocatalitico

Di cosa è composto l’asfalto classico

Fortunatamente gli scienziati stanno lavorando ad alcune soluzioni per rendere più sostenibile l'asfalto delle strade: ecco i dettagli.

Prima di vedere quali sono le alternative attualmente disponibili vale la pena spiegare di cosa è composto l’asfalto tradizionale, quello che ancora oggi si utilizza per la costruzione della maggior parte delle strade.

Si tratta in sostanza di una miscela di bitume e aggregati minerali. La combinazione di questi due elementi crea un materiale robusto e resistente, utilizzato comunemente per la pavimentazione stradale e altre applicazioni simili. Il bitume è un derivato del petrolio. Si tratta di una sostanza viscosa, nera e appiccicosa, che funge da legante per gli aggregati minerali. Il bitume è essenziale per conferire all’asfalto la sua coesione e la resistenza alle intemperie. Gli aggregati minerali sono tutti quei materiali granulari come sabbia, ghiaia e pietrisco. Questi materiali forniscono resistenza meccanica all’asfalto e contribuiscono alla sua durabilità. Gli aggregati possono variare in dimensioni e vengono selezionati in base alle specifiche dell’applicazione.

Risulta evidente che trattandosi di un derivato del petrolio l’asfalto abbia di per sé un impatto ambientale enorme: in un’ottica mondiale di riduzione delle emissioni di CO2 e di transizione verso risorse più sostenibili è necessario trovare delle possibili alternative nel più breve tempo possibile. Fortunatamente da questo punto di vista la comunità scientifica è al lavoro da anni: vediamo a che punto siamo.

Asfalto a base di grafene

Iterchimica è un azienda del bergamasco che da tempo si occupa della creazione di additivi high-tech per asfalti: questa realtà sfrutta in particolare un componente che consente di riciclare la plastica utilizzandola per il manto stradale, vale a dire il grafene. Intervistata da La Repubblica, l’AD Federica Giannattasio ha a proposito spiegato:

Cominciamo a dire che il grafene non si trova nelle miniere, ma si crea in laboratorio dalla grafite. È un cristallo bidimensionale costruito con atomi di carbonio, e che ha eccezionali prestazioni fisiche e chimiche. È estremamente leggero; è forte, con un carico di rottura 200 volte maggiore dell’acciaio; ha eccellente conducibilità chimica; garantisce impermeabilità al materiale che lo ospita.

L’utilizzo di un materiale sostenibile come il grafene presenta un vantaggio in particolare che vale la pena di ricordare: permette di dare vita ad un prodotto finale più duraturo, che richiederà dunque meno manutenzione in futuro. Come anticipato, però, il suo principale vantaggio consiste nel fatto che ci permette di ridurre la quantità di plastica nell’ambiente, riciclandola. Giannattasio a proposito ha aggiunto:

In Italia ci sono 6750 chilometri di autostrade, e 837mila chilometri di strade statali, provinciali e comunali. Con l’asfalto al grafene si recupera plastica che diventa materia prima. Per ogni chilometro possiamo avere 18 tonnellate di plastica riciclata. Che in totale fanno, virtualmente, oltre 15 milioni di tonnellate di materia prima risparmiata. E per ogni chilometro, ancora, si evitano 1.400 chili di C02 equivalente.

Asfalto con pneumatici

L’utilizzo di gomma riciclata proveniente da pneumatici fuori uso rappresenta un’ulteriore soluzione sostenibile per l’asfalto che abbiamo iniziato a prendere in considerazione negli ultimi anni. Gli pneumatici dismessi, altrimenti destinati alle discariche, vengono macinati e incorporati nell’asfalto, conferendo maggiore flessibilità e durata alla strada. Questo non solo riduce i rifiuti di gomma, ma fornisce anche una soluzione più resiliente e a lunga durata.

Asfalto fotocatalitico

Ecco tutto quello che c'è da sapere sulle varie possibilità esistenti relative all'asfalto sostenibile per le nostre strade.
Una Mini Cooper parcheggiata

Un’innovazione interessante nell’ambito dell’asfalto sostenibile è rappresentata dall’asfalto fotocatalitico ed è stato testato dai ricercatori dell’università di Eindhoven in Olanda. Questo tipo di asfalto contiene nanoparticelle che, quando esposte alla luce solare, attivano una reazione chimica che riduce l’inquinamento atmosferico. L’asfalto fotocatalitico è in grado di decomporre inquinanti come ossidi di azoto e composti organici volatili, contribuendo così a migliorare la qualità dell’aria nelle aree urbane.

A Hengelo, nei Paesi Bassi, durante la ristrutturazione della trafficata strada Castorweg, è stato impiegato proprio questo tipo speciale di asfalto: circa 1000 metri quadrati della superficie stradale sono stati completamente rifatti con questo materiale, mentre altri 1000 metri quadrati della stessa strada sono stati rivestiti con dell’asfalto tradizionale. I ricercatori dell’Università di Eindhoven hanno condotto un monitoraggio dei livelli di smog su questa strada per un periodo di circa un anno: nell’area in cui è stato utilizzato l’asfalto fotocatalitico, i livelli di ossido di azoto nell’aria erano inferiori del 45% rispetto alla zona in cui era stato utilizzato l’asfalto convenzionale. Secondo quanto dichiarato dal professor Brouwers,professore nel dipartimento di Architettura, Edilizia e Pianificazione dell’Università di Eindhoven, “La capacità di purificare l’aria di questo nuovo tipo di asfalto  era già stato dimostrato in laboratorio, ma questi risultati mostrano ora che funzionano anche all’aperto”.

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Alberto Muraro

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