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Mattoni da scarti di riso: innovazione nella costruzione eco-sostenibile

Una piantina di riso
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Sappiamo molto bene come l’industria edilizia sia una delle più impattanti dal punto di vista di consumo delle risorse naturali e di emissioni di anidride carbonica. Ecco perché oggi più che mai è importante affrontare la sfida ambientale ad esso collegata, vale a dire il reperimento di pratiche più sostenibili che ci permettano di costruire edifici in maniera green. In questo contesto, l’utilizzo di scarti di riso per la produzione di mattoni eco-sostenibili sta emergendo come una soluzione innovativa e davvero molto promettente. Questa nuova frontiera nel campo delle costruzioni non solo contribuisce a ridurre i rifiuti agricoli, ma ci può offrire anche mattoni più leggeri e isolanti. Vediamo insieme tutto quello che è necessario sapere a riguardo.

Indice

Il problema degli scarti del riso

Secondo dati FAO, le scorte mondiali di riso a fine 2022 sono aumentate dell’1,7%, passando a 197,1 milioni di tonnellate dai 193,8 milioni di tonnellate del 2021.

La produzione di questo alimento genera una considerevole quantità di sottoprodotti: per ogni tonnellata di riso bianco prodotta, si ottengono 1,3 tonnellate di paglia, 200 chili di lolla (vale a dire del guscio che avvolge il chicco) e 70 chili di pula, uno scarto derivante dalla sbiancatura del riso quando viene rimosso lo strato esterno del chicco. Alla luce delle enormi quantità di riso prodotte a livello mondiale è doveroso riflettere riguardo alle problematiche legate allo smaltimento dei suoi residui: ecco perché è così importante trovare soluzioni alternative, come per l’appunto le applicazioni nell’edilizia.

Cos’è la paglia di riso

La coltivazione del riso genera anche un elemento utile come la paglia di riso. Si tratta nello specifico di una particolare fibra proveniente dalla coltivazione di questo vegetale che può rivestire un ruolo cruciale nell’ambito dei materiali da costruzione.

La fibra di riso, oltre a risultare notevolmente più economica rispetto a materiali tradizionali come i classici mattoni e il cemento, dimostra eccellenti prestazioni per quanto riguarda l’efficienza energetica degli edifici costruiti con questa risorsa. Di particolare interesse è la sua trasmittanza termica, pari a circa 0,04 W/m2K, che si traduce nel concreto in una notevole capacità isolante per i telai prefabbricati in legno e fibra di riso. Inoltre, la fibra di riso è capace di sostenere importanti carichi e la sua elevata traspirabilità evita la formazione di condensa superficiale, assicurando un comfort ottimale nei nostri spazi abitativi.

I vantaggi ambientali degli scarti di riso in edilizia

L’utilizzo di mattoni prodotti da scarti di riso offre anche numerosi vantaggi ambientali. In primo luogo, contribuisce a risolvere il problema dei rifiuti dell’agricoltura, trasformando ciò che altrimenti sarebbe considerato un rifiuto in un materiale utile. Questo processo non solo riduce l’inquinamento derivante dalla combustione dei residui agricoli, ma contribuisce anche a liberare spazio nei siti di smaltimento.

In secondo luogo, i mattoni da scarti di riso sono più leggeri rispetto ai mattoni tradizionali, riducendo il peso complessivo delle strutture e richiedendo quindi meno supporto strutturale. Questo aspetto non solo facilita il loro trasporto e installazione, ma riduce anche la quantità complessiva di materiale richiesto per la costruzione. Molto interessante è inoltre il tema dell’isolamento termico delle abitazioni che ne fanno uso, un elemento da non sottovalutare poiché, com’è noto, tanto più una casa è isolata da un punto di vista termico tanto minore sarà il suo impatto ambientale.

Gli sviluppi futuri

Nonostante i molteplici vantaggi evidenziati fino a questo punto, è ancora piuttosto complesso pensare ad un’adozione su larga scala dei mattoni creati con scarti di riso. La disponibilità ridotta di tecnologie di produzione avanzate potrebbe rappresentare un serio ostacolo da questo punto di vista, senza contare che la consapevolezza sull’utilità di questi materiali è ancora piuttosto limitata nella maggior parte del mondo, dove per la costruzione degli edifici si tende ancora oggi a preferire l’uso di mattoni e cemento. Inoltre, la ricerca è ancora in una fase embrionale e per riuscire ad ottimizzare i processi di produzione e garantire che i mattoni soddisfino gli standard di sicurezza e qualità richiesti ci vorrà ancora diverso tempo.

I progetti italiani

Chi si sta impegnando attivamente dal punto di vista dell’applicazione degli scarti di riso in edilizia è stata negli ultimi anni anche la startup piemontese Ricehouse. I manager di questa promettente realtà italiana si sono chiesti per primi nel nostro Paese come poter sfruttare i residui della coltivazione del riso per creare materiali edilizi, dando vita a un’impresa ormai consolidata. Il lavoro congiunto di Ricehouse e dell’azienda italiana Nordtex ha portato alla creazione di sei innovativi biocompositi. Tra questi, si annoverano il massetto alleggerito RH300, l‘intonaco in argilla RH400, l‘ecopittura RH500, il pannello di chiusura RH600 per l’isolamento, la lastra RH700 per il rivestimento a secco di pareti e controsoffittature, e infine il pannello di chiusura RH1000 con funzione strutturale.

Ad essersi attivati per la creazione di elementi utili per questo tipo di edilizia è stata, tra le altre, anche una realtà come la Fondazione Cariplo, in collaborazione con CNR ISMAC di Biella e l’Università di Milano e Pavia: insieme queste ultime hanno lavorato alla creazione del progetto RiceRes: l’iniziativa ha portato alla costruzione di pannelli termoisolanti e fonoassorbenti a base di pula e di lolla. I ricercatori del Dipartimento di Architettura e Design del Politecnico di Torino (DAD), inoltre, hanno sviluppato il progetto ECOFFI, dando vita ad un particolare tipo di blocco non portante creato utilizzando cinque diverse componenti, vale a dire un legante naturale, acqua, acido citrico, paglia di riso e tutolo di mais.

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Alberto Muraro

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