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Pesticidi nelle acque: le misure di tutela sono da migliorare

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Secondo Ispra nel 55% dei punti di monitoraggio delle acque superficiali e nel 23% di quelli delle acque sotterranee è stata registrata la presenza di pesticidi. E mediamente nel Nord del Paese la situazione peggiora, o almeno così sembra. Perché i monitoraggi sono di più e più capillari.

Registrare lo stato di contaminazione delle acque superficiali e sotterranee imputabile all’uso dei pesticidi, sia in termini di diffusione territoriale che di evoluzione temporale. È questo l’obiettivo del “Rapporto nazionale pesticidi nelle acque (N. 371/2022)” di Ispra, che indirettamente consente di verificare l’efficacia delle misure di tutela dell’ambiente acquatico previste nella fase di autorizzazione e utilizzo di tali sostanze. Il rapporto presenta i risultati delle indagini svolte nel biennio 2019-2020, in termini di frequenza di ritrovamento dei pesticidi, livelli di concentrazioni, diffusione territoriale della contaminazione e analisi delle tendenze temporali. Le informazioni provengono dal monitoraggio svolto dalle Regioni e dalle Agenzie regionali per la protezione dell’ambiente, coordinate dal Sistema per la Protezione Ambientale (SNPA).

Cosa sono i pesticidi e perché si utilizzano

Da un punto di vista normativo i pesticidi comprendono i prodotti fitosanitari (Reg. CE 1107/2009) utilizzati per la protezione delle piante e la conservazione dei prodotti vegetali, e i biocidi (Reg. UE 528/2012), impiegati ad esempio come disinfettanti, preservanti, pesticidi per uso non agricolo. Spesso i due tipi di prodotti utilizzano gli stessi principi attivi. In Italia, in agricoltura si utilizzano circa 122mila tonnellate all’anno di prodotti fitosanitari (Istat 2020), che contengono circa 400 sostanze diverse. Per i biocidi non si hanno analoghe informazioni su quantitativi e modalità di utilizzo, né sulla distribuzione geografica. Le concentrazioni misurate sono confrontate con i limiti stabiliti a livello europeo e nazionale: gli Standard di qualità ambientale per le acque superficiali (Dir. 2008/105/CE, D.Lgs. 152/2006) e le Norme di qualità ambientale per la protezione delle acque sotterranee (Dir. 2006/118/CE).

Pesticidi nel 55% delle acque superficiali analizzate e nel 23% di quelle sotterranee

Nel biennio 2019-2020 le Agenzie regionali per la protezione dell’ambiente hanno analizzato oltre 31mila campioni, per un totale di quasi 2 milioni e mezzo di misure analitiche per verificare la presenza di 406 sostanze. I monitoraggi sono sempre più efficaci, anche se si registra una disomogeneità fra regioni del nord e del centro-sud, dove le indagini sono generalmente meno rappresentative, sia in termini di rete che di sostanze controllate. Le indagini svolte nel solo anno 2020 hanno riguardato 4.388 punti di campionamento e 13.644 campioni. Nelle acque superficiali sono stati trovati pesticidi nel 55% dei 1.837 punti di monitoraggio e nel 23% dei 2.551 campioni delle acque sotterranee. In particolare, sono state trovate 183 sostanze diverse, rappresentate per la maggior parte da erbicidi. Le concentrazioni misurate sono in genere frazioni di μg/L (parti per miliardo), ma gli effetti nocivi delle sostanze si possono manifestare anche a concentrazioni molto basse. Il risultato complessivo indica un’ampia diffusione della presenza di pesticidi. Tutt’altro che una bella notizia.

La contaminazione da pesticidi si concentra nel nord Italia

A livello territoriale, è nel nord Italia che si riscontra la presenza maggiore di pesticidi, presenti nel 67% dei punti di prelievo delle acque superficiali e nel 34% di quelli delle acque sotterranee, dato da ascrivere anche alla maggiore rappresentatività del monitoraggio. Nel dettaglio, nelle acque superficiali ben 561 punti di monitoraggio (30,5% del totale) hanno concentrazioni superiori ai limiti ambientali. Le sostanze che più spesso hanno determinato il superamento sono: gli erbicidi glifosate e il suo metabolita AMPA, metolaclor e il metabolita metolaclor-esa, imazamox, esaclorobenzene e nicosulfuron, tra i fungicidi azossistrobina, dimetomorf, carbendazim e metalaxil. Nelle acque sotterranee, 139 punti (il 5,4% del totale) hanno concentrazioni superiori ai limiti. Le sostanze più rinvenute sopra il limite sono: i metaboliti metolaclor-esa e atrazina desetil desisopropil, gli erbicidi bentazone, glifosate e AMPA e imazamox, l’insetticida imidacloprid e il fungicida metalaxil. Secondo Ispra la frequenza di ritrovamento di pesticidi nei campioni aumenta nel periodo 2011-2020, in modo correlato all’estensione della rete e al numero delle sostanze cercate. In generale, il trend delle sostanze evidenzia incrementi correlati all’affinamento del monitoraggio. Detta in altro modo: a indagini sempre più accurate si riscontrano dati più allarmanti. Nelle acque superficiali, nel 2020, la frequenza di ritrovamenti supera il 57% e il superamento degli Standard di qualità ambientale raggiunge il 30,5%. Le sostanze che maggiormente contribuiscono a determinare i superamenti sono il glifosato e il metabolita AMPA. L’indicatore è pressoché stabile nelle acque sotterranee, dove le dinamiche sono molto più lente, con superamenti intorno al 5% soprattutto per la presenza di metaboliti metolaclor-esa, atrazina desetil desisopropil ed erbicida bentazone.

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