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A Parma si formano i professionisti della rigenerazione urbana

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La rigenerazione urbana è un tema sempre più al centro del dibattito pubblico e in Italia diverse Regioni si sono dotate di strumenti per gestire in questo senso le trasformazioni delle città. Ma a livello nazionale siamo ancora indietro. A colloquio con Michele Zazzi, presidente del master in Rigenerazione Urbana dell’Università di Parma.

Non solo fondi. I progetti di rigenerazione urbana hanno bisogno di competenze professionali e variegate per poter incidere davvero sui territori e innescare dinamiche di sviluppo sostenibile. Temi che sono al centro del master di secondo livello in Rigenerazione urbana organizzato dall’Università di Parma, e di cui abbiamo parlato con il presidente Michele Zazzi, che da lungo tempo approfondisce l’evoluzione dell’urbanistica a livello nazionale e internazionale.

Professor Zazzi, come è nata l’idea del master in Rigenerazione urbana?

“Il master è nato dieci anni fa per rispondere all’esigenza di un profondo rinnovamento delle modalità di intervento nella città contemporanea. Questa esigenza era e continua a essere motivata da alcuni fenomeni rilevanti. Ne cito quattro su tutti: i ritmi ancora elevati della crescita urbana e la scarsa dotazione in servizi, dotazioni infrastrutturali e prestazioni ambientali; la progressiva riduzione dell’autorevolezza e dell’entità dell’intervento pubblico, e dei processi decisionali a esso collegati; la scarsa efficacia degli strumenti di pianificazione urbanistica, soprattutto per le mutate esigenze dei processi di trasformazione urbana; infine la necessità di un generale aggiornamento delle competenze disponibili nel mondo professionale e amministrativo, alla luce dello sviluppo di nuove tecniche di gestione dei dati urbani e territoriali e delle innovazioni legislative e strumentali”.

Quali sbocchi professionali ha dato il master in Rigenerazione urbana ad oggi?

“Con questo percorso di studio favoriamo un approccio interdisciplinare, che punta a integrare il bagaglio culturale dei laureati nelle discipline tecniche nonché l’aggiornamento degli operatori del settore. I partecipanti delle passate edizioni del corso avevano differenti percorsi professionali, provenienti sia dal mondo della libera professione che dalla pubblica amministrazione. In alcuni casi il master ha consentito una ricollocazione professionale, favorita dalla rete di collaborazioni costruita nel tempo per promuovere gli stage presso enti esterni, in altri è diventata occasione per perfezionare l’operato nella sede lavorativa di appartenenza”.

In Italia il tema della rigenerazione urbana è entrato nel dibattito pubblico. A che punto siamo dal punto di vista normativo?

“Il quadro normativo italiano attinente al governo del territorio è molto complesso e caratterizzato da un faticoso rapporto tra legislazione nazionale e legislazione regionale. Pensiamo ad esempio alla lunga riflessione disciplinare che ha accompagnato l’affermarsi del concetto di rigenerazione urbana a partire dalle esperienze dei piani di recupero e dei programmi di riqualificazione. Un ambito che lo scorso anno ha conosciuto nuovi sviluppi con la presentazione del disegno di legge “Misure per la rigenerazione urbana”, sintesi di numerose proposte succedutesi nel tempo”.

Qual è la sua opinione in merito al disegno di legge sulla Rigenerazione urbana?

“Il parziale ottimismo che sembrava accompagnare questa esperienza si è rapidamente consumato con la chiusura anticipata della legislatura precedente; ora il timore è dover iniziare da capo un ennesimo processo di elaborazione legislativa. Mentre a livello regionale sono diverse le amministrazioni che hanno promosso dispositivi legislativi in materia di rigenerazione urbana: alcuni di questi provano a cambiare i riferimenti ordinari delle politiche e dei piani finalizzati a gestire le trasformazioni delle città. È anche per questo motivo che occorre un aggiornamento del sapere tecnico, al fine di definire correttamente i principi guida su cui impostare i processi di rigenerazione urbana senza perdere la necessaria coerenza tra politiche, quadri di riferimento e azioni”.

Le risorse del PNRR possono aiutare i processi di rigenerazione urbana?

“Il PNRR rappresenta un’occasione straordinaria di finanziamento dei processi di rigenerazione urbana, da non perdere, per aprire una nuova stagione di programmazione e pianificazione a livello nazionale. Occorrerà un profondo ripensamento non solo delle politiche applicate alla città, ma anche dei contenuti tecnici degli strumenti di pianificazione e di attuazione degli interventi”.

Come superare le criticità che caratterizzano le politiche di gestione delle città sotto il profilo della rigenerazione urbana?

“I caratteri delle città italiane sono molteplici, sia in relazione alle dimensioni, che per le geografie dello spazio e della società. Le condizioni e gli esiti prodotti dai mutamenti e dalle permanenze dei contesti sociali, economici e ambientali evidenziano profonde differenze dei sistemi insediativi contemporanei, compresi tra conurbazioni metropolitane, città medie e nuclei minori, spesso situati in territori marginali. La rigenerazione urbana ha bisogno di una significativa e continua iniezione di risorse pubbliche, di una rinnovata stagione di programmazione per bandi competitivi, di disponibilità di competenze e di progetti completi e presentabili. Solo così si potranno aprire prospettive potenzialmente innovative e virtuose per la semplificazione delle procedure, la definizione dei tempi di esecuzione e delle azioni incentivanti, le condizioni di fattibilità degli interventi”.

Probabilmente è ancora presto per tracciare dei bilanci, ma a suo avviso il PNRR va in questa direzione?

“In base a quello che si è visto nelle prime prove di attuazione della progettazione collegata al PNRR, non sempre sembra esservi piena consapevolezza dell’esigenza di “calare” in un preciso spazio geografico, politico e sociale le scelte effettuate. Il punto cruciale per capire se il PNRR potrà diventare davvero un momento di piena affermazione della rigenerazione urbana consisterà nella capacità, da parte dei soggetti locali, di accompagnarne gli esiti mediante un continuo rafforzamento dell’azione pubblica e della sua capacità di anticipare i problemi, mobilitare fattori e risorse, avvalersi di basi negoziali garantite, curare la congruenza tra politiche urbane e progetti di intervento”.

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