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Il clima cambia: ecco come le città progettano l’adattamento

Rotterdam
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Sono decine le città italiane che hanno ottenuto finanziamenti per progetti di adattamento ai cambiamenti climatici. Un po’ in ritardo rispetto al resto d’Europa, dove il percorso è iniziato già dal 2013, con l’approvazione della Strategia europea di adattamento ai cambiamenti climatici.

La crisi climatica è già qui. Il clima sul pianeta è già cambiato, con temperature sempre più alte e siccità ma anche bombe d’acqua e inondazioni: in Italia nel 2022 sono stati quasi un terzo in più rispetto al 2021. Oltre alla mitigazione, cioè alla riduzione delle emissioni di gas climalteranti che sono all’origine della crisi climatica, sono necessarie iniziative di adattamento, per limitare i danni prodotti dall’estremizzazione del clima. Alcune città sono al lavoro anche grazie al “Programma sperimentale di interventi per l’adattamento ai cambiamenti climatici in ambito urbano”, emanato nel 2021 dall’allora Ministero della Transizione Ecologica, per finanziare proprio questo tipo di azioni, con 80 milioni di euro circa. E sono decine le aree urbane che hanno presentato e ottenuto finanziamenti per almeno un progetto di adattamento. L’Osservatorio CittàClima 2022 di Legambiente li ha mappati.

I progetti di adattamento ai cambiamenti climatici nelle città italiane

A Cremona sono stati ammessi al finanziamento due progetti di adattamento. Un primo intervento riguarda i “Boschi del Villetta”, e prevede la forestazione di due aree situate a sudest della città, la piantumazione di un’area a nord del comparto ospedaliero e quella di due fasce perimetrali stradali di viale Concordia, che serviranno come barriera verde di contenimento dell’isola di calore causata dalla strada. La superficie totale delle aree da piantumare è di quasi 23mila mq. Sempre in viale della Concordia, il secondo progetto, “La strada in verde”, prevede la rimozione della pavimentazione esistente per ripristinare la permeabilità del suolo. Il progetto “Le scuole verdi” a Lucca punta a ridurre gli effetti dei cambiamenti climatici – in particolare le sempre più diffuse isole di calore urbano – tutelando, oltre agli spazi all’aperto, le scuole, che riceveranno beneficio diretto e indiretto dalla piantumazione di alberature ad alto fusto e dalla rimozione dell’asfalto dalle zone adiacenti agli edifici. Il principale effetto atteso è il raffrescamento della temperatura esterna e interna agli edifici. A Terni, nel piazzale delle ex officine Bosco, è prevista la realizzazione di aree verdi e sistemi di barriere alberate per evitare l’effetto isola di calore e rendere l’area resiliente alle piogge. Saranno portati avanti interventi di edilizia climatica, tetti e pareti verdi, boschi verticali, barriere alberate, sistemi di coibentazione e ventilazione naturale, tetti freddi e ventilati, con la copertura a verde pensile della pista ciclabile. Saranno realizzate anche una lunga pensilina ombreggiata sul perimetro esterno di una scuola, con un’area verde nella parte centrale del piazzale, pavimentata con soluzioni drenanti e a elevato indice di riflettanza solare. Forestazione anche a Viterbo, in quattro diverse aree urbane e peri-urbane per un’estensione complessiva di 2 ettari. Un secondo intervento prevede poi la realizzazione di un sistema di raccolta delle acque meteoriche, che verranno filtrate in aree di bioritenzione, finiranno in serbatoi di accumulo e verranno poi utilizzate per l’irrigazione. A Roma, col progetto “Forestazione lineare per la riconnessione ecologica”, si punta alla ricostituzione dei corridoi ecologici grazie alla piantumazione di 350 alberi lungo la via Nomentana, viale Etiopia, viale Tiziano, viale Maresciallo Pilsudski e viale delle Belle Arti, tutte arterie stradali caratterizzate da ondate e isole di calore e dalla discontinuità delle alberature. La vasca di laminazione Fosso di Gregna mira invece a risolvere le problematiche di allagamento dell’area: accanto alla raccolta, grazie all’abbattimento degli inquinanti, è previsto anche il riuso delle acque accumulate. A L’Aquila verrà realizzata una nuova area verde di 17mila metri quadrati, con la piantumazione di circa 800 alberi autoctoni in prossimità della zona industriale di Pile, che sarà funzionale sia alla mitigazione dell’inquinamento che a quella degli effetti dei cambiamenti climatici. Saranno poi allestiti due giardini della pioggia, dove un sistema di raccolta delle acque piovane sarà integrato all’interno delle aree verdi.

I progetti di adattamento ai cambiamenti climatici in Europa

In Europa il percorso di adattamento è iniziato da tempo, grazie all’approvazione nel 2013, da parte della Commissione europea, della “Strategia di adattamento ai cambiamenti climatici dell’Unione europea”, aggiornata nel 2021 proprio al fine di aiutare i Paesi a pianificare le proprie attività. A Copenaghen si è deciso di procedere in base a tre priorità di azione: allargare il sistema fognario per aumentarne le capacità ricettive in caso di forti piogge; utilizzare sistemi di drenaggio urbano per gestire localmente l’acqua piovana, ritardandone il deflusso in fogna; guidare il flusso di acqua, in caso di alluvioni, dirottandolo verso luoghi non sensibili all’allagamento, come ad esempio parcheggi e parchi. A Rotterdam l’80% della città, nel cuore del delta del Reno, è collocata al di sotto del livello del mare. Per questo, nelle aree al di fuori degli argini, saranno realizzati dei quartieri galleggianti, che si adattano alla fluttuazione dei livelli dell’acqua. Mentre nella parte centrale della città si sperimentano soluzioni di retrofitting sensibili al clima, per rifunzionalizzare strutture esistenti: è il caso, ad esempio, di un garage sotterraneo che è diventato un collettore di 10 mila metri cubi di acqua. A Cardiff le iniziative di adattamento climatico puntano sul detombamento dei corsi d’acqua, per riportare a condizioni di naturalità un fiume o un canale in precedenza occlusi. Il Dock Feeder Canal, lastricato più di sette decenni fa, sarà protagonista di un importante rinnovamento del centro città: il progetto, iniziato a febbraio 2022, vedrà il canale aperto e trasformato in uno spazio pubblico verde, con posti a sedere all’aperto e un’area per spettacoli. Saranno costruiti una serie di giardini pluviali, con terriccio e piantumazioni specifiche per trattare le acque superficiali e rimuovere gli inquinanti prima che l’acqua defluisca nel canale. Misure che eviteranno l’arrivo di 3.700 metri cubi di acqua nella rete fognaria, riducendo rischi di sovraccarico e costi di trattamento dell’acqua.

In Giappone la più grande struttura al mondo per il controllo delle inondazioni

Secondo le stime dell’Agenzia meteorologica nazionale, in Giappone le precipitazioni sono aumentate in intensità del 30% negli ultimi tre decenni. L’innalzamento del livello degli oceani rende la regione metropolitana di Tokyo, con 38 milioni di abitanti, vulnerabile alle mareggiate. Nel 2006 a Kasukabe, a nord della capitale, è stato realizzato il progetto G-Cans, la più grande struttura sotterranea al mondo per il controllo delle inondazioni. Si tratta di cinque cisterne verticali sotterranee, profonde 75 metri, che assorbono l’acqua piovana proveniente da quattro fiumi a nord di Tokyo. Una serie di tunnel collega le cisterne a un grande serbatoio, più grande di un campo da calcio. Da quel serbatoio, le pompe industriali scaricano l’acqua di inondazione, a un ritmo controllato, nel fiume Edo, sistema fluviale più grande che sfocia nella baia di Tokyo.

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