Siamo agli ultimi scampoli di estate. La bella stagione è nota per il suo meteo clemente e la sua afa, ma anche per i temporali che la contraddistinguono, i quali sanno essere molto intensi e causare danni ingenti. Lo stiamo imparando a nostre spese con l’intensificarsi dei fenomeni cui assistiamo, puntualmente, da qualche anno a questa parte. Questi eventi, che in alcuni casi possono definirsi estremi, senza paura di esagerare, sono definiti dai meteorologi con il nome di downburst. In questo articolo di approfondimento vogliamo spiegare di che si tratta: vediamo cos’è il downburst e in che cosa consiste.
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Che cos’è il downburst?
Con il termine inglese downburst ci riferiamo a un fenomeno meteorologico caratterizzato da intense raffiche di vento di tipo lineare. Dobbiamo pensare a sventate piuttosto violente, le quali possono raggiungere anche i 120-130 km/h. Come spiegano i meteorologi di Gea Ets, si tratta di un fenomeno tipicamente subtropicale, ma comunque ormai frequente anche in Italia. È sempre associato a temporali di forte intensità.
In particolare, l’evento si può formare quando la corrente discensionale (in inglese downdraft, da cui il prefisso del termine) è molto forte e arriva al suolo tanto velocemente da provocare uno scoppio (detto anche burst). A questo punto, l’aria si espande orizzontalmente, provocando così fortissime raffiche di vento. Il risultato è un vero e proprio tempo da lupi, come si suol dire, che non solo ci rovina la giornata ma corre anche il rischio di provocare danni e complicazioni.
Il downburst non è un tornado
Il downburst, dunque, è un fenomeno molto violento, associato a forti grandinate e copiose precipitazioni. Si verifica con particolare frequenza in momenti di cambio stagione. Avviene a seguito di due movimenti ben specifici delle masse d’aria. Affinché si verifichi quella più calda deve salire mentre quella più fredda scendere. Quest’ultima, in realtà, precipita, dal momento che sfrutta un corridoio e si schianta, letteralmente, al suolo. La sensazione di scoppio e dovuta proprio a questo passaggio. Dopo l’esplosione generata dal contatto dell’aria con il terreno si propagano venti violentissimi, paralleli al suolo stesso.
Ciò significa che il downburst è molto diverso da un tornado, poiché in quest’ultimo il moto del vento è circolare, non orizzontale. Sebbene la violenza dei venti sia assimilabile, le somiglianze tra i due fenomeni terminano qui.
Temporali a supercella
Oltre ai downburst, si verificano anche i cosiddetti temporali a supercella, accompagnati da grandine di grandi dimensioni. Le supercelle sono tra i fenomeni più pericolosi per la potenza sprigionata nonché per i danni che possono causare. Parliamo infatti di immensi sistemi temporaleschi, alti fino a 10/12 km, al cui interno è presente una zona di bassa pressione, definita in termine tecnico mesociclone. Come spiegano i meteorologi del celebre servizio online Meteo.it:
“Con il caldo in ormai continuo aumento cresce pure l’energia potenziale generata dalla presenza di umidità e calore nei bassi strati dell’atmosfera. Questo comporta lo sviluppo di celle temporalesche imponenti, in grado di provocare eventi meteo estremi, come la grandine grossa, quella che misura oltre i 5-6 cm di diametro. Nei casi più rari, la supercella può innescare anche pericolosi tornado.”
Che cos’è il downburst in un esempio: la triste vicenda del Bayesian
In questo agosto da poco concluso abbiamo avuto un esempio lampante di quanto possa essere violento il downburst.
Al largo di Palermo, infatti, un’imponente imbarcazione come il Bayesian, lussuoso yacht di proprietà di uno degli uomini più ricchi del Regno Unito, è stata colpita da una violentissima tromba d’aria (che si sospetta fortemente fosse un downburst), nella notte del 19 agosto, che ne ha causato l’affondamento nonché la morte di numerose persone presenti a bordo, tra cui il proprietario del natante e sua figlia. Le indagini sull’incidente sono ancora in corso, nel momento in cui si scrive, e non si ha la certezza che si sia trattato di un downburst. Date le dinamiche, però, è molto probabile.
Consideriamo che fenomeni di questo tipo non sono così rari lungo le nostre coste e sui nostri mari.
Un simile evento, avvenuto nel luglio del 2008 nell’alto Adriatico e misurato dalla piattaforma oceanografica dell’Istituto di scienze marine del Consiglio nazionale delle ricerche (CNR-ISMAR), costituisce il precedente maggiormente studiato. La piattaforma che ha monitorato quell’evento, e alla quale si deve gran parte della nostra attuale conoscenza in termini di downburst, è posta a 15 chilometri dalla costa veneziana.
Lo studio di riferimento
Lo studio del CNR, iniziato dopo la registrazione del fenomeno del 2008 appena citato, è stato pubblicato nel 2012 sulla rivista Natural Hazards and Earth System Sciences. Esso attesta come, a seguito di un temporale nell’alto Adriatico, il vento sia passato in pochi minuti da una velocità di 3 metri al secondo a una di 30, ovvero di 108 chilometri orari. Le raffiche, in quell’occasione, sono andate ben oltre il massimo rilevabile dallo strumento per circa 15 lunghissimi minuti. Parliamo di 40 metri al secondo, ovvero 144 chilometri orari. Le onde sono passate da 30 centimetri a oltre 3 metri di altezza e la loro direzione cambiava continuamente.
Quando ci domandiamo cos’è il downburst, dobbiamo tenere a mente che si tratta di un fenomeno estremamente improvviso, capace di sconvolgere una porzione di mare, o terra, in pochi minuti.
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