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Inizia da Murmansk la bonifica dai relitti nucleari

sottomarini nucleari
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Sono 18.000 gli oggetti radioattivi mappati nell’Oceano Artico. La Russia ha annunciato di voler bonificare i fondali marini di Murmansk, centro della marina nucleare sovietica durante la Guerra fredda.

Murmansk è la città più grande dell’area a nord del Circolo Polare Artico: 300.000 abitanti, per lo più pescatori, militari e operai di imponenti cantieri navali, che vivono in edifici dai colori vividi, disegnati nella più rigorosa architettura socialista sovietica. Il porto e gran parte delle coste della penisola di Kola grazie alla corrente del Golfo rimangono prive di ghiacci, offrendo da sempre rifugio a naviganti e specie animali, tra cui balene, trichechi e orsi polari. Questi mari sono i più pescosi del mondo, ma sui loro fondali giacciono decine di relitti di sottomarini nucleari dell’era sovietica. A decenni di distanza dalla loro dismissione, la Russia si appresta a recuperare i sottomarini abbandonati. A cominciare dagli ultimi due, affondati 17 anni fa con i loro equipaggi in un incidente mai chiarito. Da soli, i due relitti contengono il 90% del materiale radioattivo presente nell’intero Oceano Artico: 1 milione di curie di radiazioni, circa un quarto di quelle rilasciate nel primo mese del disastro di Fukushima.

Bonificare dal 90% delle radiazioni gamma, l’impegno russo

Murmansk era il centro della marina nucleare sovietica quando, all’inizio della Guerra Fredda, Stati Uniti e Unione Sovietica costruirono più di 400 sottomarini a propulsione nucleare. E quando cadde la Cortina di Ferro, la pulizia di quelle aree avvenne semplicemente scaricando in mare le scorie nucleari. Uno studio condotto dalla società britannica per la sicurezza nucleare (Nuvia) del 2019 ha mappato 18.000 oggetti radioattivi nell’Oceano Artico, tra cui 19 navi e 14 reattori. Se la radiazione emessa dalla maggior parte di questi oggetti è piuttosto bassa, grazie allo strato di limo che nel tempo li ha ricoperti, 1.000 di questi hanno ancora livelli elevati di radiazioni gamma penetranti. Il 90% delle quali emesse da sei mezzi, che la società nucleare russa (Rosatom) si è impegnata a riportare in superficie nei prossimi 12 anni: due sottomarini, alcuni compartimenti di reattori nucleari e il rompighiaccio Lenin.

La prova generale della bonifica di Murmansk

Se la vastità dell’oceano permette di diluire rapidamente le radiazioni, bastano invece piccole quantità per contaminare un pesce e finire così sulle nostre tavole. Hilde Elise Heldal, studiosa dell’Istituto norvegese di ricerca marina, sostiene che “le conseguenze economiche per l’industria della pesca del mare di Barents, che fornisce la stragrande maggioranza di merluzzo ai rivenditori britannici di fish and chips, potrebbero forse essere peggiori delle conseguenze ambientali”. Secondo i suoi studi, se il materiale radioattivo di un solo reattore dovesse essere rilasciato in un’unica “scarica”, aumenterebbe i livelli di cesio-137 nei merluzzi di almeno 100 volte. L’urgenza dell’intervento è evidente. Eppure, nonostante i proclami del Governo russo, non esiste ancora un mezzo adatto a realizzare questo intervento. Nessuna nave conosciuta al mondo è attualmente in grado di sollevare uno di questi sottomarini; dovremo attendere la progettazione e la costruzione di una nave speciale. Gli Stati Uniti, recentemente, hanno tentato un recupero simile nell’Oceano Pacifico. Ma sono riusciti a portare in superficie solo un terzo del sottomarino. Inoltre, un eventuale incidente durante il recupero, o l’urto di un reattore, potrebbero provocare il mescolamento degli elementi di combustibile e innescare una reazione a catena esplosiva e incontrollata. In tal caso, l’aumento dei livelli di radiazioni nei pesci  costringerebbe i Paesi che si affacciano sul mare di Barents e di Norvegia a sospendere le vendite di prodotti dell’Artico per lungo tempo. La notizia data da Putin sulla pulizia dei fondali di Murmansk risponde alla nuova strategia di comunicazione del suo governo, che si celebra come difensore del fragile ecosistema artico e inserisce il rispetto dell’ambiente tra i pilastri della politica Russa. Allo stesso tempo però il Governo avvia la costruzione di nuovi sommergibili nucleari: la bonifica dei fondali di Kola potrebbe rappresentare la prova generale di ciò che sarà necessario affrontare al termine della prossima fase di produzione nucleare.

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