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Mobilità dolce e rigenerazione urbana: l’esempio delle ciclovie naturali

Mobilità dolce: una bici su pista ciclabile con il mare sullo sfondo
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Quando parliamo di mobilità dolce ci riferiamo alle svariate modalità di spostamento, alternative all’uso dei veicoli a motore, che abbiamo a disposizione. Utilizzare la bicicletta, le nostre gambe, un cavallo o un monopattino elettrico significa optare per una soluzione sostenibile, anti-inquinamento e salutare. Puntare su questa dimensione equivale a rigenerare le nostre città, e a farlo in chiave green.

Lo sfruttamento della mobilità dolce è una soluzione che mira a decongestionare il traffico urbano. In numerose città italiane, così come in svariate capitali mondiali, si tratta di un problema serio e non sottovalutabile. Tanto in termini di inquinamento quanto in un’ottica di tempo necessario a spostarsi dal punto A al punto B. Attraverso la costituzione di isole pedonali e piste ciclabili, si può valorizzare ogni nucleo urbano.

Fuori dai contesti inurbati, la mobilità dolce rappresenta un modo di viaggiare e raggiungere mete turistiche altrimenti inaccessibili. Pensiamo, per esempio, a sentieri e percorsi riservati ai cavalli. Istituzioni e associazioni, in collaborazione con aziende operanti nel settore turistico, promuovono spesso esperienze di questo tipo.

Cos’è la mobilità dolce

Nel suo significato originario, il concetto di mobilità dolce include esclusivamente gli spostamenti a piedi, oppure con mezzi non motorizzati. Per esempio, la bicicletta. L’aggettivo dolce è stato scelto per mettere in evidenza come sia possibile spostarsi, e soddisfare le esigenze di mobilità di ognuno, azzerando le emissioni inquinanti. A ciò conseguono benefici tutt’altro che trascurabili per la qualità della vita e della salute. Questa espressione, in tempi recenti, è stata ampliata. Ora comprende anche un ampio ventaglio di soluzioni urbanistiche atte a favorire questo tipo di mobilità nei centri urbani.

È possibile spostarsi in maniera alternativa rispetto a quella a motore e su ruote. La mobilità dolce sfrutta l’attività fisica e prevede l’eliminazione totale delle barriere architettoniche, in modo da garantire la completa accessibilità degli spazi a quanti decidano di attuarla abitualmente. Rientra dunque nel termine ombrello, più ricco e variegato, della cosiddetta mobilità sostenibile.

Le ciclovie naturali

E-bike, monopattini elettrici e biciclette tradizionali hanno creato un nuovo ecosistema urbano. La diffusione della mobilità dolce, specie in città, è figlia dell’evoluzione tecnologica e di un’aumentata sensibilità verso l’ambiente.

L’attenzione alla sostenibilità ha creato una domanda importante verso un nuovo modo di spostarsi, basato sull’uso di mezzi meno inquinanti. In questa ottica, i veicoli elettrici rispondono alle nuove esigenze di rapidità negli spostamenti e di semplicità di utilizzo. Le istituzioni si stanno attivando per incentivare questo modo di muoversi, ma sono i cittadini la parte attiva, quella che farà crescere, in modo sano, il fenomeno. Prima che ciò si verifichi, però, occorre mettere in atto un cambio di mentalità.

Le cosiddette ciclovie naturali sono percorsi capaci di attirare numerose persone verso la mobilità dolce, contribuendo a innescare il cambio di mentalità di cui abbiamo appena scritto. Si tratta di piste ciclabili realizzate dalla natura, nel corso dei secoli. In numerose di esse è intervenuto anche l’uomo, per agevolarne il transito o aggiungere infrastrutture di riposo e ristoro lungo il percorso. Nel nostro Paese ne abbiamo numerose. In Emilia-Romagna, ad esempio, sono celebri i 10 itinerari delle ciclovie dei Parchi, i quali permettono di esplorare le regione su due ruote. Scoprendo le bellezze naturalistiche, ambientali, storiche e architettoniche, in quest’area, si apprezzano le possibilità offerte dalla mobilità alternativa.

Vi sono poi altre regioni che hanno intrapreso progetti di potenziamento cicloturistico. Abruzzo, Alto Adige, Basilicata e Calabria stanno facendo da apripista. Non sono però certo le uniche aree che stanno tendendo la mano al turista in bicicletta. La Campania punta sul cicloturismo e ha aperto al pubblico la ciclovia Silente, nel Cilento, e quella del Volturno, che percorre il lungofiume. Anche le isole di Ischia e Procida hanno realizzato percorsi, molto suggestivi, dedicati a velocipedi ed e-bike. Pedemontana e Adria Bike sono soltanto due delle piste ciclabili friulane, le più note di una regione che, sia per la sua posizione geografica sia per una ben precisa strategia, offre percorsi memorabili a chi ami pedalare.

Mobilità dolce: una bicicletta disegnata su una lingua d'asfalto
Le ciclovie naturali sono la concretizzazione della possibilità di spostarsi in maniera alternativa

Materiali e design sostenibili

Nell’insieme della mobilità dolce includiamo tutti quei mezzi legati alla mobilità elettrica. Per esempio le biciclette a pedalata assistita o i monopattini elettrici. Ogni veicolo che non produca emissioni di gas serra, possa essere ricaricato con energia elettrica verde e consenta di spostarsi lentamente si ritiene dolce. Quello della velocità è un concetto importante. Muoversi con lentezza permette di riscoprire il territorio e le persone. Ciò valorizza uno stile di vita meno stressante, oltre che più focalizzato sul benessere. I materiali utilizzati per creare veicoli di questo tipo, e il loro design, mirano a massimizzare comfort e prestazioni, per offrire un’esperienza sempre appagante al cicloturista in sella.

L’elettricità possiede anche il vantaggio di abbassare enormemente, quasi azzerando, l’inquinamento acustico. Tra i sistemi di trasporto sostenibili rientranti nella sottocategoria di mobilità dolce troviamo:

  • biciclette ed e-bike;
  • skateboard;
  • sci;
  • monopattini elettrici;
  • treni lenti alimentati a energia rinnovabile;
  • imbarcazioni elettriche o senza motore;
  • alianti e deltaplani;
  • gambe umane. Anche chi va a piedi, infatti, si muove dolcemente.

Integrazione con l’ambiente urbano

La mobilità dolce consente di percorrere, in comodità, il tragitto casa-lavoro-casa. È parte del ventaglio dei servizi tecnologici di MaaS (Mobility as a Service), oltre che di quelli di mobilità integrata. Questa rete ha, come obiettivo finale, quello di consentire all’utente di portare a termine il suo percorso, integrando l’utilizzo di mezzi diversi tra loro, tutti rispettosi dell’ambiente.

In ambito urbano, le soluzioni per promuovere la mobilità dolce e incentivarne la sua pratica abituale consistono principalmente nel realizzare una rete capillare, possibilmente senza interruzioni, di piste ciclabili. Queste infrastrutture, perfettamente capaci di integrarsi nell’ambiente urbano, sono ancora troppo poche e molto frammentate. Occorre valorizzarle e promuoverle ulteriormente. Una strategia utile, a tal riguardo, potrebbe essere quella di spostare i parcheggi nelle periferie delle città. Si svilupperebbe così una rete multimodale che faccia uso trasporto pubblico e condiviso, integrandolo in una rete di mobilità dolce. Il tutto al fine di raggiungere i centri urbani evitando di ricorrere all’automobile.

Svariate amministrazioni locali, nel nostro Paese, stanno progettando di promuovere la mobilità dolce e ampliare la loro rete cicloviaria. Contano di farlo attingendo ai fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), che ha riservato un piccolo capitale alla mobilità sostenibile. I vari Piani Urbani di Mobilità Sostenibile (o PUMS), sviluppati a livello locale, si prefiggono l’ambizioso obiettivo di realizzare 2.626 km di nuove piste ciclabili, che si aggiungeranno ai 2.341 km già esistenti, in 22 città italiane. Alcuni di questi cantieri sono già stati avviati.

Mobilità dolce: un ciclista in bicicletta
Sono numerose le amministrazioni locali che hanno in programma di investire sulla mobilità dolce

Esempi di successo all’estero

L’esperienza della mobilità dolce ha un grande numero di estimatori anche all’infuori dei confini nazionali italiani. Esistono numerose infrastrutture di questo tipo, all’estero, che rappresentano vere e proprie mete turistiche di grido. Quando una pista ciclabile si innalza allo status di must visit turistico, è un ottimo segnale. Diventa infatti immediatamente un importante testimonial dell’importanza della mobilità dolce, la quale sa essere anche suggestiva, oltre che salutare. Se dovessimo selezionare alcune delle più celebri ciclovie all’estero, non escluderemmo sicuramente dalla nostra lista nessuna delle seguenti:

  • ciclabile del Danubio: l’offerta turistica di quella che, forse, è la più nota ciclovia europea è davvero unica. Nel cuore del vecchio continente è possibile percorrere, lentamente, un itinerario ricco di tradizione, il quale attraversa paesaggi unici e memorabili;
  • tour dei Castelli della Loira: la celeberrima rotta francese tra i castelli della Valle della Loira è percorribile anche in sella;
  • ciclovia del Baltico: l’infrastruttura segue la costa del Baltico e offre viste mozzafiato, in un percorso che fa dell’unicità la sua forza. A queste latitudini è infatti possibile ammirare cartoline molto differenti rispetto ai panorami più consueti a chiunque viva affacciato sul Mediterraneo;
  • rete EuroVelo: in questo caso non parliamo di una sola pista, bensì di una serie di percorsi che attraversano l’Europa e mettono in comunicazione i suoi abitanti, permettendo loro di spostarsi in maniera ecologica, in sella ai propri velocipedi.

Tutte queste vie sono state realizzate dall’uomo, il quale ha collocato le infrastrutture necessarie (asfalto, illuminazione, guard-rails…) su percorsi naturali preesistenti, impattando quanto meno possibile sull’ambiente. Per quanto riguarda la mobilità dolce fuori dai confini dell’Unione Europea, è impossibile non segnalare due piste ciclabili, davvero imperdibili per chiunque abbia la possibilità di viaggiare tanto lontano:

  • ciclovia di Xiamen. Situata in Cina, questa pista ciclabile è un’opera d’arte architettonica oltre che simbolo di ottimizzazione edilizia. Per la sua realizzazione non si è dovuto cementificare un solo metro cubo di suolo, dal momento che si è deciso di collocarla sotto una delle autostrade più trafficate del Paese, sfruttando i sostegni e le fondamente della via di comunicazione già esistente;
  • Trans Canada Trail: la pista si estende per oltre 28mila chilometri, dall’Atlantico al Pacifico, giungendo fino agli Oceani artici. Si tratta della più lunga rete di sentieri ricreativi e multiuso al mondo.

Impatti positivi della mobilità dolce sulla rigenerazione urbana

La mobilità dolce impatta in maniera positiva sui nuclei urbani, le persone che li abitano e la rigenerazione delle città in chiave sostenibile. Tra i vantaggi che è in grado di offrire possiamo annoverare importanti benefici per la salute umana. Muoversi proattivamente, infatti, aiuta anche i più sedentari a raggiungere la soglia di attività fisica minima raccomandata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Secondo queste linee guida, occorre impegnarsi in almeno 150 minuti di attività moderata, ogni settimana. Essa dovrebbe essere articolata in singole sessioni, lunghe almeno 10 minuti ciascuna.

Relativamente alle emissioni, un cambio di paradigma verso la mobilità dolce contribuirebbe ad abbassare l’introduzione di gas serra nell’atmosfera. Il 23% del totale di questo inquinamento, infatti, si deve al trasporto su gomma. Il 70% di questa percentuale è direttamente legato all’utilizzo delle automobili. La mobilità dolce consente spostamenti a costo zero, privi di ogni impatto ambientale. Sarebbe un toccasana per le nostre città, specie le più grandi, convertire almeno una fetta del loro traffico a motore in questa forma di mobilità non impattante.

Le amministrazioni che desiderano veramente rigenerare il proprio territorio, e non lo dicono soltanto per aumentare il consenso tra gli elettori, dovrebbero evidenziare con accuratezza i vantaggi offerti dalla mobilità dolce. Ben pochi sono a conoscenza del fatto che essa sia sempre la forma di trasporto più competitiva su percorsi brevi (ovvero più corti di 6 chilometri). Lo ha confermato l’Istituto Superiore di Formazione e Ricerca per i Trasporti (ISFORT) nel suo 18° Rapporto sulla mobilità degli italiani. Secondo questa indagine, il 40% degli spostamenti, in ambito urbano, non supera i due chilometri di percorrenza. 

Servendosi dell’automobile, in città medio-grandi, i 15 minuti necessari a completare lo spostamento in biciletta non sono sufficienti nemmeno per trovare parcheggio e fermare la vettura. Molti sono ancora convinti che l’automobile sia il mezzo più veloce, anche nei centri urbani, ma i dati non danno loro ragione. Aumentare la consapevolezza a questo riguardo potrebbe innescare una conversione dei trasporti che sarebbe in grado di ripulire, oltre che decongestionare, le città in cui viviamo.

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Mattia Mezzetti

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