Quello dei giardini effimeri è un verde temporaneo, non destinato a durare ma pensato piuttosto per mostrare a cittadini e turisti quale aspetto potrebbero avere piazze, strade e città se la pianificazione urbana tenesse maggiormente conto della natura.
Quando parliamo di giardini effimeri stiamo descrivendo aree verdi temporanee, ove sono state messe a dimora specie arboree, arbusti, piante aromatiche e fiori. Si tratta di installazioni vere e proprie. Queste consentono di comprendere il ruolo benefico degli alberi in ambiente urbano. Simili soluzioni, seppur non destinate a durare nel tempo, si rivelano molto importanti al fine di assorbire gli inquinanti e migliorare il microclima. L’idea alla base di questi temporary garden è quella di sensibilizzare e sottolineare quanto sia essenziale un netto cambiamento di paradigma. Ci troviamo in un’epoca nella quale c’è molta attenzione al pianeta, ma gli stimoli concreti sembrano scarseggiare.
Che cosa sono i giardini effimeri
L’aggettivo effimero descrive principalmente la longevità del giardino cui si riferisce. Lo qualifica come spazio verde temporaneo, realizzato per durare soltanto un periodo limitato di tempo, in seguito al quale sarà rimosso. Frequentemente, si tratta di allestimenti che ricordano più opere d’arte che giardini, ma portano ugualmente verde e natura in luoghi urbani o pubblici. Questi parchi, che possono essere piccoli o grandi, a seconda dell’area sulla quale insistono, hanno lo scopo di creare un momento di bellezza e connessione con la natura. Non si tratta di un obiettivo effimero, bensì di una vera e propria azione di sensibilizzazione verso i temi ambientali.
Non di rado i giardini effimeri si allestiscono per eventi specifici, come festival, ricorrenze o esibizioni. Generalmente si stendono in aree urbane. Le favorite sono parchi, piazze e aree in disuso, abbandonate a loro stesse. L’idea di fondo è quella di portare la natura laddove solitamente non la si trova. È sempre presente una finalità educativa: sensibilizzare giovani e adulti al rispetto e alla tutela del pianeta e dell’ambiente. Per meglio raggiungere tale scopo, non è raro scegliere la via dell’interattività e invitare il visitatore a protendere le proprie mani verso il verde, in un gesto che non vuole certo essere soltanto simbolico.
I benefici ambientali e sociali del verde temporaneo
I giardini effimeri o pensili, così come il verde verticale e le altre non più così avveniristiche soluzioni studiate al fine di portare alberi in città, seppure soltanto temporaneamente, garantiscono numerosi benefici ambientali e sociali. Le piante ombreggiano, assorbono e mantengono acqua piovana, catturano e riducono l’anidride carbonica, tengono sotto controllo le temperature estive e, da ultimo ma non meno importante, tutelano e aumentano la biodiversità.
Accanto a questi vantaggi, però, abbiamo anche alcune problematiche dovute all’installazione di verde in città. Pensiamo, per esempio, a marciapiedi dissestati dalle radici, o a strade sconnesse a causa della presenza di vegetazione. E che dire del maltempo che può sradicare la pianta e bloccare strade e altre vie di comunicazione? Quando gli alberi sono sacrificati e non perfettamente in salute, né ottimamente posizionati, fanno grossa difficoltà a convivere con la pavimentazione circostante. La messa a dimora di arbusti in città non è mai semplice, in quanto le esigenze delle piante sono completamente diverse da quelle urbane.
La fragilità di questo difficile equilibrio richiede soluzioni nuove e sempre più all’avanguardia. Per questo motivo si parla frequentemente di verde tecnologico, al fine di realizzare foreste urbane, più o meno imponenti, ovunque sia possibile farlo. Piazze, marciapiedi, piste ciclabili caratterizzate da compresenza di pavimentazioni urbane e piante ad alto fusto si stanno sempre più diffondendo nel mondo e, in svariati casi, la loro presenza è prevista soltanto per un limitato periodo di tempo, in modo da garantire per quell’intervallo i benefici associati, senza impattare eccessivamente sulle infrastrutture cittadine.
Riduzione dell’effetto isola di calore
Tra i principali problemi connessi alla vita in città c’è quello dell’effetto isola di calore. Il surriscaldamento globale sta enfatizzando tale questione e i grandi centri urbani sono sempre più roventi, estate dopo estate. Ciò si deve, in buona parte, al fatto che tali aree sono sovraffollate di infrastrutture in cemento e metallo, materiali che tendono a infuocarsi e aumentare la temperatura. La presenza di alberi e piante ad alto fusto garantisce un’ombreggiatura costante e uno schermo naturale alla violenza dei raggi solari. Studi e ricerche di scienze ambientali – tra cui uno piuttosto celebre pubblicato nel 2019 negli USA – certificano come, all’aumentare della presenza di alberi in un’area circoscritta, diminuisca la temperatura media.
Riappropriazione dello spazio pubblico

Da un punto di vista più prettamente sociale, invece, l’importanza di allestire giardini effimeri si traduce in una riconsegna di spazi pubblici al cittadino. Uno spazio alberato è più vivibile di uno privo di vegetazione, proprio perché quest’ultimo sarà molto più caldo. La permanenza su una panchina ombreggiata può essere ben più lunga di quella su una esposta per tutto il dì al sole e, di conseguenza, infuocata. E lo stesso ragionamento è valido per un percorso misto pedonale/ciclabile. Quanti utenti in più lo percorreranno se sarà in grado di mantenerli al fresco in una calda giornata estiva, magari consentendo loro di ascoltare il canto degli uccellini o fotografare qualche curioso scoiattolo?
Come progettare giardini effimeri a basso impatto
Progettare giardini e spazi verdi non riguarda soltanto l’estetica. L’operazione può contribuire in modo significativo alla sostenibilità ambientale e al benessere delle persone che vivono tali aree (e dovrebbe farlo, o si tratterebbe di poco più della creazione di un più ampio soprammobile da ammirare). Che si tratti di un piccolo giardino privato, o di un grande parco pubblico, che lo spazio sia destinato a durare per sempre o a essere rimosso dopo alcune settimane, è importante affidarsi a una progettazione sostenibile. Ciò permette di risparmiare risorse, ridurre l’impatto ambientale e creare un ambiente sano.
La scelta delle piante è il primo passo. Privilegiare specie autoctone e, magari, resistenti alla siccità, aiuta a ridurre il consumo d’acqua e garantisce una manutenzione meno intensiva. Le specie locali sono più adatte al clima e necessitano di meno trattamenti chimici. In aggiunta, contribuiscono a sostenere la biodiversità locale, offrendo un habitat accogliente a insetti e piccoli animali. Il secondo step è l’installazione di un sistema di irrigazione ben progettato. La sua presenza fa la differenza in un giardino sostenibile. Utilizzare soluzioni come l’irrigazione a goccia, o i tecnologici sensori di umidità, permette di distribuire l’acqua in modo mirato, evitando sprechi mentre si ottimizzano i consumi.
Sebbene non sia necessario progettare con lungimiranza, quando si creano giardini effimeri, pensare a lungo termine non è mai un errore. Inserire elementi naturali quali laghetti, rocce decorative, o muretti a secco può favorire l’aumento della biodiversità e fornire un rifugio naturale a piccoli animali e insetti. Questi elementi richiedono poca manutenzione e possono diventare punti focali, che renderanno il giardino unico e memorabile. Una volta rimossa l’installazione, qualcuna delle specie attirate potrebbe magari scegliere di (ri)stabilirsi in loco piuttosto che optare per allontanarsene.
Esempi di interventi riusciti e buone pratiche memorabili
Per loro natura, i giardini effimeri restano impressi nella memoria e non sul territorio. Negli ultimi anni vi sono stati alcuni esempi di installazioni che, nonostante la loro breve esistenza, sono considerate memorabili. Nel 2019, in occasione del locale Festival dei Giardini, lungo i sentieri della Costa Azzurra furono realizzati ben 23 giardini effimeri, capaci di rispecchiare la ricchezza e la varietà di questa suggestiva terra bagnata dal Mediterraneo.
A Mentone, Nizza, Cannes e Grasse, botanici e appassionati di giardinaggio diedero vita a opere estremamente affascinanti, oltre che in costante dialogo con la natura circostante. A Mentone, protagonista assoluto fu il limone, uno dei prodotti più popolari della zona che, in quanto specie autoctona, fu utilizzato in quasi tutti i giardini effimeri posizionati da queste parti. Nel centro di Grasse, borgo medievale non troppo noto ma con una tradizione secolare nella produzione di profumi, si puntò molto sull’aspetto olfattivo del giardino effimero. Qui ci si allontanò un pò dall’idea della specie autoctona per massimizzare fragranze e profumi dei fiori e delle piante selezionate.

Festival urbani, parklet e arredo verde
Eventi e festival come quello tenuto in Costa Azzurra sono la migliore occasione per ammirare giardini effimeri. Le amministrazioni comunali e i municipi, infatti, tendono a puntare maggiormente su un arredo verde duraturo e non amovibile. Ciò si deve probabilmente al fatto che la cittadinanza farebbe fatica ad avallare una spesa sensibile di fondi per un giardino che durerebbe poco tempo.
Le aree dove è più facile trovare un giardino effimero, in città, sono quelle denominate parklet. Si tratta di estensioni, spesso temporanee, del marciapiede, che vanno a creare spazio tra questo e la carreggiata destinata alle automobili. Spesso sono utilizzati dai locali come dehor, perché danno modo all’esercizio di aggiungere qualche tavolino e aumentare il numero di coperti. In altre occasioni, però, sono arricchiti con piante e specie vegetali. Quando ciò accade, divengono giardini effimeri a tutti gli effetti.
Collaborazione tra cittadini e amministrazioni
La trasformazione di un parklet in area verde di questa tipologia rappresenta un possibile punto di incontro tra cittadino e amministrazione, in chiave ecologica. Il comune potrebbe limitarsi a installare il parklet (spesso si tratta semplicemente di delimitare una piccola area circoscritta) e assegnare al vicinato la responsabilità di realizzare il giardino effimero, oltre a quella di curarlo. Si tratterebbe di un’occasione di collaborazione comunitaria, nonché di una possibilità di rigenerazione urbana dal basso. Certo, durerebbe soltanto per un periodo di tempo, ma potrebbe aprire a nuove partnership di questo tipo in futuro e, magari, dare il via a tradizioni virtuose o eventi sociali.