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Inchiesta Forever Lobbying Project sui PFAS in Europa: “Bonificare ci costerà 100 miliardi all’anno”

Mamme Nopfas
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La seconda puntata dell’inchiesta europea sui PFAS coordinata da Le Monde punta i riflettori sul lavoro delle lobby e stima i costi di bonifica in Europa

Dopo aver riunito nel 2023 giornalisti ed esperti europei sotto la guida di Le Monde per rivelare e mappare, per la prima volta, la portata della contaminazione da PFAS in tutta Europa, a gennaio di quest’anno torna l’inchiesta internazionale capitanata dal quotidiano francese sui forever chemicals: “Il Forever Lobbying Projectsmaschera la campagna di lobbying e disinformazione orchestrata dalle lobby della chimica e della plastica per impedire il divieto di queste ‘sostanze chimiche per sempre’ nell’Unione Europea”, si legge sulla pagina web del progetto. Grazie alla collaborazione con 18 esperti viene anche stimato il costo della decontaminazione dell’Europa se non si interviene subito per contrastare le emissioni di queste molecole: “La cifra è di oltre 100 miliardi di euro all’anno e di ben 2.000 miliardi di euro in vent’anni”.

“Secondo gli scienziati, le autorità di regolamentazione e la società civile, il ‘veleno del secolo’ ha creato la peggiore crisi di inquinamento che l’umanità abbia mai affrontato”, affermano gli autori dell’inchiesta.

Evitare il bando dei PFAS: il lavoro dei lobbisti

Come Rigeneriamo il territorio ha raccontato, nel febbraio 2023 cinque Paesi europei (Danimarca, Germania, Paesi Bassi, Norvegia e Svezia) hanno proposto una restrizione molto rigorosa per i PFAS (sostanze poli- e per-fluoroalchiliche). Nel mirino dei cinque Paesi Ue circa 10 mila sostanze perfluoroalchiliche e polifluoroalchiliche, con alcune deroghe fino allo sviluppo delle poche alternative oggi non ancora disponibili. In risposta a questa richiesta di messa al bando, afferma l’inchiesta internazionale, “centinaia di operatori del settore che difendono gli interessi di circa 15 settori hanno esercitato pressioni sui responsabili delle decisioni in tutta Europa per indebolire, e forse bloccare, la proposta”.

L’indagine descrive come i lobbisti dell’industria ricorrano a tattiche di influenza “tipiche del mondo aziendale, utilizzate nel corso dei decenni per difendere il tabacco, i combustibili fossili e altri prodotti chimici e pesticidi”.

La parola agli autori

Spiegano gli autori: “Abbiamo selezionato 1.178 argomenti di lobbying dalla nostra collezione di 8.189 documenti per sottoporli a uno stress test”. Oltre la metà di questi documenti è stata raccolta tramite richieste di accesso agli atti (Freedom of Information requests) in 16 Paesi europei. Altri sono arrivati da Corporate European Observatory, che ha presentato 66 richieste FOI alle istituzioni europee. E poi ci sono gli oltre tremila commenti e documenti stati inviati all’Agenzia europea per le sostanze chimiche (ECHA) tra marzo e settembre 2023 durante la consultazione pubblica sulla proposta di restrizione ai PFAS.

I documenti analizzati da giornalisti e ricercatori (qui la metodologia impiegata per gli ‘stress test’), si legge, “hanno fatto riferimento 997 volte a due articoli scientifici i cui autori sono dipendenti o consulenti dell’industria per affermare che i fluoropolimeri sono ‘polimeri poco preoccupanti (polymer of low concern –PLC) secondo i criteri stabiliti dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE)’”. Ma i “criteri PLC” semplicemente non esistono. In una dichiarazione rilasciata al Forever Lobbying Project, l’OCSE ha confermato che “non è stata messa a punto una serie di criteri concordati a livello OCSE” e che “l’OCSE non ha condotto una valutazione dei fluoropolimeri” (la dichiarazione dell’OCSE, come tutti i documenti citati, sono consultabili nella sezione documenti del sito web del progetto).

Le stime dei costi della bonifica

I giornalisti del Forever Lobbying Project hanno collaborato con i ricercatori per calcolare il costo finanziario della messa sotto controllo della crisi dei PFAS. “Le nostre società – o, in rari casi, gli inquinatori – devono affrontare questi costi finanziari anche se l’uso dei PFAS cessa immediatamente. Se continuiamo a emettere, il conto si moltiplicherà”, sottolineano gli autori.

Due gli scenari ipotizzati. Il primo è lo scenario “legacy” (eredità), in cui le emissioni cessano immediatamente e solo i PFAS più ‘antichi’ – PFAS a catena lunga che hanno ricevuto la prima attenzione normativa per la restrizione e l’eliminazione graduale (come PFOS e PFOA) – vengono bonificati. In questo scenario, “il costo è di circa 95 miliardi di euro in 20 anni”.

Nel secondo scenario, definito “emergente”, le emissioni di PFAS in ambiente continuano e gli sforzi di bonifica includono anche molecole a catena corta e ultra-corta, difficili da trattare. In questo caso “i costi salgono a circa 2.000 miliardi di euro nei prossimi 20 anni”. Spiegano poi gli autori: “L’eliminazione graduale di questi PFAS emergenti e difficili da bonificare sarebbe necessaria per abbassare questa stima ventennale, altrimenti la bonifica potrebbe costare oltre 100 miliardi di euro all’anno in perpetuo”. Inoltre, aggiungono, si tratta di sottostime, visto che “questi calcoli non includono un’ampia gamma di costi sconosciuti a causa della mancanza di conoscenze e di fonti di dati”.

Metodologia dell’inchiesta sui PFAS

Il team del progetto ha lavorato secondo il concetto del “expert-reviewed journalism” (“giornalismo esaminato da esperti”), sperimentato già nel 2023. Coinvolgendo questa volta 18 accademici e giuristi internazionali a Zurigo, Stoccolma, Toronto, Rotterdam, dal campo della chimica ambientale alla criminologia.

Il fact checking sulle argomentazioni dei lobbisti è stato sviluppato, si legge, con Gary Fooks (Università di Bristol, Regno Unito) e mentre la metodologia dei costi di bonifica con Ali Ling (Università di St. Thomas, Stati Uniti) e Hans Peter Arp (Università Norvegese di Scienza e Tecnologia e Istituto Geotecnico Norvegese).

In collaborazione con l’osservatorio delle lobby europee Corporate Europe Observatory e con il PFAS Project Lab, il team investigativo ha raccolto oltre 14.000 documenti inediti sui PFAS, costituendo “la più grande collezione al mondo sull’argomento”, ora disponibile al pubblico nella Industry Documents Library dell’Università della California, San Francisco e nel database Toxic Docs della Columbia University, New York, e della City University of New York.

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