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Come funzionano le wetland urbane: fitodepurazione integrata per la città

zona umida urbana
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Le wetland urbane sono la risposta sostenibile all’inquinamento idrico e al cambiamento climatico: uniscono fitodepurazione naturale e infrastrutture verdi per rigenerare le città, migliorare la biodiversità urbana e gestire le acque in modo ecologico.

Le wetland urbane, o zone umide artificiali, stanno diventando una delle soluzioni più promettenti per affrontare le sfide legate all’acqua nelle città contemporanee. Basate su sistemi di depurazione naturale, queste aree progettate svolgono un ruolo fondamentale nella fitodepurazione urbana, un processo che utilizza piante e microrganismi per filtrare e migliorare la qualità delle acque reflue o meteoriche. Integrando funzioni ecologiche, sociali e paesaggistiche, le wetland urbane rappresentano un’alternativa sostenibile agli impianti di trattamento tradizionali, contribuendo a rendere le città più resilienti, salubri e verdi.

Funzione ecologica e idraulica

zona verde in città

Le wetland urbane non sono solo strumenti per trattare l’acqua: svolgono un ruolo cruciale nell’equilibrio ambientale delle città, contribuendo al controllo idraulico e al potenziamento della biodiversità urbana.

Le città moderne devono affrontare problemi legati all’impermeabilizzazione del suolo e all’aumento di eventi meteorologici estremi. In questo contesto, le aree umide artificiali rappresentano una risposta efficace: regolano i deflussi idrici e riducono la pressione sulle fognature. Allo stesso tempo, queste aree offrono habitat per numerose specie animali e vegetali, contribuendo a creare veri e propri ecosistemi urbani.

Il processo di fitodepurazione

La fitodepurazione è un metodo naturale di trattamento delle acque che sfrutta l’azione combinata di substrati, piante e microrganismi per depurare gli inquinanti in modo ecologico ed efficiente. Ma entriamo nel dettaglio di questo processo.

Principi naturali e funzionamento tecnico

Alla base della fitodepurazione c’è l’imitazione dei processi naturali che avvengono nelle zone umide, con il vantaggio di essere progettati per massimizzare l’efficacia del trattamento.

L’acqua contaminata viene convogliata in un sistema composto da letti filtranti vegetati, dove si attivano meccanismi fisici (filtrazione), chimici (adsorbimento) e biologici (decomposizione e assimilazione) che permettono di rimuovere sostanze inquinanti come metalli pesanti, oli, detergenti e nutrienti in eccesso. Il risultato è un’acqua più pulita, spesso riutilizzabile per scopi non potabili.

Tipi di piante utilizzate

La scelta delle piante è strategica nella progettazione di wetland urbane: le specie impiegate devono essere robuste, adattabili e capaci di interagire con il substrato e i microrganismi.

Le infrastrutture verdi realizzate con piante acquatiche contribuiscono sia alla funzionalità depurativa sia alla valorizzazione estetica del paesaggio urbano. Le radici, in particolare, svolgono un ruolo fondamentale: aumentano la porosità del substrato, permettono lo scambio di ossigeno e offrono un supporto stabile per lo sviluppo dei biofilm batterici responsabili della decomposizione delle sostanze inquinanti.

Applicazioni pratiche in ambito urbano

zona verde urbana

Le zone umide artificiali trovano sempre più spazio all’interno delle città grazie alla loro versatilità. Possono essere installate in parchi, rotatorie, spazi residuali e aree di rigenerazione urbana.

Trattamento delle acque piovane e reflue

Uno degli impieghi più diffusi delle wetland urbane è la gestione delle acque reflue e meteoriche, attraverso un trattamento sostenibile e decentralizzato.

In presenza di aree impermeabili, l’acqua piovana tende a defluire rapidamente e a caricare i sistemi fognari. Le aree umide artificiali intercettano questi flussi e li depurano naturalmente, evitando il sovraccarico degli impianti e restituendo acqua di buona qualità. Lo stesso principio vale per il trattamento delle acque grigie provenienti da abitazioni, scuole o uffici, che possono essere trattate localmente con sistemi a flusso superficiale o subsuperficiale.

Benefici per la biodiversità e la qualità dell’aria

Come si legge nel documento dedicato alle westland urbane della Convenzione di Ramsar sulle zone umide di importanza internazionale, le wetland non sono solo soluzioni tecniche, ma veri e propri elementi di rigenerazione urbana che migliorano la qualità della vita e dell’ambiente.

La presenza di vegetazione abbondante e acqua in movimento contribuisce a ridurre la temperatura degli ambienti urbani, contrastare le isole di calore, filtrare le polveri sottili e aumentare l’umidità relativa. In parallelo, queste aree diventano rifugi per una vasta gamma di animali, favorendo la biodiversità urbana e la connessione tra ecosistemi altrimenti frammentati.

Esempi di progetti in Italia e in Europa

Diversi progetti in Italia e nel resto d’Europa dimostrano come le wetland possano integrarsi efficacemente nello spazio urbano, offrendo benefici ambientali, sociali e paesaggistici. Per esempio a Trento, il progetto Santa Chiara Open Lab ha realizzato un Urban Wetland: un parco che raccoglie e tratta le acque piovane, riutilizzandole per l’irrigazione. Il parco offre spazi per il relax, eventi culturali, giochi e mobilità sostenibile, integrando un sistema di fitodepurazione per ottimizzare l’uso delle risorse idriche e migliorare la biodiversità urbana. Ma vediamo altri esempi celebri di westland urbane.

Parco delle Energie (Roma)

Il Parco delle Energie a Roma, che comprende anche il Lago ex-Snia, ospita un’area umida urbana di grande importanza per la biodiversità. Il lago, alimentato dalle acque sorgive, è il lago naturale più grande di Roma e ha una superficie di circa 10.000 metri quadrati. Il Parco è un’area di 14 ettari, parte dei quali sono pubblici e ospitano pini, palme, querce e cipressi, oltre a fontane naturalistiche e un’area per spettacoli all’aperto. Situato nell’area Pigneto-Prenestino, il parco è un esempio di come aree urbane possono ospitare zone umide e biodiversità. Il Lago ex-Snia, il cui nome ufficiale è Lago Sandro Pertini, è una di queste aree umide, alimentata dall’antico fosso della Marranella. L’area è stata recuperata dopo l’abbandono di un’ex fabbrica, la Snia Viscosa, e ha visto il completamento del parco pubblico nel 2000.

Il parco ospita un sistema di fitodepurazione integrata all’interno di uno spazio verde accessibile, dove l’acqua piovana viene raccolta e trattata per usi interni. L’intervento ha restituito un ambiente naturale fruibile alla cittadinanza, valorizzando una ex area industriale e creando un punto di riferimento per l’educazione ambientale.

Wetland di Amburgo e Amsterdam

Amburgo e Amsterdam sono tra le città europee che hanno investito in infrastrutture blu-verdi per migliorare la gestione dell’acqua e adattarsi ai cambiamenti climatici.

Ad Amburgo, le wetland sono inserite in progetti di riqualificazione urbana e resilienza climatica, in grado di immagazzinare e filtrare le acque in eccesso durante le piogge. I due laghi artificiali di Amburgo, il Binnenalster e l’Außenalster, sono esempi virtuosi di zone umide urbane integrate nel contesto cittadino. Nati come bacini idrici funzionali, oggi svolgono un ruolo multifunzionale: migliorano la qualità dell’aria, offrono habitat per la biodiversità, contribuiscono alla gestione delle acque piovane e rappresentano spazi ricreativi centrali per i cittadini.

Ad Amsterdam le zone umide artificiali fanno parte di un sistema integrato di canali, parchi e bacini, con funzioni ambientali, paesaggistiche e ricreative. Amsterdam e la sua area circostante vantano infatti diverse aree umide artificiali, frutto dell’ingegnosità olandese nella gestione delle acque. Tra queste, spiccano il Canale del Mare del Nord, che collega Amsterdam al Mare del Nord, il lago Markermeer (e l’arcipelago artificiale Marker Wadden che vi sorge) e il Parco Nazionale Weerribben-Wieden, una vasta zona umida d’acqua dolce.

 Entrambe le città dimostrano come sia possibile unire ingegneria ecologica e qualità urbana.

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Rosaria De Benedictis

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