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Come prevenire alluvioni, le strategie da seguire

Prevenire alluvioni, quali strategie adottare?
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In tempi recenti, il nostro Paese si è trovato a dover fare i conti con più di una inondazione. Andando a memoria, si possono ricordare quella nelle Marche, al termine dell’estate 2022, quella in Emilia Romagna, nella primavera 2023, e quella in Toscana, nello scorso mese di novembre. Non dobbiamo stupircene. Siamo ormai in una fascia climatica tropicale, nella quale le piogge sono più rare e copiose. Se a questo aggiungiamo che il 94% dei comuni italiani si trova in una zona a rischio idrogeologico, capiamo bene che è ormai indispensabile trovare il modo di prevenire alluvioni e allagamenti. Se non si troverà una soluzione, casi estremi come questi diverranno la norma.

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Tutti i fattori in gioco sul nostro territorio

In Italia frane, erosione costiera e alluvioni minacciano l’intero Paese. Questa è una caratteristica storica dello Stivale, sebbene nessuno se ne ricordi – probabilmente perché non vuole farlo – quando si tratta di costruire e cementificare. In seguito alla disastrosa alluvione di Ischia del 2022, l’Istituto Superiore per la Protezione e Ricerca Ambientale (ISPRA) aveva reso pubblico un rapporto relativo al rischio idrogeologico in Italia. Da tale ricerca risultava che più del 90% dei comuni italiani fosse in grave pericolo.

Le caratteristiche morfologiche e la posizione geografica del nostro Paese ci restituiscono uno degli ecosistemi più unici esistenti al mondo. Il suo terreno è fragile e insidioso, non predisposto a una urbanizzazione massiccia.

Se a questa peculiarità aggiungiamo le dinamiche meteorologiche attuali, caratterizzate da eventi estremi strettamente legati al cambiamento climatico, otteniamo una situazione esplosiva che ha la forza necessaria a creare le condizioni adatte per le esondazioni cui stiamo assistendo negli ultimi anni. Gli eventi climatici estremi sono oggi più frequenti e distruttivi che mai. Se sulla Romagna si scarica in una manciata di ore l’acqua che dovrebbe precipitare in 6 mesi, è naturale che il territorio non riesca ad assorbirla. La siccità sempre più frequente, poi, amplifica il problema. Quando la crosta (ovvero il suolo) è resa dura dall’assenza di umidità, fatica ancor di più a rispondere alle precipitazioni.

Prevenire alluvioni: una strada di campagna con i campi che costeggia completamente allagati
Grazie a politiche proattive e uno sfruttamento meno intensivo del fragile territorio italiano, sarebbe possibile ridurre i rischi connessi ad alluvioni ed esondazioni.

Le strategie da seguire per difendersi e prevenire alluvioni

Non ci si può voltare dall’altra parte e attendere che la situazione si risolva da sé. L’evidenza scientifica è ormai tanto chiara da apparire cristallina. Eventi di questo tipo saranno sempre più frequenti e dobbiamo farci l’abitudine. Per questo motivo, non è pensabile incrociare le braccia ma occorre attivarsi per mettere in campo efficaci strategie al fine di prevenire alluvioni.

Arginare il cambiamento climatico

“Le due alluvioni che hanno colpito, in sequenza, l’Emilia Romagna, sono eventi meteorologici estremi. Da soli non possono stabilire una tendenza climatica ma rientrano, a pieno titolo, all’interno di una variazione dimostrata da decenni di dati.”

Così ha affermato, a Wired, Serena Giacomin, la presidentessa dell’Italian Climate Network. È ormai da oltre 50 anni, a partire dagli anni ’70 dello scorso secolo, che si denunciano gli effetti nefasti del cambiamento climatico antropogenico. È infatti l’uomo il principale nemico del suo pianeta.

Le ondate di piena che hanno flagellato le regioni colpite dalle recenti esondazioni sono figlie di una situazione in gran parte riconducibile al surriscaldamento globale. Un periodo di calore severo, come quello che ormai riguarda l’intera bella stagione italiana, maggio e ottobre compresi, causa inevitabilmente una siccità. Quando poi sopraggiungono le precipitazioni, esse sono spesso violente, e si riversano su un suolo secco e duro, incapace di assorbire l’acqua. Il fluido allora scivola via, ingrossando fiumi e ruscelli che, inevitabilmente, esondano dai loro letti.

Il surriscaldamento globale è una condizione macroclimatica, non legata soltanto alla nostra penisola. Trovandoci però in un territorio fragile e sovraurbanizzato, è naturale ritrovarci tra coloro i quali pagano il prezzo più alto.

Rimuovere tutti gli ostacoli

Stando a quanto rivelato da Nature, i fiumi europei sono costretti da oltre 1,2 milioni di barriere. Queste dighe e ostacoli obsoleti frenano il naturale fluire del corso d’acqua, favorendo l’accumulo di detriti che agevola l’esondazione. Bruxelles è a conoscenza di questo problema e ha lanciato un’iniziativa denominata Dam Removal Europe (in italiano, rimozione delle dighe in Europa), appositamente per favorire la rimozione di tutte le barriere presenti all’interno dei bacini. Stando ai dati dello scorso anno, l’Italia è ampiamente ultima a livello continentale, nella speciale classifica dei liberatori di letti fluviali.

Nel nostro Paese, tra il 2021 e il 2022 non è stata rimossa neppure una diga. Nel resto della UE ne sono state fatte sparire 325 solo nei 12 mesi dello scorso anno. Se ai danni procurati dal global warming aggiungiamo il colpevole immobilismo della politica, difficilmente la situazione potrà apparire positiva.

Edificare in maniera non invasiva per prevenire alluvioni

Un’altra strategia per affrontare il rischio di alluvioni e allagamenti è quella di realizzare sul territorio infrastrutture adatte al contenimento. Un esempio sono le casse di espansione. Si tratta di grandi dighe che vanno poste ai lati del fiume, o all’interno del letto. Esse rallentano la corsa della piena e la fanno defluire lentamente. Simultaneamente, filtrano i detriti contribuendo a limitare le esondazioni. In aggiunta a ciò, danno origine a riserve d’acqua sfruttabili durante i periodi di siccità. Nelle zone di Modena, Parma e Reggio Emilia tali opere esistono già da tempo. Ciò ha contribuito a limitare i danni in Emilia durante l’alluvione che ha flagellato la Romagna.

Queste opere hanno un costo economico ingente e non portano alcun vantaggio politico sul breve termine. È molto probabile che la politica non le prenda in considerazione proprio per questo motivo.

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Mattia Mezzetti

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