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Ortoterapia comunitaria: coltivare insieme per guarire da soli

Ortoterapia: un coltivatore tiene in mano alcuni vegetali
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La creazione di reti solidali e inclusive è uno degli elementi basilari per costruire una società sana e proattiva. Viviamo in un tempo fin troppo individualista e riscoprire il piacere di stare e fare assieme, per esempio attraverso l’ortoterapia comunitaria, in un rapporto positivo con la natura e la coltivazione, può aiutarci a raggiungere questo obiettivo.

Quella dell’ortoterapia è una pratica relativamente recente. Essa ha effetti benefici sulla salute e l’equilibrio psicofisico di chi vi si sottoponga, indipendentemente dal suo pollice verde e dall’abilità come coltivatore. Non a caso, se la si affianca a terapie mediche e la si pratica come pausa di relax quotidiano, la cura dell’orto regala preziosi momenti di ricarica energetica. Ciò la rende particolarmente indicata per migliorare l’autostima e aumentare la serenità mentale.

In famiglia, a scuola, nei centri terapeutici o altrove, l’Horticultural Therapy è una disciplina capace di migliorare la qualità della vita. Un angolo verde diventa una piccola oasi di benessere e serenità per chi cerca l’armonia, con sé stesso e con gli altri. Se poi si pratica l’ortoterapia assieme ad altre persone, essa acquisisce una forza ancor maggiore, legando ai benefici dell’attività in sé quelli legati alla collaborazione, alla socialità e alla condivisione di impegno e fatica.

Cos’è l’ortoterapia e perché è una pratica benefica

Le attività all’aria aperta e a contatto con la natura hanno effetti positivi sul benessere psicofisico. L’ortoterapia è nata a partire da questo principio e si è costituita come pratica incentrata sulla salute mentale, e in seconda battuta fisica, di bambini, giovani, adulti e anziani. Negli Stati Uniti, dove la disciplina è nata prima, sono stati aperti corsi di livello universitario e svariate facoltà di Medicina hanno inserito la horticultural therapy nei loro programmi didattici. La maggior parte degli ospedali dipendenti da college statunitensi la propone abitualmente ai propri pazienti.

Nel nostro Paese, l’ortoterapia è ancora un’introduzione recente. Ciononostante, riscuote buon successo, spinta dalle evidenze scientifiche che attestano un deciso miglioramento nello stato di salute dei soggetti che accettino di lasciarsi trattare. Nella catalogazione medica, è stata formalmente inserita tra le terapie occupazionali. Esse accompagnano il paziente verso la riabilitazione fisica, psichica e cognitiva, grazie all’aiuto e al consiglio di un esperto, addetto a seguire l’intero percorso terapeutico. Curare orto e piante è un’attività benefica anche per chi non sia in terapia. Consente infatti di allontanarsi dallo stress e rallentare i ritmi frenetici della modernità.

L’ortoterapia è un valido metodo per allontanarsi dallo stress e rallentare i ritmi di vita troppo frenetici

Progettare un orto terapeutico di comunità

Quando si vive l’orto si beneficia di un vigoroso scambio di energie: da una parte si dona tempo e amore alle piante, dall’altra si ottengono serenità, stima e benefici, tanto per l’umore quanto per il fisico. Non occorre spiegare quanto avvenga. Chiunque abbia un giardino, un piccolo orto, o semplicemente un balcone per coltivare ortaggi, piante aromatiche e fiorite, conosce bene la sensazione di benessere che pervade corpo e spirito, quando si cura questo spazio verde.

Gli orti di comunità sono un progetto a forte valenza educativa e pedagogica. Chi coltiva uno spazio, urbano o rurale, condividendo il suo tempo con altri in comunità, matura come individuo e lo fa nel rispetto dell’ambiente. Le sue azioni si basano su principi agronomici che mirano a promuovere la tutela delle risorse e preservare la biodiversità.

Essere parte di questa rete permette di beneficiare di momenti formativi, attività conviviali, supporto, aggiornamenti ed eventi. Numerosi comuni stanno inserendo, sul loro territorio, esperienze di questo genere. Realizzare un luogo atto a portare avanti attività come l’ortoterapia non comporta particolari sforzi. Occorre però che la comunità coinvolta e chiamata in causa si prenda le sue responsabilità. Lo spazio verde sopravviverà se sarà custodito e protetto. Le colture andranno accudite e i semi piantumati e irrigati con frequenza. Poter contare su una rete di collaboratori riuniti in comunità permette di seguire il calendario della semina e dare vita a un orto rigoglioso.

Attività pratiche per favorire benessere e autonomia

L’ortoterapia salvaguarda salute e benessere, oltre a stimolare e favorire l’autonomia. Questa pratica contrasta la fisiologica incidenza, sempre maggiore, di patologie, la perdita dell’indipendenza, la riduzione delle relazioni sociali e la tendenza all’isolamento. Si tratta di fenomeni che sorgono di pari passo con l’avanzamento dell’età. Coltivare un orto significa coltivare una passione, tenersi attivi e impegnati, oltre che in compagnia, se lo si fa in comunità. Fa sentire vivi, abili e utili. L’ortoterapia è in grado di:

  • favorire e stimolare le interazioni sociali, a partire dalla collaborazione con gli altri;
  • ridurre la sedentarietà e stimolare la proattività;
  • migliorare la forma fisica e, dunque, il benessere;
  • agire in positivo sul tono dell’umore;
  • alleviare l’ansia e risollevare uno stato d’animo cupo;
  • combattere la depressione;
  • migliorare la qualità della vita di chi vi si dedichi con buona costanza.

Si pone inoltre come utile supporto terapeutico in presenza di condizioni cliniche di particolare fragilità e complessità, come per esempio la demenza. La si può infatti impiegare, con successo, a integrazione di altri trattamenti. 

Esperienze italiane di ortoterapia e modelli replicabili

Tra le esperienze concrete di ortoterapia messe in campo nel nostro Paese ricordiamo quella dell’Orto Cucito di Milano.

Si tratta di un’esperienza culturale di inclusione, ecologia e giustizia. A idearlo sono state due cooperative sociali: Officina dell’Abitare e Opera in Fiore. La base operativa del progetto è nel giardino comunitario Milano Green Way, in via Italo Svevo 3. L’idea che sta alla base è quella di sensibilizzare la cittadinanza su tematiche importanti, che mettano al centro l’uomo e il pianeta. Per raggiungere l’obiettivo, si è scelto di coinvolgere le persone e il territorio, con laboratori didattici, eventi, masterclass e talk. Sia in presenza sia online.  

Orto Cucito è curato, tutti i giorni, da persone svantaggiate, disabili, detenuti in permesso e migranti. A coadiuvarli pensa il personale qualificato delle due cooperative sociali. Orto Cucito è nato nel 2021 e ha preso forma grazie all’architetta Caterina Fumagalli, che ha curato l’allestimento degli spazi interni ed esterni. Attraverso il lavoro, in via Svevo si stanno creando nuovi percorsi di inclusione sociale nel segno della sostenibilità ambientale.

Ortoterapia: ortaggi raccolti in un orto comunitario
L’ortoterapia salvaguarda la salute e il benessere, dal momento che mantiene la mente sveglia e stimolata così come il corpo attivo e impegnato

RSA, scuole, carceri e centri di salute mentale

Gli anziani e coloro i quali convivono con disabilità fisica, oppure mentale, traggono enorme beneficio quando si tengono impegnati. Dedicarsi ad attività che li coinvolgono e mantengono attivi significa evitare di rilassare il tono muscolare e impedire che la mente si assopisca. L’ortoterapia è ideale. Consente infatti di praticare, con metodo e ordine, del sano movimento. La cura dell’orto rappresenta un’occupazione stimolante. Anziani e pazienti, così come internati e studenti, che sono limitati nella loro operatività a causa della pena che stanno scontando (i primi) o degli impegni formativi (i secondi), possono dedicarsi a un’attività utile e realizzante, da condividere assieme ai loro pari.

Progetti sostenuti da enti locali e associazioni

Abbiamo già dedicato alcune righe a Orto Cucito, ma vi sono altre esperienze della stessa natura, nel nostro Paese, che meritano di essere menzionate in queste righe.

Gli Orti Dipinti di Firenze, inaugurati nel 2013, hanno trasformato una vecchia pista di atletica abbandonata. Dal recupero di spazi abbandonati sono nati luoghi per la socialità. Le piante orticole sono state inserite dentro casse di legno, di quelle impiegate per il trasporto merci. Altre specie provengono da un community garden austriaco e sono nutrite attraverso ampolle di terracotta interrate. Queste, riempite d’acqua, inumidiscono il terreno evitando dispersioni. L’orto è aperto a tutti: si può visitare, prendersi cura delle piante o impegnarsi in prima persona, iscrivendosi all’Associazione Orti DiPinti. Lo spazio è in Borgo Pinti, 76.

L’Orto della Salute di Napoli, a Ponticelli, è collocato all’interno di un’area più vasta, occupante centocinquanta ettari di territorio. Questi sono divisi tra lotti molto frazionati, svariati dei quali non coltivabili. I più fertili e produttivi sono dimora di fiori, rose e ortaggi. In mezzo si trova il Parco De Filippo, che si stende per nove ettari. Fino a qualche anno fa era in mano alla malavita e sede di traffici illeciti. L’orto sociale, sorto al suo interno, è divenuto oggi un laboratorio su larga scala. L’ASL locale ha comprato vanghe, pale e rastrelli. Il comune ha consegnato chiavi e lucchetto e il gruppo di utenti del centro diurno Lilliput, l’associazione che gestisce l’Orto, ha iniziato la bonifica.

Al termine di questa prima fase si è iniziata l’attività di cura e coltura. La risposta è stata forte. Oggi, un ettaro e mezzo è già coltivato grazie all’impegno di cittadini, associazioni, parrocchie, scuole materne, primarie e superiori. Per il futuro, si prevede un’espansione dell’area adibita a orto. 


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Mattia Mezzetti

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