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Dissesto idrogeologico: i numeri del rischio in Italia

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L’Italia è uno dei Paesi europei più soggetti al rischio idrogeologico, con il 94% dei Comuni italiani a rischio e circa 8 milioni di persone che abitano in zone ad alta pericolosità. Per fenomeni franosi o alluvionali.

L’Italia è un territorio fragile e la situazione non migliora. Anzi. Cresce la superficie nazionale a rischio idrogeologico, con un incremento che sfiora il 4% rispetto al 2017 per le aree potenzialmente soggette a frane e il 19% per quelle a rischio alluvione. Il 94% dei Comuni italiani è a rischio e oltre 8 milioni di persone abitano in aree ad alta pericolosità. Di chi è la colpa? Della morfologia del territorio, ma anche dei cambiamenti climatici e del consumo di suolo. Il bilancio fornito da Ispra nel suo ultimo rapporto sul dissesto idrogeologico, presentato a inizio marzo, non ha niente di rassicurante. Ma l’impegno per contrastare il dissesto è stato messo sul piatto anche nel Pnrr e dovrebbe portare i suoi frutti.

L’Italia primo Paese in Europa per fenomeni franosi

Il rapporto, alla sua terza edizione, si concentra su frane, alluvioni ed erosione costiera e fornisce gli indicatori di rischio relativi a popolazione, famiglie, edifici, aggregati strutturali, imprese e beni culturali. L’unico segnale positivo arriva dai litorali. Dal nuovo rilievo e dall’aggiornamento dei dati sui cambiamenti della linea di costa nel periodo 2007 – 2019, emerge che quasi il 20% dei litorali sono in avanzamento e il 18% in arretramento. “L’Italia è il paese che ha il primato in Europa per le frane; tutto il territorio è interessato, nessun’area viene risparmiata” ha spiegato Alessandro Triglia, responsabile dell’inventario dei fenomeni franosi di Ispra, in occasione della presentazione del Rapporto. “Oltre un migliaio di frane si verificano ogni anno nel nostro Paese. Quelle che provocano maggiori danni sono dell’ordine di un centinaio all’anno: sono state 220 nel 2019 e 122 nel 2020. L’inventario in cui censiamo e archiviamo gli eventi – ha aggiunto – è importante, perché spesso questi si verificano a distanza di anni negli stessi luoghi”.

Tutti i numeri del rischio

Stando ai dati 2021, oltre 540 mila famiglie e 1.300.000 abitanti vivono in zone a rischio frane, mentre sono circa 3 milioni di famiglie e quasi 7 milioni gli abitanti residenti in aree a rischio alluvione. Le regioni con i valori più elevati di popolazione a rischio frane e alluvioni sono Emilia-Romagna, Toscana, Campania, Veneto, Lombardia, e Liguria. Su un totale di oltre 14,5 milioni di edifici, quelli che ricadono in aree a pericolosità da frana elevata e molto elevata sono oltre 565.000 (il 4% circa), mentre quelli che si trovano in aree inondabili nello scenario medio sono oltre 1,5 milioni (quasi l’11%). Le industrie e i servizi ubicati in aree a rischio frane sono oltre 84 mila, con 220 mila addetti, mentre quelli esposti al pericolo di inondazione superano i 640 mila (13% circa). Degli oltre 213.000 beni architettonici, monumentali e archeologici, quelli potenzialmente soggetti a fenomeni franosi sono più di 12.500 nelle aree a pericolosità elevata e molto elevata; sono 38.000 considerando quelli ubicati in aree a minore pericolosità. I beni culturali a rischio alluvione sono quasi 34.000 (pericolosità media) e 50.000 in uno scenario a scarsa probabilità di accadimento o relativo agli eventi estremi, che secondo Ispra è comunque importante valutare perché i danni prodotti al patrimonio culturale sono inestimabili e irreversibili.

Obiettivo riduzione del rischio per 1 milione e mezzo di abitanti

“I dati e le mappe del Rapporto – ha sottolineato Stefano Laporta presidente Ispra – vogliono rappresentare sempre di più un elemento fondamentale a supporto delle decisioni politiche di contrasto al dissesto idrogeologico, comprese quelle previste dal Piano nazionale di ripresa e resilienza. Nel Pnrr sono previsti interventi specifici per la prevenzione del dissesto idrogeologico, che testimoniano l’importanza di questa tematica”. “Uno degli obiettivi primari – ha commentato Giuseppe Travia dell’ufficio prevenzione e mitigazione del rischio idrogeologico del Mite – è quello di arrivare a un costante aggiornamento degli scenari di rischio, aggregando i dati che provengono dalle autorità distrettuali e dai vari strumenti di pianificazione. Come Mite, per il dissesto idrogeologico la Commissione ci ha dato un obiettivo molto ambizioso, che consiste nel realizzare interventi di cui beneficino, in termini di riduzione dei rischi, almeno un milione e mezzo di abitanti”. Il target è impegnativo.

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