Chiudi
Cerca nel sito:

Il progetto Mau Forest in Kenya: riforestare salvando acqua, clima e fauna

Mau Forest: sole che filtra tra le fronde
Condividi l'articolo

La foresta Mau, o Mau Forest, è la più vasta del Kenya. Dagli anni ’70 si è assistito a un suo continuo ridimensionamento. La superficie si è ridotta dal 12.5% del 1963 a un misero 2% nel 2008. Ciò si deve principalmente all’accrescimento demografico. Il Paese ha studiato una strategia di riforestazione virtuosa.

La foresta Mau è fonte di combustibile per l’86% della popolazione keniota. I locali la sfruttano da sempre, ma solo in tempi recenti hanno sviluppato una contezza tale da comprendere quanto questo modo di fare possa rivelarsi nocivo. Gli effetti del cambiamento climatico sono ormai ben visibili anche a queste latitudini. Chi ricorda quanto fosse ampia l’area boschiva un paio di decenni fa, poi, non può restare impassibile di fronte al suo abbattimento.

Siccità e inondazioni sono ricorrenti e si combinano alla diffusa povertà che contraddistingue il Kenya rurale. Tutto ciò contribuisce ad aumentare la vulnerabilità delle comunità, soprattutto delle persone svantaggiate. Queste dipendono infatti, molto spesso, dalla disponibilità delle risorse naturali.

Cos’è la Mau Forest e perchè è un’area chiave per l’Africa orientale

La Mau Forest non è una foresta come un’altra. Per l’area ove è collocata e la sua vastità, la foresta montuosa di Mau è una enorme fonte d’acqua, capace di alimentare i maggiori fiumi e laghi dell’Africa orientale. A partire dal grande lago Victoria, fondamentale per la sopravvivenza in queste zone, dove l’acqua rappresenta una rarità. La macchia di Mau è la maggiore area forestale del Kenya, uno Stato enorme. Nonostante il suo ruolo fondamentale, e universalmente riconosciuto, la foresta ha subito, soprattutto nel corso degli ultimi venti anni, una significativa e rapida distruzione, causata dalle attività umane. Frequentemente, queste non erano legali.

Nel 2008, le autorità avevano reagito creando un gruppo di lavoro per il restauro e la tutela del complesso forestale di Mau. Il lavoro di questa task force, però, non è mai stato al passo con quello di chi aveva l’interesse opposto.

In seguito, si è portato avanti il progetto Imarisha! Energie rurali per la lotta al cambiamento climatico e la salvaguardia ambientale, di durata triennale. Suo scopo finale era incrementare la tutela dell’ambiente nella foresta Mau, migliorando le condizioni di vita delle popolazioni locali. Queste sono state coinvolte, da tempo, nei processi di gestione delle risorse, nell’accesso alle energie rinnovabili e nello sviluppo di attività economiche sostenibili, ad alto valore sociale.

Geografia, ecosistemi e risorse idriche

La superficie totale della Mau Forest raggiunge i 273.300 ettari. Quest’area vanta uno dei più elevati tassi di precipitazione in Kenya, motivo per il quale è tanto rigogliosa. Bacino idrografico impareggiabile per la Rift Valley, qui nascono fiumi come l’Ewaso Ng’iro (ramo meridionale), il Sondu, il Mara e il Njoro. Tali corsi d’acqua, di portata quantomeno considerevole, alimentano i laghi Vittoria, Nakuru e Natron. I tre bacini idrici sono i più importanti della RIft Valley. La biodiversità locale è impareggiabile. La foresta ospita numerosissime specie di fiori e uccelli.

Mau Forest: nuvole sugli alberi
La foresta di Mau ospita una ricchissima biodiversità, ora in pericolo a causa di un discoscamento forsennato

Le comunità locali

La foresta è la casa della comunità indigena degli Ogiek. Essi svolgono un ruolo attivo, attribuito loro dal Kenya Forest Act, un piano governativo sostenuto da realtà esterne ed estere. Tale misura prevede che le comunità locali stesse facciano da guardia alla foresta, collaborando con il servizio forestale keniota per fermare i disboscatori illegali. L’azione vuole favorire un utilizzo sostenibile delle risorse della foresta. I primi utilizzatori di quanto essa fornisce sono proprio gli Ogiek. Essi, ogni giorno, battono in lungo e in largo i sentieri. Cacciando e procurandosi ingredienti alimentari e/o erbe medicinali, possono salvaguardare questo patrimonio di biodiversità.

Naturalmente, indigeni che vivono principalmente di sussistenza possono ben poco contro disboscatori e criminali ambientali, spesso armati pesantemente. Perchè il Forest Act funzioni occorre una collaborazione continuativa con i forestali. Essi, però, in Kenya, sono sottopagati e sottodimensionati. Non sempre possono tenere testa alle bande armate.

I problemi ambientali affrontati dal progetto Mau Forest

Ambedue le risoluzioni descritte, che possiamo riunire sotto il termine ombrello di progetto Mau Forest, hanno l’obiettivo di affrontare a testa alta i problemi ambientali che piagano la macchia. Tra il 1990 e il 2001 più di centomila ettari, dunque quasi un quarto della superficie totale della foresta Mau, sono andati distrutti. L’abbattimento ha lasciato spazio a strade, pascoli e campi coltivati. In aggiunta, ha procurato legna da ardere alle popolazioni della zona. Un simile livello di deforestazione è però indubbiamente sconsiderato.

Disboscare a questo ritmo significa mettere a rischio la vita di intere popolazioni, non solo quelle che frequentano quotidianamente Mau e corrono il rischio di vedersi private delle risorse di cui fanno uso ogni giorno, bensì anche di quelle che vivono lontane dalla macchia, ma dipendono ugualmente dalla sua acqua. Le abitudini e i comportamenti che minacciano la sopravvivenza della foresta sono svariati, e in costante aumento. Il Forest Act governativo, e i progetti come Imarisha!, vogliono invertire questa tendenza. In questa fase, ci si potrebbe già accontentare di un deciso rallentamento del ritmo.

Portando l’attenzione sul dramma della Mau Forest, è possibile coinvolgere altre associazioni e allargare la platea di attori interessati a salvare la foresta. Mettendo pressione sull’operato dei boscaioli di frodo e affiancare il governo in una battaglia che da solo difficilmente potrà vincere, si può restituire speranza alle popolazioni che abitano la foresta.

Le soluzioni adottate per la rigenerazione forestale

Le soluzioni proposte, e quasi integralmente già adottate, dal progetto Imarisha! sono le seguenti:

  • realizzazione di un piano di gestione partecipato della foresta.
  • Realizzazione di un piano di gestione dell’intero bacino idrico.
  • Compilazione di una mappatura della biodiversità e delle aree a rischio.
  • Consolidamento degli argini fluviali, in maniera tale da porre un freno all’erosione.
  • Diffusione di fornelli da cucina migliorati, che facciano uso di meno legna e contribuiscano a ridurre la necessità dell’abbattimento di alberi.
  • Realizzazione di chioschi solari, alimentati a fotovoltaico, che offrano servizi di pubblica utilità: ricarica di cellulari, internet point, fotocopiatrice…
  • Installazione di impianti solari per scuole e dispensari.
  • Apertura di 31 impianti a biogas, capaci di rispondere alle esigenze energetiche di altrettanti allevamenti locali.
  • Avviamento di imprese capaci di manutenere e installare celle solari.
  • Avviamento di un’impresa che si occupi di vendita, riparazione e installazione di stufe migliorate.
  • Realizzazione di 3 vivai forestali, allo scopo di guidare la riforestazione e produrre reddito.
  • Potenziamento degli allevamenti di suini già presenti.
  • Avviamento di gruppi comunitari e formazione per allevatori presenti e futuri.
  • Realizzazione di un centro di produzione e raccolta miele.
  • Fornitura di kit di potabilizzazione per le acque.

I numerosi obiettivi del progetto miravano esplicitamente alla riforestazione e al potenziamento di imprese locali. In realtà, lo fanno ancora. Alcune iniziative sono ancora in atto, sebbene la finestra temporale di 3 anni si sia già chiusa. Fornire alternative al disboscamento può concorrere a ridurre il numero di alberi abbattuti da una comunità che non sa puntare su altre risorse, o non è in grado di farlo perché priva dei mezzi necessari per riuscirci.

Mau Forest: una fitta foresta
Imarisha! Ha sviluppato 15 punti per riforestare Mau, ponendo l’accento su energie rinnovabili e formazione

Risultati, criticità e prospettive future

I risultati del progetto Imarisha! Non sono ancora misurabili. Non tutti, quantomeno. Su svariate operazioni compiute si stanno ancora raccogliendo dati.

Sono state riscontrate criticità nella zona di Ndoinet, le cui risorse idriche sono fondamentali, sia per le comunità a monte sia per quelle a valle. Con l’aiuto di esperti si sono definite ulteriori priorità e strategie di intervento. Si sta ancora lavorando per fare in modo che il fabbisogno idrico di chi dipende dai fiumi che scorrono in quest’area non comporti prelievi che i corsi d’acqua non sono in grado di assorbire, giungendo a un prosciugamento che sarebbe deleterio e potrebbe condurre alla fine delle possibilità di vita nella zona, portando allo spopolamento completo.

Per l’immediato futuro si sta prendendo in considerazione l’impiego di vasche di recupero o lo sfruttamento di altre soluzioni che consentano di riutilizzare le acque piovane per abbassare le soglie di prelievo.

Casi studio e dati di impatto

I fornelli distribuiti alle famiglie residenti sono stati 12.000. Le piantine interrate nei vivai oltre 1.000.000. I giovani coinvolti nei laboratori di avviamento all’impresa sono stati una trentina mentre i focus group dedicati all’allevamento suino hanno interessato 750 Ogiek, ai quali sono stati forniti 5 verri e 45 scrofe. Gli apicoltori che hanno seguito le iniziative dedicate alla produzione di miele sono stati 200. Ciascuno di loro ha ricevuto arnie migliorate, oltre al corso di formazione.

I dati ci aiutano a capire la dimensione del progetto, ma non ci danno un quadro completo. La Mau Forest ospita numerose comunità e non tutte sono state formate. Occorrerebbe replicare il progetto e coinvolgere anche chi non è stato raggiunto la prima volta. Per il momento, Imarisha! È diventato un importante caso studio per numerose associazioni e governi che desiderano investire nella formazione e crescita delle fasce più deboli della loro popolazione.

Replicabilità in altri contesti

Pur tarato sulla specifica realtà della Mau Forest e sulle esigenze delle comunità locali, un progetto come Imarisha! È altamente replicabile. Naturalmente, si deve partire da un’analisi del contesto di riferimento, tracciandone opportunità, sprechi e fattori legati alla produttività e alla spiritualità di chi vi risiede.

Non tutte le aree sottosviluppate del pianeta presentano la stessa umidità di questa foresta, e non ovunque è possibile allevare suini, ma questi fattori sono intercambiabili. L’elemento replicabile, è quello del focus sulla formazione. Piuttosto che consegnare risorse e dare sussistenza alle popolazioni è bene insegnar loro come procurarsi autonomamente quel di cui hanno bisogno e fornire strumenti e, soprattutto, conoscenza necessari a trasformarlo.

Condividi l'articolo
Mattia Mezzetti

TI È PIACIUTO QUESTO ARTICOLO?
Iscriviti alla nostra newsletter per ricevere aggiornamenti sulle novità e sulle storie di rigenerazione territoriale:

Ultime Notizie

Cerca nel sito