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Microplastiche primarie e secondarie: strategie innovative di gestione

Tappi di plastica
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Avrete sicuramente sentito parlare almeno una volta delle cosiddette microplastiche. Al giorno d’oggi questi materiali sono diventati uno dei problemi ambientali più discussi e controversi e suscitano una crescente preoccupazione da parte della comunità scientifica mondiale. Queste minuscole particelle di plastica, che misurano meno di 5 millimetri, si infiltrano negli ecosistemi terrestri e marini e possono rappresentare una minaccia concreta per la vita selvatica, la salute umana e la biodiversità in generale.

Per affrontare questa problematica, è prima di tutto fondamentale comprendere le differenze tra due categorie principali di microplastiche: le microplastiche primarie e le microplastiche secondarie; successivamente cercheremo di delineare alcuni possibili strategie per la loro gestione sostenibile.

Indice

Cosa sono le microplastiche

Cosa sono le microplastiche primarie

Cosa sono le microplastiche secondarie

Le strategie sostenibili per la gestione delle microplastiche

Che cosa sono le microplastiche

Microplastiche primarie e secondarie possono rappresentare un serio pericolo per noi e per l'ambiente: ecco come gestirle in modo sostenibile.
Plastica in acqua

Stiamo parlando di minuscole particelle di plastica, prodotte direttamente o indirettamente dall’uomo e disperse nell’ambiente, causa di inquinamento e di rischiosi effetti sulla catena alimentare animale e umana; le loro dimensioni sono state convenzionalmente fissate dalla European food safety authority tra 0,1 e 5000 micrometri (5 millimetri al massimo, dunque). Secondo quanto sottolineato a Repubblica da Katrin Schroeder, esperto oceanografa del Cnr di Venezia:

Non comportano solo un danno estetico, ma si tratta di una minaccia per la vita marina che si fa di anno in anno più grave. Tartarughe e delfini si impigliano nelle reti abbandonate, che li avvolgono in una trappola mortale. E poi c’è l’impatto sui pesci e sugli uccelli acquatici che ingeriscono plastica fino ad esserne soffocati. Purtroppo ancora non conosciamo la dimensione esatta di questo fenomeno, servono più informazioni sulle concentrazioni di microplastiche sospese nella colonna d’acqua.

Cosa sono le microplastiche primarie

Come spiega Arpa, con il termine microplastiche primarie facciamo riferimento a dei frammenti di materie plastiche che vengono rilasciati direttamente nell’ambiente con le sopracitate dimensioni. Queste le fonti principali di microplastiche primarie:

  • Lavaggio dei capi sintetici (35%)
  • Abrasione dei pneumatici durante la guida (28%)
  • Microplastiche presenti nei cosmetici (25%.

Le microplastiche primarie rappresentano una percentuale che varia dal 15 al 31% di tutte le microplastiche che si sono accumulate nel corso degli anni nei nostri oceani.

Cosa sono le microplastiche secondarie

Si tratta di minuscoli frammenti di materie plastiche emersi dalla disgregazione progressiva di rifiuti di dimensioni più grandi. Rappresentano la grande maggioranza delle microplastiche presenti nell’oceano, in una percentuale che varia dal 68% all’81%. La loro frammentazione può essere provocata da agenti quali l’azione meccanica delle onde marine, l’azione abrasiva del vento e dell’acqua, o ancora l‘esposizione ai raggi ultravioletti e alle alte temperature.

Le strategie sostenibili per la gestione delle microplastiche

Come anticipato, la comunità scientifica sta ancora cercando di capire se le microplastiche potrebbero avere effettivamente degli effetti negativi sulla nostra salute. Tuttavia, sono già diversi gli studi che hanno approfondito la questione, evidenziando risultati che vale certamente la pena di approfondire. Non è certo un mistero, ad esempio, che tracce di questi micro materiali siano state trovate dagli scienziati in particolari tessuti umani, così come all’interno delle deiezioni di adulti e bambini. Quello che però forse non tutti sanno (come riportato da Scienzainrete) è che nel 2022 un gruppo di studiosi della Vrije Universiteit Amsterdam e dell’Amsterdam University Medical Center ha confermato per la prima volta in assoluto la presenza di tracce di microplastica anche nel nostro flusso sanguigno. Quel che è ampiamente dimostrato, inoltre, è che tutte le materie plastiche presenti nei mari hanno avuto un impatto rilevante sulla flora e sulla fauna marina.

Per evitare i possibili rischi ad esse collegati è dunque necessario un’azione decisa e congiunta che veda i policy makers affiancati dalla popolazione: per cercare di ridurre l’inquinamento da microplastiche è infatti necessaria la collaborazione di tutti, nessuno escluso.

Qualunque siano le decisioni prese è necessario agire in maniera rigorosamente sostenibile, per non rischiare di “tornare punto e a capo”. Nello specifico tra le soluzioni green possibili per la lotta alle microplastiche primarie e secondarie possiamo includere le seguenti strategie:

  • La regolamentazione del relativo settore industriale: è molto importante continuare a regolamentare e vietare l’uso di componenti di plastica nei prodotti cosmetici e promuovere, più in generale, alternative biodegradabili nell’industria.
  • Il miglioramento della gestione dei rifiuti: migliorare la raccolta e il riciclo dei rifiuti di plastica è cruciale per ridurre la quantità di plastica che finisce nell’ambiente e si frammenta in microplastiche secondarie.
  • Le campagne di sensibilizzazione: informare il pubblico sull’importanza del riciclo e della riduzione del consumo di plastica può contribuire a ridurre la quantità di plastica che viene introdotta nell’ambiente.
  • Ricerca, sviluppo e monitoraggio: la ricerca continua e le innovazioni scientifiche sono essenziali per comprendere meglio l’entità del problema e sviluppare soluzioni più efficaci per combattere le microplastiche. Per quanto riguarda il monitoraggio nel nostro Paese questi materiali vengono costantemente tenuti sotto controllo in ottemperanza della Direttiva Europea 2008/56/CE “Strategia Marina”, recepita in Italia con il D.lgs 190/2010 e le sue successive integrazioni. I campionamenti vengono svolti due volte all’anno, in primavera e in autunno, lungo due transetti situati in prossimità di Trieste e di Lignano Sabbiadoro.
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Alberto Muraro

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