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A Prato nasce la prima giungla urbana al mondo

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Il progetto di Prato Urban Jungle punta a rinaturalizzare alcuni quartieri della città, moltiplicando la capacità naturale delle piante di abbattere le sostanze inquinanti.

La colonizzazione vegetale di facciate e balconi, di spazi pubblici e privati, sociali e commerciali. La rinaturalizzazione portata avanti con il progetto Prato Urban Jungle, voluto dal Comune di Prato e cofinanziato dal Fondo europeo per lo sviluppo regionale (FESR) nell’ambito dell’iniziativa Urban Innovative Action¸ innesta il verde sul maggior numero possibile di spazi ed edifici presenti in città. Se possibile, vicino ai luoghi in cui sono evidenti problemi come isole di calore o zone inquinate e dove latitano gli spazi socialmente utili. “Non si tratta solo di far diventare verdi gli esterni e gli interni degli edifici, ma realizzare corridoi di biodiversità – racconta l’architetto Stefano Boeri, uno dei protagonisti del progetto – Il tema è la connessione, connettere le aree verdi già esistenti moltiplica le loro capacità”. Su questo fronte, le sfide sono, da una parte, quella di costruire nuovi edifici secondo criteri di sostenibilità ed efficienza, dall’altra quella di creare un modello di intervento sul già edificato. Superando la filosofia con cui sono state progettati quartieri senza alcuna area verde e dove anche le piante di arredo erano di plastica.

Giungla urbana: cos’è e la nuova accezione

Giungla urbana è un termine usato per descrivere una città densamente popolata, caratterizzata da una crescita incontrollata di costruzioni e da scarsa pianificazione urbanistica. In una giungla urbana gli spazi verdi e pubblici sono limitati, il traffico e i livelli di inquinamento sono elevati, e la qualità della vita per i residenti è spesso compromessa a causa della sovraffollamento e della mancanza di servizi e infrastrutture adeguate. Il termine “giungla urbana” è spesso usato con un’accezione negativa, per descrivere l’effetto disordinato e caotico della crescita urbana non controllata. Tuttavia, ultimamente, viene utilizzato con accezione positiva, a indicare progetti di piantumazione che possono contribuire a migliorare la qualità della vita per i residenti, promuovere la salute e il benessere, supportare gli sforzi per creare città sostenibili e resilienti. È risaputo infatti che le piante possono migliorare la qualità dell’aria, ridurre l’inquinamento acustico, fornire una fonte di ombra e freschezza, migliorare la qualità visiva del paesaggio urbano. Inoltre, i giardini e le aree verdi urbane possono essere utilizzati come spazi ricreativi per la comunità e possono migliorare la salute e il benessere dei residenti. Il progetto di Prato Urban Jungle ne è un esempio.

I progetti pilota di Prato Urban Jungle

L’azione di Prato Urban Jungle è partita con due progetti pilota. Il primo sull’edificio ESTRA, una costruzione con superfici completamente di vetro. Il palazzo si affaccia su una delle maggiori arterie stradali della città: ben 50 mila veicoli l’attraversano ogni giorno. Il piano progettuale prevede nuove facciate e spazi verdi nei dintorni, grazie alla piantumazione di 106 alberi e 2.500 arbusti intorno all’edificio. Le piante assorbono CO2, depurano l’aria dagli inquinanti, mitigano gli effetti delle isole di calore. Il progetto prevede anche la produzione di energia da pannelli fotovoltaici. Il secondo intervento riguarda tre edifici nel quartiere San Giusto: 102 appartamenti abitati da circa 500 persone. In questo caso il progetto non prevede solo la piantumazione di alberi e piante. Ma punta anche a diffondere una cultura del verde tra i cittadini attraverso la realizzazione di una serra ad alto rendimento, dove residenti e operatori di Prato Urban Jungle collaboreranno nella coltivazione, con l’obiettivo di creare uno spazio di socialità, di offrire ai residenti un contributo per l’autosostentamento e trasferire competenze e tecniche di coltivazione. Completano la giungla urbana di Prato un intervento su Macrolotto Zero, un quartiere storico a vocazione industriale dove si vogliono colonizzare con le piante spazi sottoutilizzati, vicini al Macrolotto Creative District e al nuovo mercato metropolitano. Un’operazione di miglioramento del benessere microclimatico attraverso l’ombreggiamento e il raffreddamento evaporativo garantiti dalle piante. I partner del progetto sono PNAT, Stefano Boeri Architetti, CNR IBE, ESTRA, Legambiente Toscana, GreenApes, Treedom.

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Redazione

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