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Idrogeno: approvato il sostegno pubblico alla filiera

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La Commissione europea ha approvato l’iniziativa comunitaria Hy2Tech, che supporterà 41 progetti per lo sviluppo della filiera dell’idrogeno, con 5,4 miliardi di euro di finanziamenti pubblici e coinvolgendo 35 imprese. Attesi miglioramenti in termini di prestazioni, sicurezza, impatto ambientale e efficienza dei costi.

Via libera dalla Commissione europea agli aiuti pubblici a sostegno della filiera dell’idrogeno con l’approvazione dell’IPCEI Hy2Tech, iniziativa di interesse comunitario dedicata alla ricerca e l’applicazione industriale per lo sviluppo della catena dell’idrogeno. L’ok della Commissione è arrivato la settimana scorsa, dopo aver riscontrato il rispetto delle caratteristiche fondamentali di tutti gli IPCEI (importanti progetti di interesse comunitario): il sostegno di un obiettivo comune; lo sviluppo di tecnologie e processi oggi non offerti dal mercato; la necessità del sostegno pubblico; la mancanza di impatto sulla concorrenza. Il progetto è stato redatto e notificato congiuntamente da quindici Stati membri: Austria, Belgio, Cechia, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Italia, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Slovacchia e Spagna. Questi Paesi forniranno 5,4 miliardi di euro di finanziamenti pubblici, che dovrebbero, queste le attese, sbloccare altri 8,8 miliardi di euro in investimenti privati. Sono 35 le aziende europee coinvolte (tra cui 6 aziende italiane) che parteciperanno a 41 progetti relativi alla filiera dell’idrogeno. “Tutti i 41 progetti che fanno parte dell’IPCEI – sottolinea la Commissione – sono altamente ambiziosi, in quanto mirano a sviluppare tecnologie e processi che vanno oltre ciò che il mercato offre attualmente e consentiranno importanti miglioramenti in termini di prestazioni, sicurezza, impatto ambientale e efficienza dei costi”.

Sei aziende italiane nei progetti di sviluppo della filiera dell’idrogeno

I partecipanti diretti ai 41 progetti, sottolinea la Commissione, coopereranno tra loro e attiveranno collaborazioni con oltre altri 300 partner esterni, come Università, organismi di ricerca e pmi in tutta Europa. “Questo progetto – ha commentato Margrethe Vestager, vicepresidente esecutiva della Commissione responsabile della Politica di concorrenza – è un esempio di cooperazione europea molto ambiziosa in nome di un obiettivo comune fondamentale”. Le tempistiche di questo IPCEI variano in funzione dei singoli progetti e delle aziende coinvolte. Le aziende italiane coinvolte nell’ IPCEI sull’idrogeno: Ansaldo, De Nora e Enel sul fronte della tecnologia di generazione dell’idrogeno; ancora Ansaldo, De Nora e poi Fincantieri per la tecnologia sulle celle combustibili; Enel sulla tecnologia di stoccaggio, trasporto e distribuzione; e infine Alstom Italia, Fincantieri e Iveco Italia per le tecnologie dirette all’utente finale.

Con lo sviluppo dell’idrogeno un passo avanti verso la transizione energetica

“L’idrogeno ha un enorme potenziale per il futuro. Investire in queste tecnologie innovative può però essere rischioso per i singoli Stati membri o le singole imprese. È qui che entrano in gioco le norme sugli aiuti di Stato per gli IPCEI”, ha dichiarato Margrethe Vestager. Secondo Thierry Breton, Commissario per il Mercato interno, “in questo modo si favorisce la transizione verso l’energia pulita delle industrie ad alta intensità energetica e si riduce la nostra dipendenza dai combustibili fossili. Con questo IPCEI la produzione di idrogeno dell’Unione europea passerà dai laboratori alle fabbriche e la leadership tecnologica della nostra industria diventerà anche una leadership commerciale”. Vannia Gava, Sottosegretario alla Transizione ecologica, ha commentato il via libera della Commissione affermando che “consentirà al nostro Paese di sviluppare la ricerca e realizzare infrastrutture per la generazione, lo stoccaggio, il trasporto e la distribuzione dell’idrogeno. Questi investimenti, consentiranno non solo di progettare un’Italia più moderna e pulita, dando un importante contributo alla transizione ecologica, ma potranno avere anche importanti ricadute sul nostro sistema economico, generando direttamente migliaia di posti di lavoro”.

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