Chiudi
Cerca nel sito:

Tutelare la biodiversità è possibile e conviene

Condividi l'articolo

La tutela della biodiversità è un business ancora incompreso. Eppure dai progetti di conservazione e ripristino il nostro Paese potrebbe ottenere entro il 2050 benefici economici per 70 miliardi di euro.

La biodiversità? Un business ancora incompreso. Eppure, investire in progetti di conservazione e ripristino dei nostri ecosistemi (un suolo agricolo, una foresta, un lago, una specie protetta e via dicendo) è possibile e conviene per le imprese italiane, a maggior ragione in un Paese come il nostro che presenta il più alto tasso di biodiversità in Europa.

Lo dicono le stime dell’Impact Assessment Study della Commissione europea, presentate nel corso dello European Business&Nature Summit di Milano, promosso dall’Unione europea in collaborazione con Forum per la Finanza Sostenibile, Regione Lombardia, European Business & Biodiversity Platform, Etifor, società di consulenza ambientale, e B Corp no profit con esperienza internazionale nella gestione di aree naturali e nell’assistenza alle imprese verso la transizione ad una economia nature-positive.

Conservazione e ripristino della biodiversità: quali sono i vantaggi

Secondo le stime dello studio europeo, illustrate dagli esperti di Etifor, gli investimenti in progetti di conservazione e ripristino della biodiversità potrebbero portare al nostro Paese benefici economici significativi, stimati in quasi 70 miliardi di euro entro il 2050. Benefici che derivano dai servizi ecosistemici come lo stoccaggio e il sequestro del carbonio, la regolazione della qualità dell’acqua, l’impollinazione e la produzione di materie prime rinnovabili.  

Lo studio calcola che, se le imprese italiane investissero in tutela e ripristino della biodiversità 93 euro all’anno per ogni milione di fatturato, sarebbe possibile raggiungere l’ambizioso obiettivo nazionale di ripristinare entro il 2050 il 90% degli habitat in cattivo stato di conservazione, ovvero 723.500 ettari. Inoltre, il rapporto benefici/costi legato a tali interventi risulterebbe pari a 14,7 il che equivale a dire che ogni euro investito in biodiversità è in grado di generare un ritorno di 14,7 euro sotto forma di benefici per la collettività.

“Questi obiettivi di ripristino della biodiversità sono piuttosto ambiziosi – spiega Alessandro Leonardi, amministratore delegato Etifor – ma sarebbe possibile raggiungerli tempestivamente se i governi e il settore privato potenziassero le collaborazioni per realizzare un’economia nature-positive, supportando un cambio di paradigma basato su nuovi modelli di sviluppo sostenibile. Occorre però sfatare definitivamente il mito che vede le imprese come attori quasi esclusivi delle crisi ambientali in atto: le cause sono sistemiche e il settore privato ha un interesse diretto nel contribuire a modificare il corso degli eventi, essendo tra le principali vittime in caso di inazione”.

Danneggiamento del patrimonio naturale: i rischi per le aziende

Secondo il World Economic Forum più della metà del Pil globale, pari a 44mila miliardi di dollari, è generato da attività economiche che dipendono unicamente dalla natura e dai suoi servizi, coinvolgendo settori trainanti come energia e agricoltura. I rischi operativi in cui le aziende rischiano di incorrere in caso di danneggiamento del patrimonio naturale sono tanti:

  • aumento dei costi di approvvigionamento;
  • deterioramento dei prodotti;
  • incapacità di pianificare la produzione;
  • perdita di valore dei terreni;
  • costi di intervento per ripristinare le aree danneggiate;
  • costi di compensazione a supporto delle comunità locali.

Attualmente, i livelli di finanziamento a protezione della biodiversità esistenti coprono solo il 16 – 19% della necessità complessiva.

Ripristino della biodiversità: come affrontare la sfida

Secondo l’ultimo Global Risks Report del World Economic Forum, 4 dei 5 principali rischi globali che affronteremo nei prossimi 10 anni saranno proprio di natura ambientale: la perdita di biodiversità e il collasso degli ecosistemi sono il quarto rischio più grande che dovremo affrontare, preceduto dall’incapacità di mitigare il cambiamento climatico, dal mancato adattamento ai cambiamenti climatici e dai disastri naturali e condizioni meteorologiche estreme. A livello globale, secondo stime della Banca Mondiale, la crisi della biodiversità potrebbe comportare una contrazione del Pil globale fino a 2,7 trilioni di dollari entro il 2030, ovvero una riduzione annua del 2,3%, rispetto a uno scenario in cui non vengano raggiunti punti di non ritorno climatici ed ecologici. “L’unica strada realistica per affrontare la sfida di tutela e ripristino della biodiversità è scommettere sulle alleanze pubblico-private, sulle sperimentazioni, sull’allineamento collettivo alle migliori pratiche internazionali per salvare il capitale naturale da cui tutti noi dipendiamo. Per questo motivo abbiamo dato vita all’Italian Business & Biodiversity Working Group, un gruppo di lavoro in grado di mettere in campo know-how di altissimo profilo, consulenze e iniziative concrete aperto a qualsiasi organizzazione privata e del mondo della finanza che voglia contribuire attivamente, intraprendendo percorsi virtuosi con impatti positivi e tangibili per la collettività, conclude Leonardi.

Condividi l'articolo
Redazione

Ultime Notizie

Cerca nel sito