Chiudi
Cerca nel sito:

Diritto alla casa con la rigenerazione urbana

edilizia residenziale pubblica
Condividi l'articolo

In Italia l’offerta di edilizia residenziale pubblica è nettamente inferiore alla media europea e soddisfa il 3 – 5% della domanda. Secondo l’Osservatorio nazionale sulle politiche abitative è necessario rilanciare le politiche per la casa senza consumo di suolo, facendo leva sulla rigenerazione urbana.

Un’offerta di edilizia residenziale pubblica (ERP) che in Italia soddisfa una quota risibile del bisogno. Partendo da questa certezza, le diciotto organizzazioni che compongono l’Osservatorio nazionale sulle politiche abitative e di rigenerazione urbana – Forum Disuguaglianze e Diversità, Caritas, Legambiente, Unione Inquilini, Sunia, UNIAT, Cgil, Cisl, Uil, Sicet, Forum Terzo Settore Lazio, Rete Numeri Pari, Libera, VAS-Verdi Ambiente e Società, Università La Sapienza, Politecnico di Milano, Politecnico di Bari, IUAV, Università di Catania, Università di Trieste – hanno presentato il 14 luglio un documento con le loro proposte in tema di politiche abitative. “Un punto di partenza anche nel dialogo, che finora è mancato, con le istituzioni”, hanno affermato le associazioni in un comunicato. “Dialogo necessario per un tema così rilevante, che richiede un impegno convinto e deciso da parte delle istituzioni e della politica”. Nel contesto delle proposte politiche, l’assunto che la risposta non possa passare per nuove colate di cemento, ma per la necessaria rigenerazione del patrimonio esistente e oggi inutilizzato.

L’edilizia residenziale pubblica rappresenta il 4% di tutte le abitazioni

L’abitare è oggi un diritto negato ad una parte sempre più significativa di popolazione. L’Osservatorio lo denuncia chiaramente nel documento “Rilanciare le politiche pubbliche per l’abitare” frutto del lavoro di un gruppo di esperti e ricercatori, sindacalisti ed esponenti del Terzo settore. E non si tratta più solo delle fasce di popolazione tradizionalmente destinatarie di un’abitazione di edilizia residenziale pubblica: ad esse si aggiungono, spiega l’Osservatorio, “nuove e diversificate situazioni di disagio grave, temporaneo o stabile, che colpiscono persone sempre più in difficoltà nel sostenere i costi dell’abitare”. A fronte di questi problemi, l’offerta pubblica di abitazioni e le politiche correlate risultano del tutto inadeguate. Le stime più accreditate indicano, secondo i dati dell’Osservatorio, una carenza di 500mila alloggi. Il patrimonio abitativo pubblico oggi è pari al 4% circa delle abitazioni complessive: in Paesi come Francia o Gran Bretagna i valori sono quattro volte superiori. Questo patrimonio esiguo permette di soddisfare tra il 3 e il 5% soltanto delle domande in graduatoria. Ma cambiare si può. Il documento chiede il rilancio dell’edilizia residenziale pubblica con un programma pluriennale e finanziamenti adeguati a sanare la carenza di offerta. Anche grazie alle Agenzie per la casa, che vengono proposte dall’Osservatorio come snodo territoriale in grado di coordinare i diversi interventi che, a livello locale, fronteggiano la povertà abitativa.

Tra 1 e 2 milioni di edifici pubblici e privati sono abbandonati

“L’altro messaggio fondamentale – sottolineano le associazioni dell’Osservatorio – è che questo obiettivo può e deve essere raggiunto senza ulteriore consumo di suolo”. Per garantire gli alloggi necessari non serve ulteriore cementificazione, ma si deve passare per la rigenerazione del tessuto urbano: “partendo dal recupero e dal riuso del patrimonio edilizio esistente e dismesso, privato e pubblico, aggredendo così anche uno tra i primi fattori di degrado nelle nostre città”. Il report dell’Osservatorio chiama a sostegno dati Istat, che riferiscono di un numero tra 1 e più di 2 milioni di edifici abbandonati su un totale di 40 milioni. Per alzare adeguatamente l’offerta di edilizia pubblica, sono state indicate quattro leve da utilizzare:

  • riqualificare le abitazioni ERP, adattandole alle nuove dimensioni dei nuclei familiari;
  • recuperare il patrimonio pubblico dismesso e inutilizzato. Operazione non semplice ma, come dimostrato da diverse esperienze, fattibile in presenza di una forte volontà politica;
  • recuperare il patrimonio privato inutilizzato, attraverso la leva della fiscalità, rendendo oneroso, al pari di molti Paesi europei, il mantenimento di case vuote e sfitte; diffondere e rendere sistematico l’autorecupero.

Secondo l’Osservatorio, infine, è importante che l’intervento si faccia carico non solo delle singole abitazioni ma anche dei quartieri in cui si trovano, guardando alle prospettive di sviluppo locale.

Ultime Notizie

Cerca nel sito