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Diritto alla riparazione elettronica, di cosa si tratta?

Diritto alla riparazione, gli strumenti
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Quando parliamo di diritto alla riparazione dell’elettronica – ma, in realtà, il principio è estendibile a molti altri prodotti – non dobbiamo sottovalutare la parola diritto. A Bruxelles è infatti in discussione una legge che sancisca l’obbligo, per i produttori, di rendere i propri dispositivi riparabili. Il principio su cui fa leva è quello di rispettare criteri di progettazione e montaggio che consentano una semplice riparazione. In alternativa, occorre fornire istruzioni su come procedere quando occorra riparare qualche componente e rendere i ricambi facilmente reperibili. I giganti dell’elettronica di consumo si comportano in maniera opposta, preferendo vendere un secondo prodotto piuttosto che ripararne uno già acquistato.

È proprio per questo motivo che, dagli USA all’Unione Europea fino all’Asia, sono nati dei veri e propri movimenti per il right to repair. Quella per il diritto alla riparazione non è soltanto una battaglia economica ed etica, bensì anche ambientale.

Leggi anche: “Diritto alla riparazione: via libera del Consiglio Europeo

Il diritto alla riparazione

La necessità di una netta presa di posizione a favore del diritto alla riparazione si deve alla comparsa della logica truffaldina dell’obsolescenza programmata. Con questo termine intendiamo la politica di molte aziende che spinge il consumatore a riacquistare lo stesso prodotto, a distanza di poco tempo, non per capriccio e neppure per necessità; bensì perché esso è diventato improvvisamente obsoleto. Naturalmente, questa logica si presta bene ai dispositivi elettronici, che possono diventare vecchi molto rapidamente se la casa madre non li aggiorna più o decide di cambiarne la componentistica chiave. Le multe ad Apple e Samsung di qualche anno fa hanno fatto scuola, a questo riguardo.

Non è solo la filiera elettronica a possedere questo demone, sebbene sia quella in cui esso è più facilmente riscontrabile. Per alcuni gruppi industriali, come ad esempio la già citata Apple, ricorrere all’obsolescenza pianificata è una vera e propria metodologia produttiva. L’azienda fu accusata di questa malpratica già nel 2003, ai tempi di iPod, perché si sospettava che le batterie usate fossero di infima qualità. Negli anni successivi, poi, si è più volte mostrata recidiva, nonostante le multe milionarie che ciclicamente ha dovuto pagare. L’obsolescenza è un subdolo modo di chiamare alla sostituzione e all’acquisto accelerato di dispositivi che, spesso, sono anche piuttosto cari.

In realtà, oltre al vil danaro, le compagnie elettroniche sfornano prodotti difficilmente riparabili anche perché hanno interesse che non vi mettano mano persone esterne all’azienda. Perché mai? I motivi sono fondamentalmente due. Il primo è quello di azzerare il possibile rischio di infrazioni alla sicurezza che vadano a danneggiare il consumatore. Il secondo, invece, è relativo alla tutela di eventuali segreti aziendali che potrebbero finire nelle mani del riparatore e, da lì, sulla pubblica piazza. Ciò comporterebbe un danno economico considerevole al produttore.

Il movimento per il right to repair

Diritto alla riparazione: un giovane consulta un manuale di riparazione online
Numerosi gruppi che si battono per il diritto alla riparazione mettono a disposizione manuali per aggiustare vari prodotti

L’obsolescenza programmata ha fatto giustamente innervosire molti consumatori, i quali, in numerosi casi, non sono rimasti con le proverbiali mani in mano. Nel corso degli ultimi anni sono sorti numerosi gruppi interni al movimento del right to repair, che significa diritto alla riparazione in inglese. Tra questi, segnaliamo i più noti:

  • IFixit: gruppo attivo in California, nato dall’inventiva di due studenti appassionati di tecnologia. Si tratta di un movimento a favore del diritto alla riparazione che tiene corsi e lezioni nelle quali insegna a risistemare praticamente qualsiasi cosa. Visitando il loro sito è possibile caricare e scaricare manuali di riparazione nonché migliorare quelli già disponibili online.
  • The Repair Association: altra realtà statunitense. Nata nel 2013, l’associazione rappresenta tutti i soggetti interessati alla riparazione e al riutilizzo della tecnologia. Si rivolge ad appassionati di fai da te; tecnici e riparatori indipendenti, slegati dalle iniziative delle grandi aziende; organizzazioni ambientaliste e mercato post-vendita. In questo luogo, virtuale ma anche fisico, in alcune aree degli States, i professionisti del settore delle riparazioni, o chi si diletta di fai da te possono incontrarsi e discutere questioni che riguardano ogni aspetto tecnico-pratico. L’associazione sollecita la creazione di una rete tra i suoi membri e desidera far progredire il settore del riutilizzo.
  • Repair.eu: community europea basata sulle due statunitensi già descritte. Ne fanno parte attori dell’economia sociale, appassionati di autoriparazione, cittadini preoccupati e tecnici oppure membri di gruppi dediti ad aggiustare oggetti vari.

Il diritto alla riparazione in Italia

Nel nostro Paese, esiste una legge dedicata a come comportarsi con prodotti difettosi o malfunzionanti. Ogni consumatore ha il diritto di chiedere la riparazione oppure sostituzione del prodotto, entro due anni dalla consegna del bene (la cosiddetta garanzia legale). In aggiunta, è previsto che sul manuale di istruzioni siano riportate informazioni e stime, quanto più precise possibile, relativamente alla durata di vita. Quando il consumatore si rende conto della non conformità del prodotto ha diritto alla sua riparazione, sostituzione o, in ultima istanza, al rimborso. La scelta in base a come procedere va fatta in ordine di priorità:

  • la riparazione può essere richiesta in caso di problemi non imputabili all’utente e deve essere fornita senza alcuna spesa;
  • la sostituzione, anch’essa gratuita per il consumatore, va effettuata quando la riparazione comporti un considerevole inconveniente per l’utente, in termini di attesa o difficoltà;
  • il rimborso del prezzo è una sorta di ultima spiaggia. Qualora non sia possibile risolvere percorrendo una delle due strade già indicate, si potrà ricorrere a questa.

Leggi anche: “Obsolescenza programmata: 5 modi per combatterla

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Mattia Mezzetti

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