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Chimica: allarme degli esperti ONU sull’esposizione incontrollata

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Secondo gli esperti riuniti a Bonn in occasione della Conferenza internazionale sulla gestione delle sostanze chimiche, l’esposizione a sostanze chimiche e rifiuti pericolosi si configura come la negazione di un diritto umano fondamentale. Serve un cambio di paradigma.

Il Pianeta è in preda ad una “emergenza tossica globale senza precedenti”. Lo sostengono gli esperti che fanno parte delle cosiddette Procedure speciali del Consiglio dei diritti umani, il più grande corpo di esperti indipendenti nel sistema dei diritti umani delle Nazioni Unite. In una recente riunione a Ginevra hanno sottoscritto un documento in vista della quinta sessione della Conferenza internazionale sulla gestione delle sostanze chimiche (ICCM-5) in corso a Bonn, organizzata dall’Agenzia per l’ambiente dell’ONU. Un documento che è un grido d’allarme in difesa del diritto alla salute di milioni di persone. E non parliamo solo delle comunità che in Asia, India, Sud America vivono sommerse dai nostri rifiuti e dagli scarti di una manifattura spesso tutt’altro che ecosostenibile, ma anche dell’occidente benestante. “Nel 2009 l’inquinamento chimico è stato definito come uno dei 9 limiti planetari da non oltrepassare per salvaguardare l’umanità – ci spiega Eva Alessi, responsabile Sostenibilità di WWF Italia – Oggi alcuni scienziati sostengono che abbiamo ormai superato questo limite, oltre il quale non c’è più sicurezza per la biosfera e l’umanità”.

Esposizione a sostanze chimiche e rifiuti pericolosi è negazione di diritti umani fondamentali

“L’umanità non può permettersi di aggravare ulteriormente la tossicità del pianeta” si legge nel documento. Il vertice mondiale sullo sviluppo sostenibile di Johannesburg del 2002, ricordano i firmatari, aveva fissato l’obiettivo globale di una corretta gestione delle sostanze chimiche al 2020. Obiettivo che la comunità internazionale non è riuscita a raggiungere, nonostante la necessità di una corretta gestione di sostanze e rifiuti pericolosi sia sempre più pressante.

Gli esperti dell’ONU non usano mezzi termini: “Le minacce di infertilità, malattie mortali, disabilità neurologiche e di altro tipo derivanti dall’esposizione a sostanze chimiche e rifiuti pericolosi, rivelano la diffusa e sistematica negazione dei diritti umani fondamentali per innumerevoli persone”. L’ICCM-5 in corso a Bonn, auspicano gli esperti dell’ONU, “dovrebbe rappresentare un momento di svolta per la cooperazione internazionale in materia di sostanze chimiche e rifiuti”. Per questo chiedono che i lavori siano guidati dai principi dei diritti umani nell’elaborazione del quadro politico globale post-2020 sulla sana gestione delle sostanze chimiche e dei rifiuti.

“Viviamo su un Pianeta malato su cui giornalmente si aggrava l’eredità tossica che lasciamo alle specie con le nostre attività”, sottolinea Giuseppe Ungherese di Greenpeace. “Una situazione che peggiora sempre di più considerando che, ogni anno, vengono sintetizzate tra 10 e 20 milioni di nuove molecole – troppe – a cui i corpi di uomini e animali dovranno in qualche modo adattarsi”.

Su chimica e rifiuti è necessario un cambio di paradigma

Quello che emerge dal vertice è la necessità di un rapido cambio di paradigma basato sulla produzione di sostanze:

  • non tossiche;
  • capaci di degradarsi in natura;
  • progettate per permanere sulla Terra il tempo limitato al loro utilizzo

“L’uomo – aggiunge Alessi – è la causa ma anche la soluzione all’inquinamento ambientale: dobbiamo ripulire il futuro della nostra salute. Dobbiamo ridurre la produzione di sostanze tossiche note e nuove e smettere di immetterle nell’ambiente. L’inquinamento, il cambiamento climatico e la perdita di biodiversità sono strettamente collegati e sono minacce planetarie le cui cause, la loro diffusione e gli effetti sulla salute trascendono i confini locali, dunque, richiedono una risposta globale applicando, ad esempio, in maniera più rigida e ampia il principio di precauzione su tutti i principali inquinanti noti e sospetti: meglio prevenire che curare.”

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