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Resilience hub: così le città USA si attrezzano per affrontare la crisi climatica

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Diverse città degli Stati Uniti stanno dando vita ai Resilience hub, strutturati per gestire le emergenze collegate alla crisi climatica riducendo danni e disagi per la popolazione, soprattutto i soggetti più deboli. E migliorare la vita di tutti durante il resto dell’anno.

Resilience hub per gestire le fasi emergenziali durante i fenomeni meteorologici estremi, e fare in modo che anche i soggetti più indifesi non vengano lasciati indietro. Così si stanno muovendo alcune, sempre più numerose, città degli Stati Uniti. A dare il la a queste iniziative fatte di hardware (strutture e infrastrutture) ma anche di software (competenze e servizi) sono stati proprio alcuni eventi estremi. Negli ultimi anni, infatti, come ricordano Bryn Grunwald, Mia Reback e Ryan Warsing in un articolo dedicato agli hub sul sito del Rocky Mountain Institute, gli americani hanno affrontato in alcuni mesi un freddo estremo devastante, in altri ondate di calore record, uragani sempre più intensi; solo dal giugno di quest’anno, scrivono, “abbiamo avuto disastri da 9 miliardi di dollari”. Proprio per convivere con l’estremizzazione del clima legata al global warming e gestirne le conseguenze riducendo danni e disagi, dozzine di città negli Stati Uniti stanno implementando quelli che sono stati battezzati Resilience hub. Centri di Resilienza sono già stati avviati ad Ann Arbor (Michigan), Austin (Texas), Baltimora (Maryland), Fort Collins (Colorado), Fulton County (Georgia), Los Angeles (California), Millvale (Pennsylvania), Tallahassee (Florida). In corso di attivazione, tra gli altri, quelli di Houston (Texsas), Mauia (Hawaii), Minneapolis (Minnesota), News Orleans (Louisiana), Santa Barbara (California), Seattle (Washington).

Cosa sono i Resilience hub

Come spiega un sito dedicato agli hub realizzato dallo Urban Sustainability Directors Network (rete di professionisti del governo locale dedicata alla creazione di un ambiente più sano e ad uno sviluppo economico improntato a maggiore equità sociale), i centri di resilienza sono “strutture al servizio della comunità per supportare i residenti, coordinare la comunicazione, distribuire risorse e ridurre l’inquinamento da carbonio, migliorando al contempo la qualità della vita”. Obiettivo degli hub è lavorare alla resilienza della comunità, alla gestione delle emergenze, alla mitigazione dei cambiamenti climatici e all’equità sociale, offrendo al contempo opportunità alle comunità di diventare “più autodeterminate, socialmente connesse e di successo prima, durante e dopo le interruzioni legate agli eventi estremi”. La prospettiva è migliorare il quotidiano partendo dalla gestione delle emergenze. Leggiamo infatti sul sito: “Il termine resilienza è spesso usato in modo intercambiabile con preparazione e risposta alle emergenze, ma questi aspetti affrontano solo una parte di questo importante concetto. Pertanto, i Resilience hub servono le comunità in tre condizioni operative: tutti i giorni (>99% delle volte), interruzione e ripristino”. Secondo chi li ha immaginati, i centri di resilienza servono anche a “trasferire il potere ai quartieri e ai residenti”, rendendo le comunità protagoniste attive della crisi climatica, invece che spettatrici passive. Una scelta importante visto che proprio le città saranno in prima linea, sia per la riduzione delle emissioni, sia nel fronteggiare ondate di calore, alluvioni e black-out energetici.

Come agiscono i Resilience hub

I centri di resilienza sono costruiti attorno a cinque aree fondamentali, alle quali si approcciano con atteggiamento olistico:

  • servizi e programmi: per offrire ai cittadini servizi che contribuiscano a costruire relazioni, promuovano la preparazione della comunità agli eventi estremi e migliorino la salute e il benessere dei residenti;
  • comunicazioni: la capacità di comunicare all’interno e all’esterno dell’area degli hub deve essere garantita tutto l’anno, in particolare durante le interruzioni legate ai fenomeni estremi e durante il ripristino;
  • edilizia e paesaggio: la resilienza della struttura che ospita gli hub deve essere tale da soddisfare gli obiettivi operativi in tutte le condizioni;
  • energia: durante i momenti di pericolo deve essere garantita un’alimentazione di backup affidabile, migliorando al contempo l’efficacia in termini di costi e sostenibilità delle operazioni in tutte e tre le citate condizioni operative;
  • operatività: personale e processi devono essere in grado di far funzionare la struttura in tutte e tre le condizioni operative.

Per accompagnare passo passo le comunità nella creazione di centri di resilienza efficaci, Urban Sustainability Directors Network ha pubblicato la Guide to Developing Resilience Hub un documento in continua evoluzione, che verrà aggiornato ogni pochi mesi con nuove informazioni.

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