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Idrocarburi sversati: nuovo prodotto italiano ne permette il riutilizzo

petrolio in mare
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Nel 2021 Grafysorber ha consentito il recupero di 7.000 tonnellate di petrolio, per un valore di 12 milioni di euro. L’Agenzia americana per la protezione ambientale lo ha autorizzato anche negli USA.

Assorbe idrocarburi e olii dispersi con un’efficienza cinque volte superiore rispetto alle altre soluzioni sul mercato, garantisce l’azienda produttrice. Permette di recuperarli e, una volta che ha svolto la sua funzione, può essere riciclato. Parliamo di un prodotto tutto italiano: si chiama Grafysorber ed è realizzato da Directa Plus, azienda comasca quotata alla borsa di Londra e specializzata nella produzione di grafene, operativa all’interno del parco scientifico ComoNext. Grazie a questa tecnologia, ormai giunta alla fase commerciale, l’anno scorso sono state recuperate 7.000 tonnellate di petrolio.

Come funziona

Disponibile in un’ampia gamma di barriere e cuscini assorbenti di diverse dimensioni e formati, Grafysorber è composto di pacchetti di fogli di grafene ottenuti attraverso un processo fisico ad altissima temperatura, senza l’uso di additivi chimici. Grafysorber ha una capacità assorbente selettiva rispetto agli idrocarburi e agli oli presenti in acqua: non solo li assorbe e lo fa molto rapidamente, ma ne consente il successivo recupero e impiego in raffineria, sia in caso di sversamenti accidentali in mare, sia all’interno dei processi industriali. Nel corso del 2021, grazie a questa tecnologia sono state recuperate 7.000 tonnellate di petrolio, equivalenti a 124.600 barili, che al prezzo corrente valgono quasi 12 milioni di euro. E in un momento caratterizzato da prezzi dell’energia alle stelle, la possibilità di recuperare il petrolio perso nei processi industriali rappresenta un valore ambientale ed economico rilevante. “Finché il petrolio costava 40 dollari al barile la nostra tecnologia era interessante soprattutto da un punto di vista ambientale – ha commentato Giulio Cesareo, fondatore e amministratore delegato di Directa Plus – oggi assume importanza anche per la possibilità di recupero di materia prima grazie alle barriere galleggianti”. Cesareo racconta la genesi del prodotto: “lo abbiamo sviluppato per evitare che le macchie oleose in mare si espandessero, poi lo abbiamo proposto per le acque di pulitura delle cisterne, negli impianti. È così possibile separare grandi quantitativi di petrolio da rimandare in raffineria. Dopo anni di esperimenti, anche in mare in Oman, abbiamo acquisito una società rumena (Setcar, società di servizi ambientali e bonifiche, ndr) con 160 persone, per incrementare la possibilità di agire sul campo”. Directa Plus ha sviluppato un’unità di produzione mobile che può essere condotta vicino al luogo previsto per l’utilizzo di Grafysorber, così da garantire tutta la quantità di materiale necessaria evitando il trasporto del prodotto finito.

L’eccellenza italiana nelle nanotecnologie

Diversi i riconoscimenti ricevuti da Grafysorber. Presentato a Barcellona nel 2015 durante un evento organizzato dalla Commissione Europea, il progetto GEnIuS, acronimo di Graphene Eco Innovative Sorbent, precursore del Grafysorber, è stato selezionato e nominato dalla Commissione tra i 5 migliori progetti ecologici nell’ambito del programma europeo CIP Eco-Innovation. Nel 2018, a Ecomondo, ha ricevuto il Premio Sviluppo Sostenibile per il trattamento delle acque reflue. All’inizio di aprile, inoltre, Grafysorber è stato autorizzato dall’Epa, l’Agenzia per la protezione ambientale degli Stati Uniti, per l’uso in tutti i processi di recupero di idrocarburi. “Un riconoscimento della qualità del nostro lavoro e dell’eccellenza italiana nello studio e nello sviluppo di soluzioni basate sulle nanotecnologie e in particolare sul grafene, materiale scoperto solo nel 2004”, rimarca Cesareo.

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