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Nuova legge urbanistica della Regione Campania 2022: la proposta sulla semplificazione edilizia fa discutere

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Firmato dall’assessore regionale all’urbanistica, il provvedimento prevede semplificazioni e incentivi alla ristrutturazione e alla rigenerazione. Legambiente accusa: si aprono le porte alla speculazione edilizia senza una strategia vera di tutela del territorio e delle comunità

Approvato il 21 giugno con delibera della Giunta regionale campana, il disegno di legge recante “Disposizioni in materia di semplificazione edilizia, di rigenerazione urbana e per la riqualificazione del patrimonio edilizio esistente” è stato inviato al Consiglio regionale per l’esame istruttorio in via di urgenza. Se ne sta occupando la V Commissione (Urbanistica, Lavori Pubblici, Trasporti). Il provvedimento, ha spiegato l’assessore all’urbanistica Bruno Discepolo, firmatario della norma “mira ad introdurre in Regione Campania disposizioni di semplificazione amministrativa in materia edilizia e una disciplina stabile orientata a ridurre il consumo del suolo, promuovendo interventi di rigenerazione urbana e di riqualificazione del patrimonio edilizio esistente ed anticipa i contenuti di quello che sarà il Testo unico del governo del territorio, ovvero una riforma organica del settore rispetto alla vigente legge regionale 16 del 2004”. La maggioranza in Consiglio plaude alle semplificazioni previste nel testo, ma opposizione ed ambientalisti denunciano già il rischio di nuovi ecomostri.

Legge sulla rigenerazione urbana della Campania: previsti incrementi volumetrici del 20- 35% 

Il testo introduce semplificazioni burocratiche e incentivi alle ristrutturazioni in forma di aumento di superfici e cubature. Composto di cinque articoli, il disegno di legge prevede, tra le altre misure, che “la riqualificazione energetica, ecobonus 110%, la riduzione del rischio sismico, sismabonus 110%, e tutti gli interventi trainanti e trainati che beneficiano del superbonus del 110%, che possono anche riguardare parti strutturali e prospetti degli edifici, sono equiparati agli interventi di manutenzione straordinaria e attuabili con lo specifico modulo di Comunicazione inizio lavori asseverata superbonus (CILAS) con esclusione degli interventi di demolizione e ricostruzione”. Sarà invece sufficiente una tradizionale Comunicazione di inizio lavori asseverata (CILA) per le serre, le serre agro voltaiche e in genere gli impianti agro voltaici stabilmente infissi al suolo, funzionali allo svolgimento dell’attività agricola; le opere di demolizione parziale e integrale di manufatti edilizi di qualsiasi consistenza. Quanto alla specifica disciplina per la rigenerazione urbana viene chiarito che la normativa regionale individua le priorità da perseguire per promuovere i processi di sviluppo sostenibile del territorio, mentre lo strumento urbanistico comunale stabilisce obiettivi di qualità e requisiti richiesti per ogni tipologia di intervento, disciplinando le diverse forme di premialità – volumetrica o di superficie – fino al massimo del 20% per gli interventi di ristrutturazione edilizia e fino al 35% per gli interventi di demolizione e ricostruzione. Proprio queste premialità sono al centro delle obiezioni degli ambientalisti, perché di fatto rinnovano e stabilizzando i meccanismi derogatori dei Piani casa. I Comuni, in sede di redazione del Piano strutturale, dovranno inoltre individuare le aree nelle quali non è possibile applicare gli incentivi e gli edifici posti in aree ad alto rischio idrogeologico da frana e da alluvione, che se delocalizzati beneficeranno di specifici incentivi, con incremento volumetrico fino a un massimo del 50%.

Le critiche alla legge sulla rigenerazione urbana in Campania: nessuna strategia di tutela del territorio

Secondo il firmatario del testo, Bruno Discepolo, siamo di fronte ad “un provvedimento importante, che affronta un settore interessato da un quadro normativo molto complesso, il quale necessita di semplificazione e di strumenti di valorizzazione per il nostro territorio”. Diversa l’opinione di Legambiente, che sostiene come con questo provvedimento si stiano aprendo le porte alla speculazione edilizia e alla realizzazione di ecomostri legalizzati. “Bisognerebbe puntare ad una visione delle città e ad un governo del territorio che abbia come priorità la tutela dagli eventi estremi, come ondate di calore e piogge torrenziali – commenta Mariateresa Imparato, presidente di Legambiente Campania – Per farlo c’è bisogno di pianificazione e strumenti urbanistici ordinari: piano paesaggistico regionale, legge urbanistica, piani urbanistici comunali. In Campania si assiste invece ad una moltiplicazione di norme che mancano di una strategia complessiva per l’effettiva tutela del territorio e delle comunità che vi risiedono”. E Valeria Ciarambino, vice-presidente del Consiglio regionale e capogruppo di Insieme per il Futuro, aggiunge: “abbiamo seri dubbi sulla tenuta costituzionale del disegno di legge, perché in sostanza si rende definitivo il Piano casa in assenza del Piano paesaggistico regionale e si consentono deroghe anche per i Comuni che non abbiano approvato il Piano urbanistico comunale”. E nettamente contraria al provvedimento anche la consigliere del gruppo misto Maria Muscarà: “si tratta di una norma incostituzionale e, come al solito, non si capisce la gran fretta nell’approvarla. In caso di approvazione la regione Campania sancirà la supremazia del regime edilizio derogatorio a favore della libera iniziativa privata, coperta da una legge incostituzionale”. Laura Travaglini, architetto già dirigente del Servizio pianificazione urbanistica del Comune di Napoli, ha spiegato sulle pagine del Fatto Quotidiano che l’assenza dell’approvazione del Piano paesaggistico ha già comportato, in casi analoghi, la censura della Corte Costituzionale. Le iniziative dei singoli al di fuori di una programmazione d’insieme che risponda ad obiettivi di reale sostenibilità, comportano danni al territorio, con evidente lesione della sfera di competenza statale in tema di tutela dell’ambiente, dell’ecosistema e dei beni culturali.

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Redazione

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