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Il Quinto Conto Energia e le sue implicazioni per le rinnovabili

Quinto Conto Energia: un installatore monta un pannello su un tetto
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Il Quinto Conto Energia, talvolta scritto anche nella forma V Conto Energia, ha fatto la storia delle rinnovabili in Italia. Sebbene sia ormai un concetto del quale parlare al passato, in quanto scaduto da 10 anni, le sue implicazioni per le rinnovabili hanno uno strascico oggi. Per tal motivo questo approfondimento lo ha riesumato, per così dire. Desideriamo ripercorrere la storia del Quinto Conto Energia, nelle righe seguenti, proprio per sottolineare e mettere adeguatamente in luce quanto abbia significato per il percorso di transizione energetica del nostro Paese.

Il Quinto Conto Energia: dentro la storia del rinnovabile

Il Conto Energia è stato forse il più importante incentivo messo a disposizione dal Governo italiano per sollecitare la transizione energetica verso le fonti rinnovabili. Esso aveva il dichiarato obiettivo di valorizzare l’energia elettrica prodotta, in maniera pulita, da impianti fotovoltaici connessi alla rete nazionale. La sua nascita si deve al Decreto ministeriale del 28 luglio 2005, denominato Primo Conto Energia Fotovoltaico. Da quel momento in poi, il concetto è mutato e si è evoluto fino a giungere alla sua ultima versione, ribattezzata V Conto Energia dal momento che le versioni precedenti erano quattro. A partire dal 27 agosto 2012 è entrato in vigore il decreto del 5 luglio, definitivamente scaduto un anno dopo.

Il Quinto Conto Energia prevedeva incentivi diversi a seconda della tipologia di installazione e della potenza nominale dell’impianto montato. Tale normativa garantiva un accesso diretto alle agevolazioni per svariate categorie di sistemi fotovoltaici:

  • allestimenti con potenza fino a 50 kW, realizzati su edifici con moduli installati in sostituzione di coperture, previa completa rimozione di eternit oppure amianto;
  • impianti non più potenti di 12 kW;
  • sistemi a concentrazione e dalle caratteristiche – al tempo – innovative;
  • allestimenti realizzati da pubbliche amministrazioni mediante svolgimento di procedure di pubblica evidenza;
  • sistemi di pannelli fotovoltaici compresi tra i 12 e i 20 kW. Questi potevano venire montati, all’epoca, con una tariffazione ridotta del 20% rispetto a quella spettante ai pari impianti iscritti a Registro.

Il Gestore dei Servizi Energetici (GSE) poteva inserire tra i beneficiari del Quinto Conto Energia anche impianti non dotati delle caratteristiche ora descritte. Esso teneva infatti una propria graduatoria dei sistemi fotovoltaici, concedendo a ogni allestimento dotato di requisiti specifici di poter beneficiare dell’incentivo di una delle altre tipologie.

Quinto Conto Energia: una casa con pannelli solari montati sul tetto
Il Quinto Conto Energia preferiva incentivi diversi a seconda della tipologia di impianto fotovoltaico montata

Il bilanciamento della remunerazione

A differenza delle agevolazioni in vigore prima del 2012, il Quinto Conto Energia remunerava con tariffa omnicomprensiva la quota netta di energia immessa nella rete dal singolo impianto. In aggiunta, applicava un premio definito di autoconsumo, destinato allo sfruttamento in sito. L’unità immobiliare – o industriale – che produceva energia elettrica grazie al fotovoltaico era pagata sia per l’energia immessa in rete, sia per quella consumata in loco.

La tariffa applicata in autoconsumo era sistematicamente più bassa di quella di vendita, definita omnicomprensiva. Attenzione però a non essere tratti in inganno: ciò non significa che fosse sempre conveniente vendere quanta più energia possibile. Consumandone di più si poteva infatti mettere assieme un buon guadagno, grazie alla tariffa premio sommata al valore del risparmio sui prezzi vigenti dell’energia.

Un’esemplificazione della convenienza del Quinto Conto Energia

Vediamo di fare un pratico esempio, per tradurre in numeri quanto appena evidenziato. Immergiamoci nella situazione sociale, geopolitica ed economica del 2012, profondamente diversa da quella attuale e contraddistinta da prezzi per l’energia che non erano quelli odierni.

Il titolare di un impianto fotovoltaico da 3 kW di picco, capace di produrre circa 3.000 kWh ogni anno, poteva autoconsumare il 30% dell’energia prodotta nei 6 mesi più caldi, e conseguentemente luminosi, dell’anno e il 55% in quelli più freddi e bui. Tarando il suo consumo sulla media dei prezzi dell’energia di 12 anni fa ci si accorge che, sfruttando per 12 mesi il 30% del proprio potenziale, il guadagno annuale sarebbe stato di 808 euro rispetto al vicino di casa allacciato alla rete, che non produceva in proprio. Utilizzando per l’intero anno solare il 55% della propria energia, invece, lo stesso titolare avrebbe potuto ritrovarsi nel portafoglio 912 euro in più, il 31 dicembre.

Naturalmente, l’intero calcolo è basato su stime e non tiene in considerazione variabili locali e sistemiche. È però sufficiente a dare un’idea di come fosse possibile raggiungere un guadagno sensibile puntando sul rinnovabile fotovoltaico.

Un accordo ventennale

Gli intestatari del Quinto Conto Energia potevano godere dei suoi benefici per i 20 anni successivi, approfittando del congelamento della tariffa. Di fatto, chi ha attivato il V Conto a cavallo tra il 2012 e il 2013 resterà sotto la sua tutela per altri 10 anni.

Gli incentivi del Conto Energia hanno avuto il merito di avvicinare molti italiani al mondo delle rinnovabili, a prendere coscienza del tema energetico e delle sue implicazioni sul pianeta.

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Mattia Mezzetti

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