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Inizia in Senato l’esame del Ddl sull’inquinamento da Pfas

Senato
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Il disegno di legge da oggi in discussione al Senato mira a colmare il vuoto normativo sull’utilizzo dei PFAS, riducendone o se possibile annullandone l’immissione nell’ambiente attraverso gli scarichi idrici.

L’8 marzo è iniziata in Commissione Ambiente del Senato la discussione del disegno di legge n. 2392 “Misure urgenti per la riduzione dell’inquinamento da sostanze poli e perfluoroalchiliche (PFAS) e per il miglioramento della qualità delle acque destinate al consumo umano”. L’iter in Senato era iniziato il 25 novembre 2021, con la senatrice Vilma Moronesi in qualità di promotrice del progetto legislativo e altri 27 parlamentari, di vari schieramenti politici, cofirmatari.

Sull’uso dei PFAS, vuoto normativo da colmare

Il ddl consta si soli tre articoli e si pone l’obiettivo generale di colmare il vuoto normativo in tema di impiego delle sostanze perfluoroalchiliche (PFAS). Composti chimici che contengono legami carbonio-fluoro, tra i più forti nella chimica organica, il che rende queste sostanze particolarmente resistenti alla degradazione e capaci di propagarsi con estrema facilità nell’ambiente, accumulandosi negli ecosistemi e all’interno degli organismi viventi. I PFAS, a partire dagli anni Cinquanta, sono stati utilizzati nei processi industriali per rendere resistenti ai grassi e all’acqua tessuti, carta, rivestimenti per contenitori di alimenti, ma anche per la produzione di pellicole fotografiche, schiume antincendio, detergenti per la casa. Ma è ormai provato che le loro caratteristiche di persistenza e mobilità hanno conseguenze molto negative sull’ambiente e sulla salute umana. Tra le diverse autorevoli fonti, ne dà conferma anche lo studio “Contaminazione da sostanze perfluoroalchiliche in Veneto: valutazione dell’esposizione alimentare e caratterizzazione del rischio” del 2019, realizzato dal Dipartimento di Sicurezza Alimentare, Nutrizione e Sanità Pubblica Veterinaria (DSANV) dell’Istituto Superiore di Sanità, che ha valutato l’esposizione alimentare a queste sostanze dei cittadini di una vasta area del Veneto.
È in ogni caso prevista la creazione di una cabina di regia, supportata da un gruppo di lavoro tecnico scientifico, per la definizione dell’entità della contaminazione da sostanze perfluoroalchiliche a livello nazionale. La cabina di regia sarà istituita tramite decreto del Ministro della Transizione ecologica (MiTe) di concerto con il Ministro della Salute. Ancora, all’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA) sarà assegnato il compito di costituire uno specifico Osservatorio PFAS che si avvarrà, naturalmente, delle competenze del Sistema nazionale a rete per la protezione dell’ambiente (SNPA).

Regolamentare gli scarichi idrici

È senz’altro l’acqua la principale fonte di esposizione ai PFAS, seguita dagli alimenti prodotti a livello locale, soprattutto, latte e uova. Per tale ragione il disegno di legge in esame al Senato prova ad adeguare l’attuale regolamentazione in materia di scarichi idrici (disciplinati dalla Parte terza del decreto legislativo 3 aprile 2006 n. 152, cosiddetto Testo Unico Ambientale) alle criticità finora emerse, recependo i recenti obblighi derivanti da accordi internazionali (regolamento Reach) che prevedono il divieto categorico di utilizzo di alcune sostanze appartenenti alla categoria delle sostanze poli e perfluoroalchiliche sulla base delle loro caratteristiche di persistenza, bioaccumulabilità e tossicità.
In tal senso, l’articolo 1 mira a ridurre, e se possibile annullare, l’immissione nell’ambiente attraverso gli scarichi idrici di sostanze poli e perfluoroalchiliche. Il provvedimento prevede, inoltre, un periodo transitorio di adeguamento alle misure di regolamentazione degli scarichi di acque reflue industriali per gli impianti già autorizzati. In particolare, i parametri di riferimento sulla loro presenza derivano direttamente dalla Direttiva europea 2020/2184 del 16 dicembre 2020, concernente la qualità delle acque destinate al consumo umano.
I nuovi parametri fissano i valori limite di emissione con un fattore di diluizione 1:10, in accordo con quanto previsto anche dalle Linee guida dell’Agenzia europea per le sostanze chimiche (ECHA) per l’applicazione del regolamento (CE) n. 1907/2006 del Parlamento europeo e del Consiglio, in particolare la “Guidance on information requirements and Chemical Safety Assessment”.

Il monitoraggio, all’interno di un Piano di sicurezza acqua

L’articolo 2 del ddl definisce i medesimi limiti della Direttiva 2184 per quanto riguarda i parametri “PFAS totale” (ossia la totalità delle sostanze per- e polifluoro alchiliche) e “somma di PFAS” (la somma di tutte le sostanze per- e polifluoro alchiliche ritenute preoccupanti per quanto riguarda le acque destinate al consumo umano), che comprendono tutti i PFAS, sia di vecchia che di nuova generazione. Stabilisce inoltre che la frequenza e i punti di monitoraggio delle sostanze poli e perfluoroalchiliche sono determinati dal gestore del servizio idrico sulla base della valutazione del rischio, tramite implementazione di un piano di sicurezza dell’acqua.
Infine, considerato che sempre la Direttiva prevede che gli Stati membri la recepiscano entro tre anni dalla data di entrata in vigore, l’articolo 3 del ddl fissa, come termine ultimo per il rispetto dei parametri fissati dalla Direttiva stessa, il 12 gennaio 2026.

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